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Sorridi.


Il giorno dopo, mentre entrava in classe, diede un'occhiata veloce verso i banchi dei due nuovi studenti. Per qualche strano motivo, Minho non era ancora arrivato, invece c'era solo Chan, seduto al suo posto.

Bingo!

Non stava nemmeno parlando con qualcuno. Jisung non ci pensò più di tanto e semplicemente camminò verso di lui.

–Hey Chan!– lo salutò brevemente. Il ragazzo alzò la testa, sorridendogli.

–Uhm..tu ti chiami Jisung, vero?

Jisung annuì. –Allora, come ti trovi in questa classe?– disse poi, sedendosi sul banco di Minho, vuoto.

–Bene direi, siete tutti molto simpatici. Non ho ancora parlato con il tuo gruppo di amici, ma penso che lo farò presto, eheh. Ho sentito che c'è qualcuno che viveva in Australia come me.

–Sì, Felix. Andreste d'accordo, suppongo.– rispose Jisung, prima di abbassare il tono di voce e avvicinarsi leggermente a Chan. –Ho bisogno di chiederti qualcosa.

–Oh, certo, dimmi tutto.

–Forse non vorrai parlarne, però..ho davvero bisogno di capirci qualcosa. Minho era un bullo nella vecchia scuola?

Chan alzò lo sguardo, bloccandosi su quello di Jisung per qualche secondo prima di rispondere. –Non esattamente. Ma era conosciuto così per delle cose che è stato costretto a fare.

–Chan, perché Minho mi ha chiesto di evitarlo? Tu lo sai, vero? Tu sai tutto, sai che mi ha salvato in quell'incidente. E sai anche che Minho non è una cattiva persona, vero?

Chan sospirò, lasciandosi ricadere contro lo schienale della sedia. –No, non è una cattiva persona. Ma dovresti continuare ad evitarlo. Non parlarci. Accettalo e basta. So che è difficile, ma quel ragazzo ha già sofferto abbastanza.

–Ma cosa c'entro io con tutto questo?

Pensava davvero che parlare con Chan avrebbe risposto ad almeno qualcuna delle sue domande, ma l'unica cosa che aveva capito da quella conversazione era che Minho davvero non era una cattiva persona. Non solo lui stesso non voleva parlarne, ma anche Chan. Qualsiasi cosa nascondessero, era più grande di quanto aveva pensato.

Chan si alzò in piedi di fronte a lui, appoggiandogli una mano sulla spalla. –Non posso dirti nulla, mi dispiace.– disse, prima di camminare via da lui ed uscire dall'aula.


Continuava a mordere il povero tappo di una penna bic.

–Ew Jisung, che schifo. Smettila, finirai per far schizzare la tua bava sul mio banco.– disse Hyunjin, notando cosa stava facendo l'amico accanto a lui.

Era lezione di matematica. Un sacco di numeri ovunque, concetti che non capiva, la voce della prof alta e chiara che spiegava qualche teorema che non aveva minimamente voglia di imparare. Ma la sua testa non poteva essere da nessun'altra parte se non sul ragazzo seduto qualche posto davanti a lui. Stava lì, fermo a guardare il modo in cui i suoi capelli ricadevano, gli orecchini che portava alle orecchie, la felpa nera che gli ricopriva le spalle. Sembrava stesse guardando fuori dalla finestra, la metà sinistra del suo viso era leggermente visibile.

Non solo mi incasina la testa con i suoi messaggi indecifrabili, è anche un figo della madonna.

Hyunjin iniziò a dargli delle leggere sberle sulla guancia, sperando che si risvegliasse da quella situazione di trance.

save me | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora