CAPITOLO 49

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«Beh, vedendo la reazione della sposa posso tirare ad indovinare che tu le abbia detto la solita balla sulla madre morta.»

Continua la donna impassibile.

«Sono desolata se purtroppo non posso ancora soddisfare le tue aspettative, ma ho ancora molti problemi da risolvere, e la maggior parte sono causati da te e tuo fratello.»

Eh? Che? Fratello? Non solo mi ritrovo davanti sua madre è la propria di questo posto, ma scopro anche che ha un fratello?
Ma cosa sta succedendo? Come faccio a non sapere queste cose? Insomma non ci conosciamo da due giorni, certo, so che ci siamo conosciuti in un ambito diverso e che in quel momento avevamo altre priorità per la testa, ma io ho sempre creduto che fosse solo.

«Nessuno ti ha mai chiesto di farlo.»

Le risponde acido lui facendo per uscire dalla stanza quando viene nuovamente bloccato.

«Almeno qualcosa di vero glielo hai detto?»

Gli domanda sorridendo quasi divertita. Sembra di assistere in prima fila ad uno scontro tra cowboy a chi spara il colpo più letale.

«Questi non sono affari tuoi.»
«Ma che scortese che sei! Dopotutto a breve diventerà mia nuora.»

Esclama per poi ridere sommessamente, senza perdere nemmeno metà della sua grazia.

«Te lo ripeto per l'ultima volta: questi non sono affari che ti riguardano. Smettila di ficcare il naso nella mia vita.»

Sibila nuovamente Jonathan.

«N-non è come crede!»

Esclamo frapponendomi tra i due prima che la situazione precipito drasticamente e che la bomba Jonathan esploda radendo al suolo l'intero paese.

«Io e suo figlio usciamo davvero insieme, ma... Ecco, in realtà l'unica a mentire qui sono io!»

Dico tutto d'un fiato mentre inizio a sudare freddo. Cosa farò se sua madre mi odierà? Insomma, sarebbe sempre meglio che indurla ad odiare suo figlio, dopotutto non mi sembra essere una cattiva persona, né tanto meno una cattiva madre se si preoccupa dei proprio figli.

«Che intendi dire?»

Mi domanda rivolgendo il suo sguardo tranquillo dal figlio a me.

«Quello che voglio dire è che il mio vero nome è Lilia Johnson ed in realtà non sono la sposa.»

Inizio cercando di non biascicare a causa del panico che sta lentamente prendendo il controllo del mio corpo.

«Sono la damigella d'onore della sposa e ho finto di essere lei perché la vera Cassandra Smith ora è in ospedale a causa di alcune complicazioni del bambino, ma nonostante tutto non comunque rinunciare al suo matrimonio!»

Continuo cercando di trattenermi dal parlare a ruota libera, cosa che ho idea non stare funzionando affatto.

«Perciò, ecco, Jonathan non ha nessuna colpa! Sono io che ho iniziato questa cosa ed in un certo senso l'ho costretto a seguirmi, quindi la prego di non prendersela con suo figlio. Se prima ho reagito così non è per il motivo che lei crede, dico davvero.»

Dico sperando con tutta me stessa che lei, dopo l'enorme balla che ho raccontato in merito alla mia vera identità, mi possa crede davvero.

«Anche se ci conosciamo da molto, è da poco che stiamo uscendo insieme e non abbiamo ancora trovato il momento per parlare di cose private ed importanti come la famiglia, ma lui non mi ha mai detto di non avere una madre! Ho reagito così soltanto perché non avrei voluto che il nostro primo incontro fosse farcito di bugie, ci tenevo a poter fare una bella impressione alla famiglia di Jonathan, ma la prego di non colpevolizzare suo figlio per delle mie responsabilità.»

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