[12] Dobbiamo parlare

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Oggi non ho avuto nemmeno il tempo di pranzare. Con tutte le analisi del sangue perfette, ho deciso di lasciare Shadow libero al pascolo, cosa che ci ha dato un po' di cui preoccuparci. Ha scavalcato il recinto che lo separava da una giumenta che, scalciando per allontanarlo, ha sbattuto lo zoccolo contro una trave procurandosi, per fortuna, solo una lieve ferita.

A metà pomeriggio, uscendo dal box di una puledra per un controllo di routine, sento dei rumori appena fuori la scuderia. Sono inconfondibili conati di vomito. Esito ad avvicinarmi visto che il solo rumore provoca anche a me qualche conato trattenuto a forza. Chiunque sia, non gli sarei molto d'aiuto se iniziassi a vomitare con lui. Aspetto che la persona si sia liberata prima di andare in soccorso, ovviamente, stando a debita distanza per evitare di vedere i suoi resti a terra.
Con mia sorpresa mi imbatto in Lorraine, a quanto pare è lei che ha buttato l'anima qui fuori.

Mi guarda imbarazzata.

«Ti senti bene? Hai bisogno di qualcosa?» Mi sforzo di fare la gentile con lei, non siamo mai veramente andate d'accordo. L'ho sempre tollerata solo perché è brava come insegnante e porta il nostro nome nelle gare di equitazione. Non c'è mai stato mai nessuna vera lite, sempre e solo battibecchi. Diciamo che non ci stiamo simpatiche a vicenda.

«Non c'è bisogno che fai finta di fare la carina con me,» dice pulendosi la bocca con il bordo della maglietta.

Mi mordo la lingua per non risponderle male. Prendo un gran respiro, «Non faccio finta. Oggi fa abbastanza caldo, magari hai preso un'insolazione. Vado a prenderti dell'acqua.»

«Posso farlo da sola non disturbarti.» prende un secchio vuoto e va verso il rubinetto dell'acqua. «Devo solo ripulire qui fuori.»

Appena cerca di alzare il secchio pesante la vedo barcollare e appoggiarsi al muro per non cadere. Corro in suo aiuto veramente preoccupata per lei.

«Lorraine, siediti qui,» la faccio sedere all'ombra, dalla mia borsa prendo delle bende pulite e le bagno nell'acqua, gliele passo sulla fronte, dietro il collo e sui polsi. Lorraine si fa aiutare senza lamentarsi. Dopo qualche minuto, si riprende.

«Grazie, mi spiace averti risposto male. È solo che tu sei l'ultima persona che si dovrebbe preoccupare per me.» mi guarda con occhi azzurri spenti, non ha il suo colore vivace come sempre. Deve stare proprio male.

«Non dire idiozie, anche se non siamo mai andate d'accordo non ti lascerei mai a terra svenuta o agonizzante.» Riesco a strapparle un timido sorriso. «Per favore Lorraine, ora parlo sul serio, per oggi basta. Vai dal medico e fatti dare qualcosa. Se ti serve, prenditi libero tutta la settimana, ti vedo sciupata.»

«Immagino di non avere altra scelta . Giusto?»

«Giusto!»

«Okay, allora accetto il tuo consiglio. Prima però devo pulire il casino.»

«Lascia stare. Chiedo il favore a Carlos se può farlo lui. Lo farei io, ma finirei con l'ingrandire il disastro.» al solo pensiero sto male.

Due ore dopo, rientro a casa sfinita. Vado in cucina per fare uno spuntino. Mia madre è fuori in giardino con il suo gruppo di yoga over 60. Stanno compiendo la posa Trikonasana. Mi sorprende come mamma sia diventata più elastica e riesca ad eseguirla perfettamente. E pensare che l'abbiamo obbligata a farlo. Prendeva la scusa che non voleva andare in palestra, così, le abbiamo organizzato le lezioni in giardino, coinvolgendo delle sue amiche, e da tre, ora sono arrivate a quindici. Esco in veranda e con la mano saluto Morgan che è anche il mio maestro, lui mi saluta con un rapido occhiolino mentre aiuta la signora Denise a correggere la postura. Mi siedo osservando le varie evoluzioni. Finita la lezione mi complimento con tutte loro per l'impegno e la passione che dimostrano.
Vado verso mamma.

Io ho voluto te, Tu hai voluto meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora