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Felice.

Si tirò su del tutto la zip della felpa, in modo che non ci fosse nemmeno la minima possibilità che sua madre potesse accorgersi dell'unico succhiotto che Minho gli aveva lasciato. Non gli aveva chiesto che cosa fosse successo di preciso a riguardo, perché il solo pensiero di parlargliene lo imbarazzava. Appoggiò una mano sulla maniglia, abbassandola ed aprendo la porta, lasciando poi che si chiudesse alle sue spalle e camminando nel corridoio. Diede un'occhiata in cucina, ma sua madre non era lì.

–Mamma?– Avanzò di ancora un po', lo sguardo che fece il giro di tutto il soggiorno, ma non era neppure lì.

È in camera mia?

Non sapeva per quale motivo lo pensasse, ma iniziò a salire le scale velocemente. Non c'era davvero nulla che volesse nascondere nella sua camera, ma si sentiva comunque a disagio al pensiero che fosse davvero lì. Ma quando ci arrivò, anche quella stanza era vuota. O almeno, non c'erano persone al suo interno, ma c'era qualcosa appoggiato sul suo letto, qualcosa che lui non aveva lasciato e non pensava di aver mai visto prima. Era una scatola di cartone, nessun tipo di scritta su alcuno dei suoi lati. Gli si avvicinò, aprendola e trovandoci dentro un sacco di snack di quelli che in passato Jisung mangiava sempre.

–Sei tornato?

Jisung sussultò, girandosi di scatto verso la porta, non aspettandosi che sua madre sarebbe apparsa dal nulla, senza fare rumore. Annuì, indicando poi la scatola. –Che cos'è?

Sua madre alzò le spalle, ridendo. –Dal momento che ti rifiuti di mangiare qua, almeno mangia un po' di quelli. E dividili con Minho.

–Minho?

Sua madre si avvicinò a lui, porgendogli poi una busta bianca, che conteneva qualcosa. –Dalli a lui.

Jisung l'afferrò, confuso. –Cos'è?

–Soldi, per il cellulare.

Jisung spalancò gli occhi. –Lo sapevi?

–Non puoi nascondere questo tipo di cose a tua madre. E poi..non te lo porti mai dietro comunque.– rispose. Lo guardò silenziosa per qualche secondo, sorridendogli. –Sai, tante madri al mio posto ti fermerebbero. Molte lo avrebbero già fatto da tanto, alcune lo avrebbero fatto sapendo che il proprio figlio passa ogni giorno a casa del suo ragazzo. Non è che non lo stia facendo perché hai diciott'anni, è più perché voglio che tu sia felice.– ammise.


Era passato così tanto tempo, da quando suo padre se n'era andato. Era solo un bambino allora, e pensava che forse fosse stato meglio così. Era sempre via per lavoro comunque, non aveva chissà che rapporto con lui. Però, quando morì, sua madre cambiò totalmente. I suoi nonni dovettero prendersi cura non solo di lui, ma anche di lei, e per Jisung era davvero spaventoso. Il suo intero mondo era cambiato, la persona più vicina a lui..sembrava quasi che non lo riconoscesse più. I giorni passavano, ma sembrava che la situazione non sarebbe mai migliorata. Non capiva cosa avrebbe potuto fare per tornare indietro..finché semplicemente si arrese. Solo anni dopo, tornò quasi tutto al suo posto. Quel sorriso a cui era tanto abituato, tornò a vederlo ogni giorno. Ma ciò che non vide furono tutti i pensieri che aveva dovuto combattere sua madre per rimanere al suo fianco.

Lo faceva sentire egoista, in quel momento. Il fatto che passasse tutto il suo tempo fuori casa, non stesse quasi mai con lei nonostante lei fosse letteralmente la migliore madre che avrebbe mai potuto volere. E anche il modo così gentile in cui lei si comportava nei suoi confronti. Era forse perché si pentiva? Di tutto il tempo che aveva perso quando lui era piccolo, si pentiva forse di non aver ricoperto il suo ruolo di madre come avrebbe dovuto?

save me | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora