CAPITOLO 38

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«Io sinceramente non so più cosa fare! È palese ormai che Jonathan, in un modo o nell'altro sia rientrato nella mia vita, ed è innegabile anche che io provi ancora qualcosa per lui, o non saremmo mai arrivati fino a questo punto, ma non posso tradire Colin, lui mi è sempre stato accanto, è sempre stato un ragazzo fedele e comprensivo nei miei riguardi. Insomma, stiamo insieme da circa cinque anni e non abbiamo ancora fatto niente e lui non mi ha mai forzata a fare nulla che io non ritenessi opportuno.»

Cammino su è giù per il salotto intervallando le mani dai capelli ai fianchi.

«Certo è anche che, non dico che non sia normale, ma comunque la gente dovrebbe sentire il bisogno di fare certe cose prima di festeggiare i cinque anni passati insieme, non che sia obbligatorio, più che altro normale vista anche la nostra età. Direi che ho disperatamente bisogno di un consiglio... Cosa faresti tu al mio posto?»

Mi volto di scatto fissandolo negli occhi in cerca di qualche sua risposta che però non arriva. Ricevo come risposta invece un lieve guaito prima di vederlo nascondersi velocemente il muso con la zampa cercando, probabilmente, di scomparire dal mio sguardo.

«Grazie Cody, tu si che mi sei sempre molto d'aiuto.»

Borbotto lasciandomi cadere su una sedia del tavolo.

«Questa proprio non ci voleva. È il fatto che io sia in difficoltà su questo punto non è nemmeno la cosa peggiore! Il peggio è che l'idea di quella pazza di Pamela comincia ad acquisire senso ad ogni minuto che passa senza che io abbia trovato una valida soluzione alternativa.»

Continuo sprofondando sempre di più nello sconforto.

«Forse potrebbe avere ragione... Insomma, analizziamo l'intera situazione: Colin starà via ancora per molto e non potrà accompagnarmi al matrimonio di Chassy che, a quanto pare, ha già invitato anche Jonathan, e poi non sarebbe un tradimento se tra me e lui non ci fosse nulla. Dopotutto voglio solo accertarmi definitivamente di cosa provo per lui e, nel caso non ci fosse niente, potrei definitivamente chiudere questa storia una volta per tutte ed andare avanti per la mia strada con lui!»

Esclamo alzandomi in piedi con uno scatto.

«Nel caso, invece, mi ritrovassi a capire di provare ancora qualcosa di veramente molto reale per Jonathan allora io... Credo che io lascerei Colin e valuterei cosa fare prima di rifare nuovamente gli stessi errori. Quello che è sicuro però è che non farò soffrire più nessuno, una volta messe in chiaro le cose, e questa è l'unica cosa che importa davvero, per ora.»

Concludo con così tanta convinzione da credere sul serio che tutta questa storia, al limite dell'assurdo, possa funzionare davvero. Così sembra pensarla anche Cody dal momento che mi corre incontro euforico.

«Grazie bello!»

Gli accarezzo il muso dolcemente, prendendo poi il mio cellulare da sopra il tavolo. Con la decisione di un ariete che sta per sfondare la porta compongo il numero e mi porto il cellulare all'orecchio.

«Pronto.»

La sua voce mi fa sussultare non appena risponde alla chiamata. Tutta la determinazione che, fino a quel momento mi aveva spinta a compiere quel gesto folle, ora era magicamente scomparsa lasciando posto al tipico imbarazzo che precede il disastro.

«C-ciao...»

Biascico cercando di prestabilirmi nella mente uno straccio di conversazione che possa risultare meno goffa del solito.
Lo sento ridacchiare piano mentre la sua voce si rilassa.

«Ciao.»

Ripete a sua volta permettendomi di riuscire a sentire il suo sorriso come se lo avessi davanti. Non so come, ma la cosa, un po', mi rilassa.

«Volevo parlarti.»
«A proposito di cosa?»

Mi domanda con tono calmo e rilassato.

«Sì, ecco, vedi, Chassy si sposa ed io sarò la sua damigella d'onore...»
«Già, me lo avevi accennato.»
«Sì, beh, vorrei che tu fossi il mio accompagnatore durante la cerimonia.»

Dico tutto d'un fiato chiudendo gli occhi dall'imbarazzo. La mia bocca si serra velocemente mentre trattengo il respiro in attesa di una sua qualunque reazione che non tarda ad arrivare.

«D'accordo, ti farò d'accompagnatore al matrimonio a patto che tu esca con me domani sera.»

Dice mantenendo il tono tranquillo e rilassato di prima. Spalanco gli occhi scattando in avanti come se, così facendo, potessi ritrovarmelo davanti per potergliene dire quattro.

«Cosa?»
«Ti vengo a prendere alle diciannove, ok?»

Domanda lui, ignorando la mia domanda.

«Non erano questi i patti.»
«Sì, lo so, e non ti ho mica chiesto di baciarmi non appena mi vedi, anche se devo ammettere che la cosa non mi dispiacerebbe affatto, lo dico soltanto per la buona riuscita del tuo piano.»

Esclama facendomi trasalire silenziosamente. Sbianco improvvisamente, cercando di cancellare dalla mia testa l'idea che lui sappia tutto del mio piano. D'altronde come potrebbe saperlo se l'ho appena deciso? Forse Pamela glielo ha detto, ma, conoscendola, so bene che lei non mi tradirebbe mai, non su questo argomento, almeno. Ed allora di che piano parla?

«Per non dare nell'occhio al matrimonio dovremo far finta di conoscerci molto, non credi?»

Continua, forse notando il mio improvviso silenzio.

«Sì, sì certo...»

Borbotto cercando di calmare il mio cuore che ha deciso di fare una scampagnata fino al Polo Nord.

«Va tutto bene?»

Il suo tono ora risulta curioso e leggermente sospettoso. Devo fare attenzione perché potrebbe scoprirmi, non è una novità il fatto che io, a quanto pare, risulti un libro aperto per il mondo intero.

«Sì, direi di sì.»

Affermo velocemente cercando poi di trovare un argomento che lo possa sviare dalla situazione.

«Allora va bene per le diciannove?»

Domanda lui, levandomi, senza saperlo, questo problema. Sbuffo arrendendomi alla mia perenne sfortuna.

«Va bene, ma solo per conoscerci meglio.»

Acconsento cercando di non rimuginare troppo sulla situazione nella quale mi sono cacciata.

«Perfetto allora!»

Esclama lui al settimo cielo. Sorrido spontaneamente, senza nemmeno rendermene conto fino a quando il mio sguardo non finisce sullo specchio davanti a me.

«Bene allora, ci sentiamo domani.»

Concludo cercando di mantenere una certa distanza. Non voglio risultare facile, o comunque troppo entusiasta della cosa perché potrebbe finire male, e poi io non lo sono affatto.

«A domani mio piccolo pidocchio.»

Sussurra prima di chiudere la chiamata. Non ho nemmeno il tempo di aprire bocca che una marea di ricordi mi bombardano la testa come se fosse appena esplosa la cassa nella quale avevo rinchiuso e segregato tutti i ricordi, belli e brutti, di noi due. Avrò davvero fatto la cosa giusta, ma soprattutto, davvero nessuno rimarrà ferito da questa mia decisione?
Senza pormi altre domande cerco nella rubrica il suo numero e, dopo averlo cliccato riporto il cellulare all'orecchio.

«Pronto?»

Risponde dopo un paio di squilli con la voce impastata dal sonno. Prendo un bel respiro prima di decidermi a parlare.

«L'ho fatto.»

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