[44] La catastrofe è iniziata

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Sono sdraiata nel mio lettino in veranda. Vicino a me, mie cognate e Lory, e guardiamo i ragazzi giocare a pallone nel prato con i gemelli.

Sembra tutto così tranquillo e perfetto mentre dentro di me vorrei scappare lontano da tutti. Mi concentro su Can, indossa pantaloni grigi, sportivi, che gli ricadono morbidi sulle gambe. La maglietta è nera, con scollo a v che gli aderisce perfettamente alla pelle. La barba è più lunga del solito, probabilmente non la fa da un paio di giorni, i capelli appositamente spettinati completano l'aria da ragazzo trasandato ma sexy. Gioca con i miei fratelli e miei nipoti, fanno la gara a chi fa più palleggi. Chissà se sarà tutto così anche dopo che...

Sento del vociare in casa. Mi sento il cuore in gola e prendo un gran respiro. "Sono in ballo e allora balliamo."

Saluto i genitori di Emmet che vengono verso di me preoccupati.

«Oh Evelyn, abbiamo saputo. Ci dispiace così tanto,»
Nora Allen si china su di me per salutarmi. Il suo profumo è pungente e mi dà la nausea. I suoi occhi sono azzurri, non chiari come quelli del figlio. Ha l'aspetto della tipica donna americana, capelli biondi perfetti, vestito sempre adatto e sorriso amorevole, ma che dietro nasconde falsità. Dimostra meno di cinquant'anni, può essere scambiata facilmente per la sorella di Emmet anzi che per la madre. Le poche volte che l'ho vista, ho avuto l'impressione che mi guardasse come se fossi inadatta per i suoi standard. Non che la cosa mi colpisse veramente, come quando mi disse che mi sarei dovuta vestire più femminile per compiacere il figlio, ho preferito mordermi la lingua per non mandarla al diavolo.

Il padre è più distaccato, mi stringe la mano con una presa da uomo d'affari. Capelli grigi, occhi azzurri, indossa un completo casual in lino beige con camicia bianca. È più riservato rispetto alla moglie e non lascia trapelare nessuna emozione. Emmet gli assomiglia un po' sotto questo aspetto.

Si avvicinano tutti per le presentazioni. Muoio dentro quando mio padre stringe la mano a Bred Allen.

«È un vero piacere, chiamami pure Charlie.»

Ci vuole un po' per finire gli intrecci delle presentazioni.

«Kendall, hai una famiglia bellissima. Per non parlare della casa.» Nora si gira verso me, «voi avete già pensato dove andare a vivere?»

M'irrigidisco guardando altrove. Incrocio gli occhi di mia madre che mi studiano attentamente, spero che non le venga in mente di parlare del mio progetto. Scuoto leggermente la testa sperando mi capisca.

«C'è ancora tempo per quello. Ma dimmi, com'è andato il viaggio?» mia madre cambia discorso facendomi tirare un sospiro di sollievo.

«Non ricordarmelo! Pensa che è la terza volta che prendo l'aereo in vita mia. Mi sono dovuta prendere dei calmanti o sarebbe stato un vero inferno...» mi prende la mano, «ma per voi questo e altro... pensavo che potessimo approfittare della mia visita per guardare qualche abito da sposa insieme» dice entusiasta, «Avendo avuto solo due maschi, ho sempre pensato che sarebbe stato eccitante andare in giro per atelier...»

«Non saprei... nel suo stato di salute ora mi sembra inopportuno.»

«Oh, hai ragione Kendall. Che stupida, ma avremo tempo per farlo, magari fra qualche giorno ti sentirai meglio.»

«In che senso?» chiedo non capendo bene.

«Resteremo dieci giorni. Non te l'ha detto Emmet?!»

Scuoto la testa impietrita

«Sì, insomma, visto che pendo l'areo ogni dieci anni non volevo sprecare l'occasione, così potremo conoscerci meglio.»

Sento il sangue ribollire nelle vene. "Dieci giorni! Lo ammazzo!"

Io ho voluto te, Tu hai voluto meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora