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Brusco.


Un messaggio dopo un altro, una chiamata dopo l'altra. Le notifiche si stavano impilando l'una sull'altra, ma non poteva saperlo. Non aveva dato nemmeno un'occhiata al suo cellulare da quel  giorno. Stava male, stava davvero male. Erano giorni ormai che era lì, fermo sotto le coperte, a cercare di distrarsi con video e musica, ma finendo sempre per pensare a lui. Non lo lasciava in pace un attimo. Non era divertente, il fatto che fosse proprio lui ad averlo "abbandonato", ma continuasse a tormentarlo attraverso i suoi pensieri?

Sua madre gli portava spesso da mangiare in camera, dal momento che il ragazzo non voleva spostarsi e lei era estremamente preoccupata per suo figlio, anche perché non le aveva detto nulla. Stava solo fingendo di star male, di avere la febbre o qualcosa di simile, ma ciò che davvero gli faceva male era il suo cuore. Ogni giorno quando apriva gli occhi voleva solo richiuderli, voleva solo riaddormentarsi, dimenticarsi di tutto quello che stava succedendo nel mondo attorno a sé. Non voleva vedere quel mondo che gli era cascato addosso così velocemente, senza che potesse prevederlo.

–Jisung, ci sono i tuoi amici.– disse sua madre, dopo aver bussato alla porta un paio di volte.

–Non voglio vederli.– rispose, la voce soffocata dalle coperte che gli coprivano il viso.

–Non mi frega un cazzo se non vuoi vederci.– disse Seungmin, camminando verso il suo letto e alzando le coperte.

–Non si preoccupi, è solo un po' brusco con le parole eheh.– Felix sussurrò alla madre di Jisung, seguendo gli altri ragazzi che stavano cercando di fermare Seungmin prima che facesse qualche danno.

–Mi spieghi che ti è successo?– continuò, accorgendosi delle pessime condizioni in cui si trovava l'amico.

–Jisuung.– disse Hyunjin, un tono di voce triste e preoccupato al tempo stesso.

–Jisung, non puoi rimanere nel tuo letto fino alla fine dei tuoi giorni.– gli disse Jeongin, sedendocisi, come anche gli altri stavano facendo.

–Allora io vi lascio. Se avete bisogno, sono giù, sapete dove trovarmi.– disse sua madre, prima di uscire dalla stanza e chiudere la porta.

Felix afferrò Jisung per una mano, scuotendogli il braccio come se quell'azione avrebbe potuto risvegliarlo e ridargli un po' di vita.

–Ragazzi, davvero non voglio vedervi.– disse di nuovo Jisung, riafferrando le coperte e nascondendosi sotto di esse, sprofondando nel letto allo stesso tempo.

–Perché stavi piangendo?– gli chiese Seungmin.

–Chi te lo dice che stavo piangendo?

–I tuoi occhi sono rossi, Jisung, non serve essere un genio per capire che hai pianto.– rispose, alzando leggermente la voce in modo che l'altro potesse sentirlo chiaramente.

–Jisung, se vuoi ti porto qualcuno dei miei biscotti!– disse Felix, certo di star proponendo qualcosa che potesse aiutarlo.

–No!– urlò Jisung. –Scusa.– disse poi, pentendosi di essere stato così cattivo con il suo migliore amico.

–Okay, questa è l'ultima volta che te lo chiedo prima di tirarti fuori da sto cazzo di letto. Cosa ti è successo?– ripetè Seungmin, subito dopo.

–Si può sapere perché sei così incazzato oggi?– gli chiese, ignorando la sua domanda.

–Perché uno dei miei amici non viene a scuola da quattro giorni, sembra che abbia appena pianto e anzi, sembra quasi abbia smesso di avere fiducia nel mondo.

save me | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora