CAPITOLO 23

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Faccio un grosso respiro e premo il tasto verde. Cosa penserà vedendo che lo sto chiamando? Insomma, e se fraintendesse tutto? Non ho il tempo di trovare risposta alle mie domande che la sua voce spazza via qualunque cosa tutt'intorno a me.

«Lilia, stai bene?»

Il suo tono di voce è preoccupato. Lilia? Come fa a sapere che sono io? Si è salvato il mio numero in rubrica?

«Lilia, parlami!»

Dice cercando di capire la situazione, sentendo probabilmente il frastuono assordante della discoteca.

«S-sì, sto bene...»

Biascico sperando che mi senta.

«Ok...»

Sussurra imbarazzato.

«Ecco, ti starai chiedendo perché ti ho chiamato, non è quello che pensi, insomma io e te non siamo più niente ed io non voglio che tu possa fraintendere perché-»
«Lilia, va tutto bene. Non fraintenderò, te lo prometto.»

Mi interrompe fermando la mia imbarazzante parlantina senza freni.

«Ok... Ho bisogno del tuo aiuto. »
«Dove sei?»

Mi domanda, mentre sento strani rumori di sottofondo. Non mi serve Einstein per capire che si sta vestendo.

«Imperial Night Club...»
«Sei in una discoteca?»

Domanda sorpreso. Effettivamente, come lui sa bene, questi posti non sono i miei preferiti.

«Ma sei da sola?»
«Ti prego fai presto!»

Svio il discorso. So che è per questo che l'ho chiamato, ma preferisco dirglielo di persona. Magari la cosa risulterà meno stupida di quanto in realtà sia.

«Cinque minuti e sono lì.»
«Porta anche Malcom!»

Esclamo sperando che non mi chiuda la chiamata in faccia prima di sentire.

«Malcom?»
«Sì...»
«Ok...»

Mormora non molto convinto spegnendo la chiamata. A Pamela prenderà un infarto quando le dirò che lui sta venendo qui. Sono un genio!

'Scusa? '
Siamo un genio...
'Meglio. '

Mi affretto a tornare sui miei passi, ritrovandola, per fortuna, ancora lì intenta a slinguazzare con quell'italiano.

«Pam, a momenti saranno qui Jonathan e Malcom. Mi aiuteranno a trovare le altre ragazze...»

Sentenzio trattenendo le risate non appena la vedo saltare in aria alle miei parole. Si stacca subito dal ragazzo che sbuffa infastidito.

«Chi?»

Esclama guardandomi a bocca aperta.

«Malcom, il militare dell'appuntamento.»

Ripeto specificando.

«Cazzo!»

Esclama rovistando nella sua borsetta, probabilmente in cerca di uno specchio per vedere le condizioni in cui si trova.

«Hey, bambola-»
«E chiudi quella dannatissima bocca. È tutta la sera che parli delle lasagne di tua nonna o del pesce puzzolente di tua madre. Ma davvero in Italia vi eccitate con queste stronzate? Ah, e la prossima volta che provi a limonare qualcuno, assicurati di non avere l'alito che puzza di cazzo pisciato!»

Sbotta alzandosi e venendomi incontro. Vedo il ragazzo sbiancare e cercare di annusarsi l'alito senza farsi vedere. Cavolo, l'ha distrutto!

«Andiamo, cerchiamo quelle idiote.»

Borbotta trascinandomi per un braccio.

«Ma tu non dovevi scoparti quel bel pezzo d'italiano?»

La canzono ricordandole le sue stesse parole.

«Meglio un militare che ha una trivella tra le gambe, che un mammone con l'alito di pene!»

Tossisco alla sua risposta, rischiando quasi di soffocarmi con la mia stessa saliva.

«Pamela!»

La rimprovero fermandomi di punto in bianco.

«Che c'è?»

Non riesco nemmeno a finire di rimproverarla sui suoi modi di dire le cose molto volgari, che la mia attenzione viene catturata da lui.

«Sono arrivati.»

Sussurro facendo andare nel pallone Pamela.

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