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Merendina.


–A sto punto è solo questione di tempo, huh? Alla fine hai vinto tu, sei contento ora?– disse, girandosi verso la finestra. Nell'aula c'era abbastanza confusione perché lui potesse continuare a parlargli sottovoce. –Non sai quanto fa male avere qualcuno al mio fianco, molto di più dello stare solo. Il mondo è pieno di persone, sai, tu puoi conoscere chiunque. Puoi andare là fuori, dire "ciao", iniziare a parlare con chi vuoi, farti tutti gli amici che vuoi. Esattamente come hai fatto con me. Puoi avere chiunque. Perché continui a parlare a me? Ho capito, ti ho salvato. Sono speciale per te. Ha senso. Ma perché, dopo tutte le volte che ti ho trattato male, sei ancora qui?

–Mi hai aiutato. Quella volta, ma anche dopo. Mi hai aiutato ad attraversare la strada, mi hai aiutato al cinema. Hai sorriso quando ti ho chiesto di farlo. Non mi hai trattato male.

–Sì, suppongo sia colpa mia. Sono stato troppo gentile.

Jisung si sentiva male. Gli sembrava che Minho volesse essere una brava persona, aiutare gli altri, ma fosse obbligato da qualcosa a non farlo. Era come se il suo cuore gli dicesse di fare qualcosa e il suo cervello lo obbligasse a fare altro. Non gli importava più di tanto ormai che cosa fosse quel qualcosa che lo bloccava, voleva solo cambiare la situazione. Ed era convinto di poterlo fare.

–Cerchi di salvare le altre persone ma poi te ne penti perché non c'è nessuno che potrebbe mai salvare te.– disse Jisung, prima di decidersi a non dire nient'altro. Nemmeno Minho rispose. Ma a Jisung sembrò di aver appena detto la frase che più poteva descrivere la persona seduta accanto a lui.


La campanella della fine della giornata suonò. Minho si alzò, mettendo apposto le sue cose silenziosamente e camminando verso la porta. Jisung lo seguì, senza dire nulla. Continuò a camminargli vicino, lungo il corridoio, giù per le scale, verso l'uscita.

–Jisung!– qualcuno lo chiamò dietro di loro. Si girò, trovando Felix a qualche metro da lui. Non pensava che l'avrebbe fatto, ma Minho si fermò, aspettando che Jisung parlasse con l'amico.

Felix corse verso di lui. –Sono riuscito a salvarla prima che Hyunjin la mangiasse.– disse, porgendogli una merendina che lui stesso aveva portato a scuola, ma che evidentemente aveva dimenticato al suo posto quando si era spostato su quello di Chan.

–Oh, grazie!– disse Jisung, ridendo. –Wow, non pensavo davvero che sarebbe sopravvissuta.

–Chiamami "il protettore delle merendine".– disse Felix, ridendo anche lui. Il suo sguardo si spostò brevemente su Minho, per poi tornare su Jisung. –Ci vediamo domani.– disse poi, sventolando la mano destra.

–A domani.– rispose Jisung, sorridendogli. Poi si girò nella direzione di prima, continuando a camminare con Minho al suo fianco. Guardò la merendina che aveva in mano, inizialmente con l'intenzione di mangiarla, ma poi la porse al ragazzo al suo fianco. –Tò, addolcisciti un po'.

–Addo che?– rispose l'altro, continuando per la sua strada. –Mangiala tu.

–Non la voglio.

–E perché dovrei volerla io?

–Mhm.– Jisung pensò un attimo. –Popcorn. Mi hai dato i tuoi popcorn, ora tu prendi sta cazzo di merendina. Ti devo già troppe cose.

Minho sorrise, finalmente afferrando la merendina, togliendola dalla confezione e dandole un morso. –Non mi devi niente. Anzi, meglio se sparisci dalla mia vista. Muoviti.

–Devo andare da questa parte comunque.– rispose Jisung. –Non è che ti sto seguendo.

Silenzio. Jisung alzò la testa verso il cielo azzurro. Era una bella giornata, ancora. Era tutto così strano per lui in quel periodo, ma non poteva dire di non essere felice.

save me | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora