CAPITOLO 40

379 16 2
                                    

«Arrivo!»

Urlo uscendo di corsa dalla camera, cercando di non incespicare su Cody. Velocemente afferro le chiavi del portone e spalanco la porta.

«Sei arrivato...»

Borbotto lasciandolo entrare. Mi imbarazzata molto il fatto che lui sia qui visto che l'ultima volta che è stato qui siamo finiti a letto.

«E tu sei bellissima.»

Dice con un sorriso sincero, mentre accarezza la testa del mio cane con affetto.
Sorrido di rimando e, non appena me ne rendo conto, mi giro verso la porta richiudendola veloce.

«Tutto bene?»

Mi domanda probabilmente vedendo il mio fare nervoso e molto a disagio. Scuoto la testa cercando di sembrare il più convincente possibile, mentre lotto contro me stessa per lasciare più che posso il sorriso di cortesia che sono riuscita a fare.

«Certo, devo solo andare in bagno...»

Borbotto e, senza nemmeno aspettare una sua risposta, sparisco dietro alla porta del bagno.

'Detesto darti ragione, ma se continuerai così finiremo per diventare una pazza totale. '
Lo so, ci sto provando, ma non è da me mentire, fingere e imbrogliare.
'Tralasciando il fatto che non stiamo imbrogliando nessuno, io non credo che sia saggio farne parola con lui... Non ora per lo meno. '
E quando allora? Non so per quanto sarò in grado di continuare a mantenere il segreto senza esplodere come una bomba.
'E così sia allora! Se miss onestà vuole spifferare tutto, che faccia pure, tanto non sarebbe una novità. '
Ora non fare così con me. È per il nostro bene, non hai mai sentito il detto che dice che le bugie hanno le gambe corte? Prima o poi lo scoprirà e non voglio risultare l'ipocrita o l'approfittatrice della situazione!
'Certo, figuriamoci, come se già non lo fossimo con Colin. '
Che vuoi dire con questo?
'Dimmelo tu signore della sincerità. '
Se non la smetti giuro che-

«Sicura che vada tutto bene?»

La sua voce, proveniente da dietro la porta, mi riporta alla realtà.

«Sì, ho finito... Aspettami all'ingresso!»

Biascico risistemandomi in maniera estremamente superficiale i capelli ed il vestito.

Con te farò i conti più tardi.
'Quando vuoi tesorino. '

Senza prestare attenzione all'ultima frase della mia stupida coscienza, mi fiondo fuori dalla stanza e in pochi secondi lo raggiungo.

«Pronta?»

Mi domanda senza smettere mai di sorridere. Come fa ad essere così felice? Io non riesco nemmeno a capire cosa provo in questo preciso momento, figuriamoci riuscire ad esprimere tutto, sia positivo che negativo, in maniera così semplice e spontanea come lui.

«Sì, mi auguro...»

Rispondo mentre usciamo dall'appartamento.
In un rigoroso silenzio scendiamo le scale e, dopo un veloce cenno ad Arnold che ricambia con un sorriso fin troppo complice, usciamo dalla struttura.
L'aria fredda mi fa arricciare il naso all'istante, costringendomi a nasconderlo nella calda lana della mia sciarpa.

«Hai freddo?»

Mi domanda accorgendosi del mio gesto. Scuoto il capo e senza dire una parola lo seguo verso la macchina. È una strana sensazione quella che provo con lui, un insieme di nostalgia e ritrovata pace, come se con lui posso essere veramente me stessa. In fondo lui aveva sempre prestato attenzione ad ogni piccolo particolare, ed era proprio questo che lo aveva reso perfetto per me nonostante tutto il casino che aveva dentro. Anche Colin era sempre stato un ragazzo premuroso ed affettuoso, ma non si accorgeva mai quando stavo davvero male. A lui bastava dire che tutto andava bene che già cambiava discorso tornando a parlare del suo lavoro, ed io, dopo quasi cinque anni passati insieme, non ci facevo più caso.

'Sei stanca di vedere quando le persone stanno male anche se nessuno lo vuole fare per te, vero? '
Sì, ho passato la mia vita ad accorgermi dei problemi degli altri, mentre tutti facevano finta di non vedere i miei. È forse troppo chiedere di restituire il favore una volta ogni tanto?
'Siamo in una società dove chi pensa per se vince mentre le persone altruista vengono annoentate, quindi non fartene una colpa se le persone fanno schifo. '
Ma non tutti sono così...
'Non fare di tutta l'erba un fascio, sì, lo so, ma non si può salvare il mondo solo con queste frasi da biscotti della fortuna. '
Non si può salvare chi non vuole essere salvato...
'Già... E tu Lilia, vuoi essere salvata? '

Questa frase mi rimbomba nel cervello come un disco rotto che non riesci a levare. Salvata? Perché dovrei essere salvata, e da cosa poi? Il fatto che sappia entrambe le risposte è la parte più dolorosa di questo interminabile loop che, ormai, mi divora da giorni.

«Cosa c'è che non va?»

Mi domanda dopo una lunga pausa di silenzio nella quale la mia mente si è persa a cercare vie di fuga dal baratro nel quale mi ritrovo.

«Se ti rispondo "niente" mi credi?»
«Secondo te?»

Continua lui guardandomi di sottecchi.

«Presumo di no...»
«Ti conosco Lilia, conosco ogni cosa ed ogni sfaccettatura della tua persona. Non riusciresti ad ingannarmi nemmeno se fossi cieco.»

Aggiunge poi con una nota di divertimento nella voce.

«Forse è così...»
«Lilia, cosa c'è?»
«Ho un ragazzo.»

Sbotto come fossi una pentola a pressione. Improvvisamente l'atmosfera nell'auto si fa testa ed il nervosismo è così palpabile che me lo potrei mangiare col cucchiaio.
È però questione di un attimo che Jonathan ridacchia senza ombra di amarezza o rancore.

«Lo so.»

Dice soltanto senza guardarmi in faccia.

«C-come lo sai?»

La mia voce è così sconvolta che appare estranea persino alle mie orecchie.

«Lo sapevo già da un po'...»

Continua guardando fisso la strada.

«E non hai detto niente?»
«Non spettava a me dirlo, non credi?»

Finalmente i suoi occhi incrociano i miei e, per la prima volta, nel suo viso non riesco a leggere niente.

«I-io non capisco...»
«Non c'è niente da capire. Tu sei andata avanti con la tua vita, come era giusto che tu facessi e non te ne faccio una colpa, semmai sono io quello che ha commesso una cazzata dopo l'altra combinando quel casino.»

Sorride, ed ora finalmente vedo la tristezza rabbuiare i suoi occhi.

«M-mi dispiace...»

Biascico senza nemmeno sapere cosa dire.
Per tutto questo tempo lo sapeva e non aveva detto niente? Che piani aveva, insomma, io lo facevo per capire a chi fossero realmente rivolti i miei sentimenti, ma lui invece? E soprattutto, la cosa mi stava facendo piacere o no?

«Tu non hai niente di cui dispiacerti e se vuoi tornare a casa io-»
«Da quanto?»

Gli domando secca.

«Un paio di mesi.»

La sua voce è calma, ma nei suoi occhi riesco a vedere l'ansia che lo divora.

«Perché?»
«Perché tu sei il mio ossigeno Lilia, ed io volevo poter credere di avere ancora una speranza con la ragazza che mi ha rubato il cuore.»

ROOMmate 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora