[50] Mi fa piacere vederti

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   Mi sveglio stretta tra le braccia di Can, lo accarezzo con gli occhi. I capelli neri sono scompigliati da tutte le volte che mi sono aggrappata a loro. Osservo una cicatrice nell'attaccatura dei capelli, poi il taglio ancora gonfio sul sopracciglio, penso che anche lì gli rimarrà il segno. Scivolo sul suo naso sottile, sulla sua bocca sagomata che si muove attirando la mia attenzione, la socchiude un po' per respirare. Le sue labbra mi tentano, mi richiamano, mi invitano a sentire quanto sono morbide. Ripenso a poche ore fa, quando siamo crollati entrambi sfiniti. La temperatura del mio corpo aumenta al solo pensiero. Ma non voglio svegliarlo. Lo abbraccio, cadendo di nuovo nel sonno.

Vengo svegliata da un movimento sulle mie labbra. Guardo con occhi stretti il responsabile.

«Buongiorno, amore mio.» mi bacia teneramente.

«Buongiorno, amore.»

Mi stringo di più a lui nascondendomi dalla luce del sole che attraversa le tende. Can mi accarezza la pelle nuda della schiena, facendomi venire la pelle d'oca.

«Sveglia dormigliona, è ora di alzarsi.»

«Ancora cinque minuti.»

Mezz'ora dopo cerco di recuperare quello che rimane dei miei vestiti. Il tanga è praticamente da buttare, prendo in mano la camicetta constatando il danno, oltre ai bottoni si sono strappate anche alcune asole, da buttare pure lei. Il reggiseno e i jeans sono salvi, apro l'armadio in cerca di qualcosa da mettere. Per fortuna lascio sempre dei vestiti nella dependance. Opto per una canottiera nera. La indosso mentre guardo Can vestirsi a sua volta. Mi dispiace doverci separare, ma ora che non dobbiamo più nasconderci sarà più facile superare la giornata.

Mi affaccio nella cucina in cerca di mia madre, ma per fortuna non c'è ombra di nessuno nei paraggi. Prendo una ciambella ricoperta di cioccolato, divorandola dalla fame. Salgo di sopra. "Bene, anche qui via libera". Faccio una risata esultante mentre apro la porta di camera mia.

«Evelyn Cooper!»

Urlo, sentendo la voce di mia madre in fondo al corridoio. Si affaccia dalla sua stanza guardandomi con disapprovazione.

«Buongiorno, mamma!» dico nervosa.

«Hai idea di che ore siano?»

«È tardi?!»

«Direi di sì! Sono le 10:00 passate. Dove sei stata?»

«Emmhh... da Can?!» guardo la sua reazione che non sembra affatto sorpresa.

Sospira rassegnata, «Non ti coprirò più con tuo padre, ha chiesto di te e gli ho detto che dormivi ancora.»

«Grazie, mamma.» le mando un bacio.

«Che pensi di fare adesso? Hai preso le tue medicine?»

"Merda." «Emmhh. Si. Ora vado a fare una doccia, ci vediamo dopo. Va bene?»

Mi rifugio in camera mia.

Finisco di asciugarmi i capelli e mi vesto. Prendo il cellulare che ho dimenticato da ieri in borsa. Ha quasi la batteria a terra. Leggo il primo messaggio che mi è arrivato stamattina. È di Darrell che mi chiede se può mostrarmi i progetti, faccio in tempo a rispondere che il cellulare si spegne. Lo metto a caricare, e vado in cerca di mia madre per avvisarla, ma non la trovo da nessuna parte.

Prendo un'altra ciambella e vado verso il mio ufficio per incontrare Darrell. Mentre lo aspetto, controllo tutti i file aggiornati dei miei pazienti. Studio attentamente ogni cartella, annottando sulla mia agenda personale ogni somministrazione o terapia in corso.

Sono così immersa nel mio lavoro che quando sento bussare alla porta sobbalzo sulla sedia.

Darrell si affaccia dentro entusiasta. «Buongiorno, Evelyn.»

«Buongiorno Darrell, entra pure.» gli sorrido.

Faccio spazio sulla scrivania per i vari tubi e cartelle che ha in mano.

«Non vedo l'ora di mostrarti alcune cose... sai quei mobili che abbiamo mandato a restaurare?! Hanno finito il tavolo. Non sai quanto è venuto bene, poi ti manderò le foto.»

Mi mostra il disegno. Darrell ha capito pienamente la mia idea. Rido esaltata, è più bello di come avessi immaginato.

«Guarda questo spazio, qui andrà il tavolo restaurato.»

«Darrell che dire, è perfetto, non mi sembra vero, vederlo disegnato è tutta un'altra cosa. Sei fantastico.»

«Allora devi vedere questo...»

Mi mostra e spiega ogni dettaglio, mi sembra di sognare, vedo già la mia casa finita. Chissà cosa penserebbe Can se gli parlassi di questo progetto, potrebbe pensare che pensi a un futuro con lui, bè ovviamente ci ho pensato, ma non voglio spaventarlo e soprattutto non voglio illudermi troppo.

«Quando pensi che potranno iniziare i lavori?»

«Ho già fatto dei preventivi con alcune imprese, se il comune ci concede i permessi possiamo aprire il cantiere entro una o due settimane.»

«Sul serio?!» lo abbraccio entusiasta, fa lo stesso, coinvolto dalla mia euforia.

«Mi fa piacere vederti così...felice.» i suoi occhi scuri si abbassano sull'ultima parola.

La sua esitazione non mi sfugge. «Che c'è?!» ci penso un po' su. «Riguarda la storia di Emmet?»

Annuisce arrotolando un disegno.

«La cosa si è sparsa così velocemente?»

«Direi di sì... mooolto velocemente.»

Alzo le spalle, «non m'interessa.»

«È vero che è stato licenziato?»

«Sì.» l'aiuto a mettere via le sue cose.

Mi guarda ancora come se volesse aggiungere altro.

«Puoi chiedermi quello che vuoi. Cosa vuoi sapere...il motivo?!»

Darrell sta per parlare, ma il colpo alla porta che si spalanca lo interrompe, e l'uomo che entra furente, ci fa impallidire.

Io ho voluto te, Tu hai voluto meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora