CAPITOLO 6

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«Ok, ok, siamo arrivate.»

Esclama ansiosa.

«È questo il posto?»

Domando allibita. Davanti a noi si erge un vecchio bar un po' malmesso, il classico che nei film è frequentato solo da motociclisti con giacca in pelle e stivali borchiati.

«Sì, perché?»
«Perché è pessimo per un primo incontro.»

Dico ovvia. Insomma in bar del genere ci vai solo per fare casino, per fare baldoria con gli amici, non per conoscere un ragazzo.

«Non l'ho scelto io.»

Si limita a rispondere facendo spallucce.
Con immenso riluttanza la seguo all'interno del locale.

«Allora, che tipo è?»

Le domando guardandomi intorno.

«Non lo so.»

Risponde con noncuranza mentre va verso il bancone.

«Come non lo sai? E come conti di riconoscerlo tra tutta questa gente?»

Sono sempre più esterrefatta.
Pamela mi fa un fugace occhiolino mentre si fa spazio tra due uomini belli tarchiati.

«Scusate signori... Scusi barman, è già arrivato un militare?»

Domanda tranquillamente.

«Ultimo tavolo sulla sinistra.»

Le risponde il ragazzo intento a finire di versare una decina di birre dalla spina.

«Ma come?»
«Visto? I barman sanno sempre tutto.»

Esulta lei vittoriosa. La seguo senza dire una parola fino al tavolo indicato dal ragazzo.

«Malcom?»

Domanda Pamela cercando di dimostrarsi coraggiosa.
Il ragazzo seduto al tavolo si gira colto di sorpresa in un evidente imbarazzo. Con movimenti impacciati, e del tutto estranei alla divisa che indossa, si alza per salutarla.

«Sì, Pamela vero?»

Tentenna titubante. Sembrano due bambini.

«Sì...»

Tra i due cala un silenzio imbarazzante che viene smorzato da Pamela.

«Lei è la mia amica Lilia, l'ho incontrata qui per caso...»

Mente spingendomi verso di lui.
La guardo male.

«Oh, molto piacere Lilia io sono Malcom.»

Vedendoli entrambi impacciati e goffi decido di stare al gioco.

«Piacere mio, sì ero venuta qui a prendermi qualcosa da bere.»

Sorrido pregando che quella situazione finisca.

«Che ne dite di sederci?

Domanda Pamela. Entrambi annuiamo e prendiamo posto al tavolo. Io schiacciata tra il muro e Pamela e Malcom seduto davanti a noi.

«Caspita, se vuoi posso chiamare un mio amico...»

Bofonchia impacciato il ragazzo, mentre con un movimento rapido digita sul telefono.

«No, no, non c'è bisogno... S-sono a posto così, grazie.»

Esclamo agitando le braccia, ma ormai è troppo tardi. Il suo volto sbiancato mi fa capire che ormai la frittata è fatta. Perfetto, che qualcuno mi aiuti.
Dopo una decina di minuti passati ad incespicare nelle frasi più semplici il mio cellulare vibra segnalandomi l'arrivo di un messaggio.

"Hey amore, come va lì? Io mi sto annoiando. "
da Colin

Sorrido immaginandolo a qualche pallosissima riunione mentre guarda l'orologio immobile. Sono talmente distratta dai miei pensieri che non mi accorgo nemmeno che Malcom ha parlato.

«Oh, eccolo è arrivato!»

Dice facendo un cenno con la mano in direzione del fantomatico amico. Pamela mi tira un gomitata ed a me per poco non scivola il telefono dalle mani.

«Aiutami!»

Bisbiglia piano in modo che solo io possa sentirla. Sbuffando mi piego per afferrare la borsetta e vi infilo velocemente il cellulare. Sono ancora piegata quando una voce mi fa sobbalzare.

«Che succede Malcom?»

Spalanco gli occhi mentre la bocca mi si secca all'istante. Non è possibile, non può essere. Ancora sotto schock mi alzo incontrando quello sguardo azzurro che ormai era solo un lontano ricordo.

«Lui è Jonathan.»

Dice Malcom ignaro di tutto. Proprio in quel momento anche lui si accorge di me e all'unisono sbianchiamo. Pamela sembra accorgersene perché mi posa una mano sulla spalla.

«Vi conoscete?»

Domanda curiosa. Un misto di emozioni indescrivibile mi invade la testa trasformandola in un campo minato di ricordi dolorosi. Senza dire una parola faccio cenno a Pamela di lasciarmi passare e, una volta in piedi esco di corsa da quel bar.

«Lilia aspetta!»

Al sentire il mio nome uscire dalla sua bocca molteplici lacrime mi rigano improvvisamente il viso senza che io ne abbia il controllo.
Lo sento corrermi dietro e, anche se so che non riuscirò mai a scappare, continuo a correre finché non mi ferma.

«Lilia, ti prego...»
«Non mi toccare!»

Urlo in preda ad un pianto disperato. Perché il fantasma del passato continua a tormentarmi?

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