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Un passo alla volta.

Si svegliò molto più presto di quanto avrebbe voluto. Molto più presto di quanto avrebbe avuto bisogno. La sua pancia faceva male, era come se il suo corpo fosse totalmente al corrente di tutto ciò che passava nei suoi pensieri. Era il giorno. Quel giorno. Lunedì. Avrebbe affrontato la sfida più difficile di tutta la sua vita.

Uscì dal letto dopo aver passato minuti a fissare il soffitto, decidendosi a farsi una doccia anche se se l'era già fatta la sera prima. Non aveva nulla da fare comunque, e solo il pensiero di dover vivere quella giornata lo metteva a disagio. Ma era stata una sua idea, alla fin fine.

Il tempo passò lento. Minho lo chiamò, stando con lui per un po' e cercando di tranquillizzarlo, nonostante l'altro ragazzo pensava fosse impossibile per lui stare calmo in quella situazione.

–Scendo a fare colazione ed esco subito dopo.– annunciò, guardando le abitazioni illuminate dalla luce del sole al di fuori della finestra della sua camera.

–Sei sicuro che non vuoi che venga con te? Non devo aiutarti, solo..in caso qualcosa vada male.– gli chiese l'altro ragazzo, la sua voce che tradiva il fatto che fosse non poco preoccupato.

–Sì, andrò da solo. Non preoccuparti..nulla andrà male oggi.

–Sono sempre qui per te, ricordatelo. Ti amo.

Jisung sospirò. –Ti amo anch'io. Ora vado. Ci vediamo dopo.

Chiuse la chiamata, mettendosi il cellulare in tasca e prendendo il suo zaino per andare a fare colazione velocemente e poi uscire di casa.


Sembrava tutto così silenzioso, sebbene così tante auto sfrecciassero accanto a lui, così tanti studenti camminavano sulla sua stessa strada. Ricordava l'ultima volta che era stato in quel posto..probabilmente quelle persone l'avevano guardato così male, anche se lui non se ne era minimamente accorto. Ancora qualche passo. Ancora qualche metro. Alzò la testa verso il semaforo delle auto in alto, davanti a sé, poi spostò lo sguardo verso quello per i pedoni. Senza nemmeno volerlo il suo respiro cominciò ad accellerarsi, il suo cuore a battere più veloce. Lo sentiva nelle sue orecchie, pulsava in quel modo così orrendo da fargli venire la nausea.

No. Va tutto bene. Andrà tutto bene. Devi solo attraversare. Sei venuto tu qui. Hai deciso tu di farlo, non hai paura. No, non hai paura. È solo una strada. Sono solo delle strisce pedonali.

Cercò di concentrarsi sul suo respiro, con il solo obiettivo di farlo tornare alla normalità. Strinse le mani a pugno, per non sentire più quel tremore, bloccarlo in un qualche modo.

Rosso. Gli studenti si stavano raggruppando uno vicino all'altro, pronti per attraversare non appena il colore del semaforo fosse cambiato.

Una ventata d'aria lo raggiunse, spostandogli all'indietro i capelli. Ne aveva avuto bisogno. Si sentiva senz'aria da quando era uscito di casa, o forse da ancora prima.

Le automobili si fermarono. Il semaforo per pedoni diventò verde. Gli studenti proseguirono il loro percorso verso la scuola.

Andiamo.

Chiuse gli occhi un attimo, riaprendoli poi e fissando quelle strisce bianche sulla strada. Pensava che forse se non avesse alzato lo sguardo, avrebbe potuto convincersi di non essere in quel posto. Però..non aveva senso. Era lì per superare quel trauma, non per fare finta che non esistesse. Fece l'errore di alzare la testa.

Cammina.

Ma non riusciva a farlo. I suoi occhi erano spalancati, si muovevano veloci su qualasiasi oggetto o persona si trovasse vicino a sé. Gli autisti lo guardavano confusi, probabilmente chiedendosi cosa facesse fermo lì.

save me | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora