[40] Perché non mi hai detto niente

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Evelyn

È quasi l'una di notte e nemmeno guardare la tv mi distrare dai miei pensieri. La notifica di un messaggio mi fa sussultare.

"Come è possibile? Era spento da questo pomeriggio."

Apro il cassetto del comodino dove avevo esiliato il cellulare. Mi accorgo di tremare ancora.
Sblocco lo schermo.
Tiro un sospiro di sollievo vedendo un messaggio di Can.

Can: "Piccola, mi fai preoccupare. Il tuo silenzio non mi fa dormire. Puoi dirmi di lasciarti in pace, ma dimmi solo se stai bene."

Mi strappa un sorriso.
Un solo suo messaggio e già sto meglio.

Io: "Amore mio, vorrei tanto averti qui."

Lo visualizza ma non risponde. Aspetto qualche minuto, ma con mia delusione non ricevo risposta. Spengo il cellulare, assicurandomi che questa volta lo sia.
Spengo anche la televisione immergendomi nel buio più totale della notte. Mi stendo di lato, ma la posizione non allevia il dolore al fianco destro.
Sembra che stasera l'antidolorifico non voglia proprio fare effetto.
Sento la porta aprirsi, rimango in ascolto pensando di averlo immaginato.

«Evy!» la voce di Can mi spaventa.

Mi alzo di scatto «Can! Can!» dico riprendendomi dalla sorpresa.

Nel buio vedo la sua ombra avvicinarsi a letto. Mi tiro su per poterlo abbracciare.

«Stai giù piccola, stai giù.»

Lo attiro a me, aggrappandomi alle sue spalle. Il suo profumo mi avvolge in un abbraccio confortevole.

«Sei venuto... sei venuto da me.» Dico con voce rauca.

«Sì, amore. Sono qui...»

Non riesco a trattenere le lacrime. Mi solleva delicatamente, posandomi sulle sue ginocchia, mi rannicchio quanto più posso tra le sue braccia.

«Mi hai fatto felice.» sussurro

«Anche tu, quando mi hai detto che mi volevi qui.»

Mi accorgo solo ora di averlo fatto preoccupare. Chissà quali pensieri si è fatto vedendo Emmet uscire dalla mia stanza.
Mi stringo forte a lui, tuffando la testa nel suo petto. Non so per quanto rimango ad ascoltare il battito del suo cuore, ma le sue pulsazioni e il ritmo del suo respiro riescono a calmarmi.
Il mio corpo teso, come se gli avessi fatto fare uno sforzo enorme per tutta la giornata, si distende. Sento ogni muscolo rilassarsi e assaporo la sensazione di leggerezza che mi avvolge. Le lacrime finiscono, il respiro torna regolare. Tutto questo grazie al mio Can.

«Grazie, sto meglio.»

«Quando vuoi amore.»

Si alza, e mi posa di nuovo nel letto. Con mio piacere si toglie le scarpe e mi raggiunge sul letto.
Allunga il braccio per farmi accoccolare su di lui.
Non parliamo, non mi fa domande. Mi godo il suo contatto mentre lui mi accarezza con leggerezza il braccio, ed è semplice abbandonarmi alle sue attenzioni che allontanano ogni pensiero.

Era proprio di questo che avevo bisogno, non pensare più a niente.

Mi sveglio cercando Can accanto a me. Non c'è, ma sento il suo profumo tra le lenzuola.
Mi sono addormentata profondamente tra le sue braccia in un sonno tranquillo. Sorrido, pensando a come sia uscito per non farsi beccare.

Mamma entra mentre sono in bagno. Stranamente non mi sgrida per non averle chiesto aiuto per lavarmi.

«Buongiorno, tesoro. Ti senti meglio oggi?»

Io ho voluto te, Tu hai voluto meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora