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Qui.


Erano quasi le otto ormai, doveva sbrigarsi. Iniziò a camminare più veloce, verso il solito incrocio, guardando da lontano il semaforo per pedoni rosso e sospirando. Prima che potesse fare ciò che era solito fare, ovvero appostarsi lungo quel lato della strada, aspettando che le automobili smettessero di passare e il semaforo diventasse rosso, vide una certa persona dall'altra parte. Pensava avesse semplicemente avuto voglia di accompagnarlo a scuola, ormai sapeva dove lui viveva e si era abituato ad andare a scuola e tornare a casa in compagnia dei suoi amici. Ma sul suo viso c'era un'espressione preoccupata, anzi...sarebbe meglio dire, disperata.

Il semaforo per pedoni diventò verde. –Aspettami, arrivo!– disse Jisung, non pensando a nulla se non a raggiungere l'amico. Minho scosse la testa, mettendosi a correre verso di lui.

–Torna a casa.– gli disse, prendendolo per mano e tirandolo verso casa sua.

Jisung si bloccò, prendendogli il polso con l'altra mano. –Perché dovrei tornare a casa? Devo andare a scuola..

–No. Torna a casa.– ripetè Minho, girandosi verso di lui. –Ti prego, fidati di me.

–O-okay.

Il terrore impresso nei suoi occhi gli diede i brividi. C'erano solo due altre volte in cui l'aveva visto in quelle condizioni: quando l'aveva salvato un anno prima dall'incidente e quando gli aveva raccomandato di non andare verso la palestra dopo le lezioni, il giorno in cui era stato picchiato.

Sta per succedere qualcos'altro?

Jisung strinse più forte la mano di Minho, camminando via al suo fianco. Era come se il ragazzo volesse sparire da quel posto il più veloce possibile, come se volesse solo vederlo tornare a casa ed essere al sicuro.

Un rumore in lontananza. Assomigliava al rumore del motore che Jisung aveva sentito quel giorno, a pochi metri da lui. Si girò, vedendo il semaforo delle automobili verde, ma un'altra automobile proseguire dritta dalla strada opposta, quando invece avrebbe dovuto fermarsi.

Un rumore metallico rimbombò nell'aria, ma prima che potesse vedere cosa fosse successo, Minho lo fece girare verso di lui, posando una mano sul suo fianco ed avvicinandolo a sé, lasciando andare la sua mano e stringendolo forte tra le sue braccia.

–Non è successo nulla. Sei qui. Tu sei qui.

Jisung non capiva se quelle parole fossero rivolte a lui o a se stesso, ma tentò di non pensarci, chiudendo gli occhi e respirando a fondo, sentendo nient'altro che il profumo di Minho.

–Sei qui.– ripetè ancora, l'abbraccio fattosi più stretto.

–Sì, sono qui.– disse Jisung.

C'era un sacco di confusione intorno a loro e non era certamente il luogo più sicuro in cui stare, su quel marciapiedi. Una sirena lontana si avvicinava, voci di persone, urla...gli ricordava quel giorno. Quel giorno in cui era corso a casa senza guardarsi indietro, si era lasciato cadere a terra appena arrivato nel posto più sicuro che conosceva. Ma ora aveva qualcuno capace di reggerlo in piedi. E sapeva che non se ne sarebbe andato, non l'avrebbe lasciato solo come quel giorno.

–Andiamo.– sussurrò, allentando la stretta e riprendendolo per mano.

Era una scena particolare. Due ragazzi liceali che camminavano tranquillamente lontano da un incidente. Un incidente in cui lui stesso sarebbe potuto finire, di nuovo. Ma Jisung non si lasciava nemmeno sfiorare da quel pensiero, sapeva che l'avrebbe distrutto se ci avesse pensato. Certe cose erano inevitabili, come il tremore delle sue mani mentre riapriva la porta di casa, entrando finalmente, richiudendo la porta e camminando per lo stesso familiare corridoio.

save me | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora