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Importante.


–Jisung, sei sicuro che vada tutto bene? Lo sai che ti lascio stare a casa quando vuoi, però ultimamente lo stai facendo davvero tanto.

Jisung alzò gli occhi dal suo piatto, guardando sua madre. Si aspettava che prima o poi avrebbe dovuto andare incontro a quella conversazione, ma non sapeva bene cosa avrebbe dovuto risponderle.

Minho aveva cominciato a sognare davvero tanto, nell'ultimo periodo. Era strano, e spaventoso, ma non poteva far altro che sperare che sarebbe migliorato e semplicemente restare a casa nei giorni in cui sarebbe dovuto succedere qualcosa. Decise di inventarsi una scusa.

–Non mi trovo più così bene a scuola..e poi..è un po' più facile per me studiare a casa piuttosto. Ma tranquilla, non ho bisogno di andare da qualche parte, forse è solo un periodo un po' così.– rispose, mentre giocava con la forchetta con il cibo sul piatto.

–Come mai, Felix e Hyunjin?

–Non riguarda loro, lo sai che stiamo sempre attaccati tutto il tempo.

Effettivamente, non li vedeva più da tanto. Ovviamente li vedeva a scuola, ma non usciva più con loro così spesso e ogni volta che passava il pomeriggio a casa di Minho (molto, molto spesso), diceva a sua madre che invece era con i suoi amici.

–Mi fido di te, ma se le cose peggiorano, dimmelo.

–Mhm, va bene.


Il giorno dopo era uno tranquillo, quindi andò a scuola. Uscì di casa, indossando una leggera giacca perché stava iniziando a fare freddo. Camminò per un po', vedendo da lontano il suo ragazzo.

In quel momento, fu come vederlo per la prima volta. Gli ricordò davvero le prime volte in cui lo vedeva, quando stava lì fermo, in piedi, a guardare sullo schermo del cellulare, vestito completamente di nero. Ma stavolta aveva indosso una giacca di pelle, aperta, e sotto di essa c'era una camicia. La sua camicia bianca.

L'aveva indossata di nuovo, alla fine. Camminò verso di lui; Minho si girò verso di lui una volta che l'aveva notato. La sua camicia non era totalmente abbottonata, in cima era leggermente aperta. Il suo sguardo cadde sulla sua pelle chiara, portandolo a girare la testa prima di arrossire.

–Cosa stavi pensando?– gli chiese, avvicinandosi a lui e guardandolo con un sorrisetto stampato in faccia.

–A nulla che dovrei pensare prima di andare a scuola.– disse, iniziando a camminare via da lui. –Chiuditi la camicia, che fa freddo!

Minho rise, raggiungendolo e prendendolo per mano.

–Ti ho detto di chiuderla!

Minho rise più forte, arrendendosi e facendo come il ragazzo gli aveva chiesto, o meglio, ordinato. –Sissignore.

Quando entrarono in classe era piuttosto tardi e la campanella stava per suonare, quindi Jisung si diresse verso il suo banco velocemente.

–Oh, guarda chi si vede!– disse Hyunjin, salutandolo.

–Yo mate, stai bene? Sei stato a casa un giorno sì e un giorno no sta settimana. Per non parlare della scorsa..

–Lo so, lo so.– disse, sedendosi al suo solito banco. Aveva tanto sperato che almeno loro non gli avrebbero chiesto nulla, ma sembrava che invece volessero sapere tutto. Eppure, non credeva sarebbe stata una buona idea parlar loro di tutto quello che c'era dietro quel suo comportamento, tutto quello che lui aveva sentito da Minho. Credeva che i suoi amici avrebbero tentato di allontanarlo dal suo ragazzo, ed era l'ultima cosa che voleva accadesse. –Sto bene.

–C'entra con Minho?

Oh, se ne sono accorti.

Jisung scosse la testa. –No.– mentì, non potendo fare altro.

Qualche banco più avanti, Chan si girò verso di lui, guardandolo. Sapeva tutto. Doveva per forza sapere tutto quello che stava succedendo, la "soluzione" che avevano ideato per il loro problema. Jisung si chiedeva se si sarebbe intromesso, dopo un po', o se avrebbe semplicemente lasciato fare al suo amico quello che lui voleva fare, quello che pensava fosse il meglio. Alla fine, pensandoci, se Hyunjin e Felix si sarebbero preoccupati per lui dopo aver saputo tutta la storia, lo stesso sarebbe stato per Chan rispetto a Minho. L'unica differenza era che Chan probabilmente sapeva già tutto, non era così?

–Mhm, dovrei fidarmi?– chiese Hyunjin, aspettando che il professore dicesse alla classe di fare silenzio per iniziare la lezione. –Comunque, novità sulla vostra relazione?

Jisung sorrise senza nemmeno volerlo. –Stiamo insieme.

–Congratulazioni bro! Perché non ce l'hai detto prima?– disse Felix, con un largo sorriso stampato in faccia.

–Beh, non si capiva?– chiese, lo sguardo diretto verso il ragazzo seduto qualche metro davanti a lui, leggermente girato all'indietro, gli occhi su di lui.

–Hai ragione, siamo noi idioti.– ammise.

–Parla per te, io lo sapevo!

–Andate tutti a sedervi in silenzio e iniziamo con la lezione.– disse il prof, zittendo finalmente la classe.


Il sole faceva brillare così tanto la sua camicia che non riusciva a distogliere gli occhi da lui, come se non lo fissasse di continuo comunque.

–Ti va ti fare quello che avevamo fatto quel pomeriggio?– chiese Minho, mentre camminavano verso casa sua. –Andiamo magari in un parco a magiare schifezze per pranzo?

Jisung sorrise, la mente che tornava al primo giorno in cui aveva passato il pomeriggio in sua compagnia. Era passato così tanto tempo, quella volta era qualcosa di così speciale, non era mai riuscito ad avvicinarsi così tanto a lui. Qualcosa di così speciale si era trasformato in qualcosa che accadeva ormai quasi ogni giorno.

–Pago io, però.– disse Jisung, accettando l'offerta.


Respirò a fondo, sentendo il vento soffiargli sui capelli e i raggi del sole scaldargli il viso. Ecco, erano momenti come quelli in cui avrebbe voluto che il tempo si fermasse per sempre. Se solo avesse potuto fermarsi..

–Fra un po' è il mio compleanno.– disse Minho, guardando il ragazzo mentre continuava a mangiare le patatine nel sacchetto che teneva con una mano, seduto accanto a lui su una panchina in un parco.

Jisung lo guardò sorpreso. –Quando?

–Il 25.– gli rispose soltanto.

–Beh, indovina chi farà un salto a casa tua quel giorno.– gli disse, sorridendogli. –Devo inventarmi qualcosa, me l'hai detto così tardi.

–Non serve, già il fatto che tu voglia stare con me quel giorno basta.

Jisung lasciò che la schiena aderisse completamente allo schienale della panchina. –Di solito com'erano i tuoi compleanni?

Minho spostò lo sguardo verso alcune nuvole in lontananza nel cielo. –Non erano per niente entusiasmanti. La maggior parte delle volte li passavo solo a casa, un paio di volte c'era Chan con me. Diciamo che i miei compleanni..avevano perso il loro valore. Non significavano più tanto per me, dal momento che io, Chan e a volte i miei genitori eravamo gli unici a celebrarlo. A ricordare che quel giorno era il giorno in cui io ero nato. È naturale, dal momento che a nessuno importava davvero di me, perché io evitavo tutti di continuo. Se non fosse stato per te..non ci avrei nemmeno pensato, al fatto che fra poco è il mio compleanno. Non mi interessa davvero, ma so che per te potrebbe sembrare speciale.

Jisung lasciò ricadere la sua testa sulla sua spalla. –Lo è. È il giorno in cui la persona più importante per me è nata, come potrebbe non esserlo.

–La persona più importante per te?

Jisung annuì. –Lo sei.

Minho fece passare il suo braccio sinistro sopra le sue spalle, stringendolo ancora un po' di più a sé.

–Anche tu. Sei la persona più importante per me. In assoluto.

save me | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora