[20] Non posso farne a meno

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Evelyn

Mi sveglio alle prime luci dell'alba. È stata una notte agitata e quel poco che ho dormito ho sognato Can, in diversi modi e posizioni.
Ieri siamo andati a cena fuori Waco in un ristorante in riva al lago, è stato piacevole stare in sua compagnia. Abbiamo parlato tanto, di tutto, come due amici non come due amanti, anche se ogni sguardo, ogni sorriso che mi rivolgeva, facevano intendere più di mille parole. Quando siamo rientrati a casa mi ha voluto accompagnare a piedi fino alla porta di casa. C'è voluto un pò per salutarci. I suoi baci, le sue carezze, i suoi gemiti erano una tortura. Chiudo gli occhi, ricordando quel momento. Il mio cuore inizia ad agitarsi come anche il mio respiro. La mia mano scivola su di me, immaginando sia la sua bocca che esplora ogni centimetro della mia pelle. Mi accarezza il seno, scivola sulla pancia, e, senza vergogna, si infila dentro le mutandine. Gemo, e per un momento, lascio ogni dubbio e insicurezza fuori dalla porta.

Incontro Darrell dopo colazione per firmare delle fatture e raggiungo mio padre per parlare con un cliente.

«Lei cosa? Si rende conto di quello che ci sta chiedendo?» Cerco di controllare la rabbia che minaccia di esplodere.

Moore si gratta il mento «È un rodeo importante! Non voglio perdere per nessun motivo. Un piccolo aiutino potrebbe servire.»

Guardo verso mio padre e capisco che anche lui cerca di controllare la rabbia.
Prende un gran respiro prima di parlare. «Mr Moore... Gli assicuro che il suo cavallo è stato allenato al meglio... non c'è nessun motivo di ricorre a sostanze illegali.»

«Sì, ovvio che è allenato, ma non voglio rischiare.»

«Noi non lavoriamo in questo modo!» sbotto, «Anzi, siamo i primi a denunciare questi casi.»

L'uomo piega le labbra in un sorriso miserabile «Posso ricompensarvi bene, più di quanto pensiate. Così ci risparmiamo le battute di denuncia e tutto il resto.» allarga le sopracciglia altezzoso. «Oppure, mi troverò costretto ad affidarmi a un altro ranch...»

Sto per rispondere, ma mio padre mi precede.
«Prenda i suoi quattro stalloni e vada via entro stasera dalla mia proprietà.»

Dal viso di Moore sparisce tutto il divertimento e serra la mandibola offeso, «Non può parlarmi così. Conosco diverse persone che si affidano al suo ranch, mi basteranno poche chiamate e si ritroverebbe in fallimento in poco tempo.»

Mio padre si alza senza mai staccare gli occhi da lui. «Evy, chiama la polizia e avvisa che Mr. Moore sta per essere preso a calci nel culo se non lascia immediatamente la mia proprietà.»

«È così che la pensi Cooper? Te ne pentirai. Te ne pentirai malamente.»
Sbatte la porta, uscendo dall'ufficio.

Papà si siede nuovamente «Avvisa i ranch che conosciamo. Sicuramente cercherà un altra sistemazione per i suoi cavalli. Con Simon, decideremo su come procedere. Non lo farò nemmeno entrare in quel rodeo.»

Capisco la collera di mio padre. Purtroppo, non è la prima volta che ci viene chiesta una cosa del genere. Eppure, anche se è una clausola scritta in grassetto nel contratto, alcuni pensano di poterla alludere pagando una cifra sostanziosa.

«Grazie per la chiamata Evelyn.»

«Grazie a te Karen, a presto.» e con questo finisco di chiamare l'ultimo ranch.

Rientro a casa dal giardino e lo spettacolo che ho di fronte non ha prezzo. Quasi dimenticavo la punizione per il casino che abbiamo fatto con la salsa di pomodoro. Sapevo che mia madre si sarebbe vendicata, ma non pensavo così. Spero che almeno con me sia più clemente, ma per ora godo nel vedere Alex mezzo nudo, cosparso di olio per accentuare e definire i muscoli. Tiene in mano una finta lancia che sembra in procinto di lanciare.

Io ho voluto te, Tu hai voluto meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora