CAPITOLO 47

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«Lilia, sei davvero tu?»

Lo guardo incredula mentre mi sento lentamente cadere a pezzi. Sentendo tutti gli sguardi puntati su di me inizio a sudare freddo mentre la tensione nel mio corpo mi fa irrigidire come un tronco di legno.

«N-no t-ti sbagli...»

Biascico cercando di accennare ad un sorrido divertito che di felice non aveva proprio niente.

«Eh?»

Dalla sua espressione accigliata capisco che non sta capendo un bel niente di quello che sta succedendo e decido di giocarmi il tutto per tutto sperando di non finire male.

«Alec, da quanto tempo! Suvvia, sempre con questi scherzi, sai bene che il mio nome è Cassandra Smith.»

Dico quasi disperata cercando, il più celatamente possibile dagli occhi indiscreti degli altri dipendenti, di fargli intuire di reggere il gioco.

«Cassandra?»

Domanda continua a non capire. In quel momento mi sento crollare come fossi stata un debolissimo castello di carte letteralmente demolito dalla potenza del più grande dei tornado.

«Già, lei è Cassandra ed io sono George, lo sposo. Non ti ricordi più di noi forse?»

Jonathan arriva in mio soccorso come un principe azzurro a cavallo del suo destriero ed io non posso far altro che ringraziarlo mentalmente con tutta me stessa. Alec, nel sentire la sua voce si gira sbalordito e, dopo alcuni secondi di shock, che a me sembrano anni, sempre finalmente capire.

«G-George... ma certo! È davvero bello vedere che state ancora insieme e che vi state addirittura sposando!»

Esclama con un sorriso leggermente impacciato, ma che di sicuro è più veritiero del mio.

«G-già!»

Esclamo io cercando di simulare una risata felice. Davvero, com'è che le mie capacità recitative nel tempo sono diminuite così drasticamente?

«Va tutto bene signori?»

L'uomo ci si avvicina dubbioso. Oddio, speriamo che non se ne sia accorto!

«Benissimo grazie, il vostro dipendente qui presente è un nostro amico di vecchia data, anzi si può dire che sia anche merito suo se oggi io e la mia dolce metà siamo qui!»

Esclama Jonathan con un sorriso così radioso che quasi mi sento accecare.

«Dice davvero? Allora credo di dover essere davvero molto orgoglioso di mio nipote Alec!»

Esclama l'uomo appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo.

«G-grazie zio, ma io davvero non ho fatto nulla!»

Biascica Alec continuando a sorridere in maniera impacciata.

«Bene, se per voi non è un problema io inizierei ad assaggiare questi meravigliosi assaggi.»

Dice improvvisamente Jonathan levando tutti i presenti dallo stato di shock ed imbarazzo in cui ci troviamo.

«Decidiamo insieme il gusto del nostro matrimonio, mia meravigliosa sposa.»

Continua sorridendomi mentre posa la sua mano sulla mia in un gesto che appare così normale che quasi mi fa scoppiare a piangere dalla gioia. Effettivamente Pam ha ragione, anche se non l'ho mai ammesso a me stessa, state con lui è come riprendere a respirare.

«Ma certamente signori! Andiamo Alec, prepariamoci per la seconda portata.»

Esclama l'uomo trascinando via il ragazzo che ci rivolge un ultima occhiata sbigottita prima di sparire dietro la porta.

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