[52] Chi farà il primo passo?

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Can

La fisso attraverso la portafinestra della cucina. Evy è in giardino, seduta sulla panchina all'ombra della Magnolia, intenta a leggere un libro. Oggi tocca a lei fare da modella per la lezione di disegno. La sua immagine viene impressa sulle tele delle allieve, e nella mia mente. Lei sta lì, con indosso un vestitino bianco a fiori, le gambe sollevate per appoggiare il libro fanno ciondolare il tessuto della gonna ai lati, mettendo in mostra la sua pelle liscia e setosa. Percorro la lunghezza della gamba con i miei occhi fino alla punta dei piedi nudi. Contraggo le dita per il desiderio irrefrenabile di sfiorare la sua pelle. Sono passati due giorni dal nostro litigio, due lunghissimi giorni di agonia. Mi maledico per essere stato tanto brusco quella mattina, ma la paura che le fosse successo qualcosa non mi ha fatto ragionare. Se solo il mio orgoglio non fosse così forte andrei da lei, mi inginocchierei ai suoi piedi e la bacerei fino a farle dimenticare la nostra discussione. Ma il vero problema non è il mio orgoglio, ma la rabbia che provo ogni volta che lei evita il mio sguardo o esce dalla stanza dopo che sono entrato io. Possibile che sia così semplice per lei evitarmi? Se provassi ad avvicinarmi e lei mi respingesse? Potrei sopportare il dolore di un altro suo rifiuto? "No. Non lo permetterò." So di aver sbagliato ma non sono l'unico. E se vuole giocare a chi si arrende prima, non sarò io quello che si piegherà a un suo capriccio.

Come se sentisse i miei pensieri, Evelyn alza lentamente gli occhi cercando i miei. Vengo immediatamente catturato dal suo magnetismo, e devo lottare con me stesso per resistere dalla voglia di andare da lei. Ci fissiamo a lungo, non so se lei lo fa per sfida o per bisogno, so solamente che io non ho la forza per resisterle. Evy viene richiamata dalla madre per tornare alla sua posizione iniziale. Sposta gli occhi da me, e ne approfitto per scappare dalla sua vista. Appoggio la cassettina, piena di verdure che mio nonno ha raccolto poco fa nell'orto, sul tavolo in cucina e, a passo svelto, esco da casa dei Cooper. Fuori, nel vialetto, incontro Charlie. Appena mi vede si irrigidisce e distoglie lo sguardo. Prendo un gran respiro e vado verso di lui.

«Charlie, hai un minuto?»

Lui addrizza le spalle, fissandomi a lungo prima di parlare. «Dimmi!»

«Non ho ancora avuto modo di chiarire con te...»

«Cosa c'è da chiarire?» prova a nascondere la sua irritazione con scarsi risultati.

«Volevo scusarmi per il modo in cui l'hai scoperto.Non l'ho fatto per dispetto verso di te o la tua famiglia, ma per proteggere Evelyn.»

«L'hai fatto per lei?» beffeggia. «Se l'avessi fatto per lei, non saresti mai tornato. Se l'avessi fatto per lei, ti saresti tenuto alla larga!»

«Ci ho provato.»

«Non l'hai fatto abbastanza!» scuote la testa, e fa un profondo respiro. «Mi hai fatto un grande torto, ti ho considerato come uno dei miei figli e ora... mi fai questo. Con quale faccia mi chiedi scusa. Come posso accettare di vederti con la mia bambina?!» fa una smorfia di dolore.

Sostengo il suo sguardo. «Non volevo causare tutto questa sofferenza. E spero che capirai quanto ci tengo a lei...»
Stringe forte la mandibola, ma non commenta, mi passa accanto andando verso casa.
«Io la amo.» dico.

Fa un grugnito di disapprovazione. «Stai attento a quello che dici. Perché potresti essere tu a dover prendere la decisione peggiore. Anche al costo di farla soffrire. »

"Perché mai dovrei farlo?!"

Appoggio l'ascia a terra e posiziono un altro pezzo grande sul ceppo. Alzo le braccia e colpisco il più forte possibile. Sorrido soddisfatto nel vedere il legno spaccato in due ai miei piedi. Dei passi alle mie spalle mi fanno svanire il sorriso. Mi giro con il cuore in gola e guardo con stupore la donna che si avvicina a me.

Io ho voluto te, Tu hai voluto meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora