CAPITOLO 15

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«E tu come puoi dirlo?»

Il suo sguardo è cupo mentre il suo tono di voce si fa più duro.

«Jonathan... Non possiamo sapere cosa sarebbe successo quella notte se tu avessi preso il suo posto, ma se fosse succeso a te io...»

Le parole mi muoiono in gola mentre un improvviso peso al petto mi costringe e respirare più velocemente. Nella mia mente riaffiora quella scena che ho cercato di cancellare disperatamente per anni e anni. Mi allargo il collo del maglione cercando di non farmi notare. Mi sembra quasi che tutta l'aria nel locale stia svanendo insieme alla mia stabilità.
A quelle parole i suoi occhi si spalancano leggermente, quasi sorpresi.

«Lilia...»

La sua voce ora è poco più di un mormorio. Distolgo subito lo sguardo cercando di allontanare quelle sensazioni e riprendere il controllo di me stessa.

«Insomma se ti fosse succeso qualcosa all'epoca mi sarei probabilmente sentita morire. Quando stavamo ancora insieme.»

Mi affretto ad aggiungere sottolineando il concetto. Sul suo viso, per un secondo soltanto, conpare una smorfia di tristezza e dolore.

«Ma non ora.»

Dice serio mentre si appoggia allo schienale della sedia.

«No, ora le cose sono diverse.»

Confermo stringendomi nelle spalle.

«Già.»

Sospira più a se stesso che a me.
Lo guardo improvvisamente incredula. Davvero lui era contento di venire qui e fare finta di niente? Oh, sono stato via cinque anni, ma, hey, due giorni fa ci siamo incontrati per sbaglio e quindi possiamo tornare insieme come se niente fosse!

«Già? Già. Davvero Jonathan, è tutto quello che hai da dire? Dopo che sei scomparso nel nulla e non ti sei nemmeno degnato di rispondere ai miei stupidissimi messaggi o alle mie cavolo di chiamate! Mi ha lasciata senza darmi uno straccio di spiegazione, senza nemmeno permettermi di aiutarti come tua ragazza. Sei sparito senza darmi l'opportunità di essere la tua ancora di salvezza per aiutarti ad affrontare i problemi che la vita ci pone davanti.»

Esclamo alzandomi dal tavolo. Non voglio continuare a soffrire per lui. I suoi occhi mi guardano colmi di tristezza e dolore.

«Lilia, io-»
«Non ha più importanza. Avevi ragione, mi serviva parlare con te per l'ultima volta perché ora so che è finita definitivamente. Addio Jonathan Christopher Thompson, ti auguro ogni bene.»

Senza aspettare una sua risposta esco dal bar e mi precipito in macchina, direzione casa. Sento gli occhi inumidirsi e, senza poterle controllare, calde lacrime silenziose mi solcano le guance bruciando come lava ardente al loro passaggio. Tutto il dolore della sua scomparsa, tutto il mio devastante desiderio di rivederlo, riabbracciarlo ed avelo di nuovo con me invadono la mia mente e mi provocano dolore come un improvviso schiaffo a pieno viso. Il nodo alla gola si fa sempre più grande e stretto mentre il mio pianto silenzioso si trasforma in richiamo disperato di salvezza. Una salvezza che ormai non so più dove trovare.

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