CAPITOLO 51

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«Ma tua madre voleva parlare solo con me...»

Ribatto a bassa voce mentre cerco di capire quali siano le sue vere intenzioni.

«Primo, se dobbiamo essere pignoli lei non ha mai specificato di venire da sola, perciò io posso accompagnarti senza farti perdere punti simpatia, se è questo quello che ti preoccupa. Secondo, conosco fin troppo bene quella donna e so bene che di lei non ci si può mai fidare, perciò mi sembra naturale voler proteggere quella che considero la persona più importante per me, no? Terzo...»

Si avvicina precipitosamente al mio viso fino a far quasi toccare le nostre fronti.

«Lei ti ha inviato qui col solo scopo di farmi uscire allo scoperto. È da un paio di anni che sono riuscito a farle perdere le mie tracce ed ora che mi ha ritrovato scommetto che vuole usare tutti i mezzi di cui dispone per non perdermi più di vista... quella dannatissima maniaca del controllo.»

Continua lui con fare nervoso. Il suo volto è teso mentre la sua espressione è decisamente più cupa del solito. Stare qui non gli piace per niente.

«Che vorresti dire?»

Gli domando cercando di capire ciò che ha appena detto.

«Voglio dire che mia madre, solo perché mi ha partorito, crede di avere il diritto di comandarmi a bacchetta e decidere ogni singola cosa della mia fottutissima vita, inoltre, se non si fa quello che vuole, quella pazza invasata ti arriva sotto casa e ti assilla finché non l'accontenti. Non è capace di mollarti mai e non c'è modo di farglielo capire.»

Mi risponde sbuffando infastidito. Lo guardo aggrottando la fronte.

«Ed è un male? Credo significhi che ci tiene a te, no?»

Gli domando non riuscendo a capire il suo fare così scontroso nei confronti della madre. Che cosa potrebbe mai aver fatto di così opprimente nei suoi confronti?

«È quello che vuole farti credere lei. Anche se l'idea non mi piace per niente non voglio impedirti di incontrarla, anche perché non mi ascolteresti mai.»

Dice guardandomi torvo. Sorrido con aria colpevole.

'È vero, sarebbe dannatamente da noi... '
Già, proprio così...

«In ogni caso, non puoi impedirmi di accompagnarti e proteggerti dai suoi inganni, perciò...»

Velocemente fa il giro dall'auto e, svelto come una gazzella si intrufola in macchina.

«Andiamo.»

Conclude allacciandosi la cintura di sicurezza. Lo guardo a bocca aperta, senza sapere cosa dire. Lui è concentrato a guardare l'enorme cancello davanti a sé con uno sguardo indecifrabile, un misto tra rabbia e preoccupazione. Davvero la situazione è così grave tra loro due.

Dopo aver parcheggiato l'auto entrambi usciamo e, ho solo il tempo di richiudere la portiera che lui è già davanti a me. Senza dire una parola mi afferra saldamente la mano in una presa che sembra dare più conforto a lui che a me. Ok, così mi sta decisamente salendo l'ansia.

«Jace... rallenta per favore.»

Bisbiglio una volta entrati, cercando di non farmi sentire dal maggiordomo di mezza età che era venuto ad aprirci poco prima.

«Scusami...»

Mormora lui, quasi cadendo dalle nuvole. Davvero era così sovrapensiero da non rendersene conto? Direi che comincio a sentirmi sudare freddo.

«Eccoci qui, sua madre la attende dietro questa porta. Signorina Johnson, signorino Thompson, prego.»

L'uomo ci indica la porta con un leggero inchino che mi imbarazza molto. Non mi era mai capitato di vedere una cosa del genere.

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