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Sungie.


–Avete detto che sei stato attaccato fuori da scuola, vicino a casa tua, da quei tre ragazzi.– ripetè il professore, guardando negli occhi Minho e Jisung, seduti di fronte a lui ad un tavolo in sala insegnanti.

–Erano circa 10 persone, ma non so chi fossero di preciso. L'unica cosa di cui sono sicuro è che c'erano anche loro.

Il professore annuì. –Ho ricevuto delle altre segnalazioni rispetto a loro. Se la situazione peggiorerà, potrebbe intervenire la polizia, ma per ora proveremo a parlarci, e se confesseranno verrano probabilmente espulsi dalla scuola. Altri testimoni?

Minho annuì. –Nonostante fosse fuori da scuola, ieri hanno visto tutto sei altre persone della nostra classe, esclusi noi. Per l'altro..solo io. E lui era la vittima.

Il professore allungò un braccio, appoggiando una mano sulla spalla sinistra di Jisung. –Mi dispiace che abbiate dovuto sopportare tutto questo.

Jisung rabbrividì, pensando a quando quei ragazzi se l'erano presa con lui. Pensava che sarebbe rimasto lì, svenuto, per chissà quante ore prima che qualcuno si accorgesse di lui. Ma qualcuno..qualcuno l'aveva salvato, di nuovo. Sentì un familiare tocco sulla mano destra, Minho che la stava stringendo con la sua. Spostò lo sguardo verso di lui, sorridendogli appena.

–Bene, potete andare ragazzi.– disse il professore, riattirando la loro attenzione. –Se qualcos'altro succede, vi prego di venire a riferirlo immediatamente.

–Sì, grazie. Arrivederci.

–Arrivederci.

I due ragazzi uscirono dalla sala insegnanti, richiudendo la porta e rimanendo nel silenzio dei corridoi che c'era durante lezione. Avevano avuto il permesso di stare fuori dalla classe per riferire tutto quello che era successo. Probabilmente in poche ore tutta la scuola ne sarebbe venuta al corrente.

–Comunque, come stai oggi?– chiese Jisung, osservando le ferite sul viso di Minho.

–Sono okay. Tu invece, come stai?

–Tutto bene.– rispose, sorridendo.

Mentre camminavano per i corridoi, prima di arrivare nella loro classe, si fermarono un attimo davanti alle macchinette. Mancavano pochi minuti prima della campanella, quindi potevano aspettare e saltare quell'ora.

–Vuoi qualcosa?– gli chiese Minho.

–Solo acqua.– rispose, accorgendosi che era esattamente quello che aveva preso lui.

–Direi che possiamo condividerla.– disse il ragazzo, abbassandosi per prendere la bottiglietta e ricominciando a camminare. Jisung si girò verso di lui, guardandolo mentre beveva e poi girandosi di scatto, sentendosi arrossire.

Smettila, smettila, smettila! Stupide guance.

–Cosa c'è, ti dà fastidio se la condividiamo?– gli chiese, porgendogli la bottiglietta con un sorrisetto in faccia.

–Idiota.– L'afferrò, svitando il tappo e bevendo senza pensarci più di tanto.


La confusione in cui era immersa la classe fino a poco prima si spezzò quando Minho mise piede in classe. Tutti gli studenti si girarono verso di lui, capendo che tutte le voci erano vere. Era stato picchiato.

–Ma non era un bullo nella sua vecchia scuola?

–Non penso sia innocente.

–Onestamente mi fa un po' pena.

save me | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora