CAPITOLO 41

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«E quindi tu sapevi tutto, ma hai fatto comunque finta di niente?»

Gli domando nuovamente, ancora sconvolta dalla precedente scoperta.

«Che tu ci creda o no, sì, lo sapevo. A dire il vero era abbastanza scontato il fatto che stessi con qualcuno, visto che hai il bagno pieno di barattoli di schiuma da barba, rasoi da uomo e cravatte disseminate per tutta la camera.»

Dice lui con una scrollata di spalle.

«Non è vero, non dire bugie! Potrei elencarti parecchi suoi difetti, ma il disordine non è e non sarà mai uno di questi!»

Esclamo con finto tono stizzito.

«Ok, forse ho dato una leggera sbirciatina alla camera in tua assenza...»

Sorride lui con fare colpevole. Scuoto la testa lasciandomi finalmente andare in una risata divertita. La serata sta andando meglio del previsto.

«Sei incorreggibile!»

Sbuffo appoggiandomi allo schienale della sedia. Lui non dice niente, limitandosi soltanto a scrollare le spalle.
Sto per addentare il mio panino quando il mio cellulare inizia a squillare dalla borsa. Lo afferro leggermente infastidita, ma, non appena leggo il nome di Colin sullo schermo, non riesco a fare a meno di guardare negli occhi Jonathan. Lui sembra capire perché mi sorride leggermente e, alzandosi dal tavolo, si avvia verso il bagno.
Con un sospiro che nemmeno io riesco a decifrare accetto la chiamata.

«Come stai amore?»

Il forte rumore dall'altra parte della cornetta mi costringe ad allontanare il cellulare dall'orecchio.

«Ma dove sei?»

Gli domando cercando di non urlare per sovrastare tutto quel baccano.

«Cosa?»

Mi chiede con una strana voce.

«Colin, sei ubriaco?»

Gli domando andando dritta al punto.

«No... Forse. Credo di aver fatto troppi brindisi con i miei capi.»

Mi risponde con una leggerezza che non gli ho mai sentito usare.

«Colin-»
«O-ora devo andare.»

La chiamata si interrompe prima che io possa fare dire qualsiasi cosa. Osservo per una decina di secondi lo schermo spento prima di decidermi a risistemarlo nella borsa.
Osservo il mio piatto con una strana sensazione di disgusto, come se non potessi più mangiare niente.

«Tutto bene?»

Jonathan è in piedi davanti a me. Annuisco poco convinta. Non so perché, ma c'è qualcosa che non va. Tralasciando il fatto che non è da Colin bere così tanto, ma sento che stasera qualcosa andrà storto.

«Vuoi che ti riporto a casa?»

Mi domanda con voce calma e gentile. Con addosso un'immprovvisa stanchezza mi alzo dal mio posto afferrando le mie cose.

«Mi dispiace...»

Biascico mentre lui mette in moto l'auto.

«E di cosa?»

Mi domanda guardandomi negli occhi con una gentilezza che, forse dovuta a quel momento così strano, mi fa sentire ancora più in colpa.
Passiamo tutto il resto del viaggio di ritorno in rigoroso silenzio. La mia testa è completamente assorta nei suoi pensieri, perché mi sento così? In fondo Colin è un ragazzo responsabile e sono sicura di potermi fidare di lui, almeno questo è quello che ho sempre creduto.

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