CAPITOLO 50

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«Cosa? Dici sul serio? La madre di Jonathan?»

Chassy mi guarda sbigottita.

«Già... mi sono sentita più che idiota dopo averle detto la verità!»

Dico sprofondando nella malinconia mentre mi lascio cadere sulla sedia.

«Beh, ma se ti vuole incontrare significa che comunque hai attirato la sua attenzione, no?»
«E se volesse dirmi di stare lontana da suo figlio?»
«E perché mai dovrebbe farlo? Tanto sa anche lei che lui non le darebbe retta!»

Ridacchia Chassy passandomi un altro sacchettino.

«A proposito, quando hai detto che devi essere lì?»

Mi domanda mangiandosi un altro confetto.

«Sai che se continui a mangiare i confetti delle bomboniere non ne rimarrà nessuno per gli altri?»

Le ricordo allontanandole il sacchetto.

«E comunque voleva che fossi lì per le sedici.»

Rispondo chiudendo un'altra bomboniera.

«Beh, non manca molto alla tua ora, allora...»
«Non sei divertente.»

La ammonisco cercando di non pensare a quell'incontro più del dovuto.

«Comunque è stata la decisione migliore inviare le partecipazioni per email.»

Rifletto ad alta voce ricordando la strana email arrivatami due giorni fa.

«Beh, non sarà la formula più elegante, ma visto che il tempo stringe e la gente è costantemente impegnata quello era il modo migliore per avere le conferme subito.»

Mi risponde Chassy facendo spallucce. Già, siamo già arrivati al tanto agognato quanto temuto sabato ed i giorni prima del matrimonio cominciano ad essere sempre meno.

«E gli altri appuntamenti invece? Come sono andati?»

Mi domanda lei con aria curiosa.

«Beh, sono andati tutti benone. Anche in quelle occasioni mi ha accompagnata Jace e, dal momento che non dovevamo fingerci gli sposi è stato molto più divertente. Il fotografo poi si è proposto anche per il nostro futuro matrimonio perché ha detto che lo sguardo di due persone innamorate perse l'una dall'altra come nel nostro caso è raro quanto saper trovare un fotografo davvero bravo nel suo lavoro... chissà che diamine voleva dire con un paragone così orribile!»

Sbuffo concludendo un'altra bomboniera.

«Sono sicura che, a modo suo, fosse un bel complimento...»

Mi rassicura Chassy con un sorriso divertito.

«Voi due sembrate esservela spassata parecchio insieme in questi ultimi due giorni.»
«Sì, come ti ho già detto prima, ho deciso di dargli un'altra possibilità e quindi ora stiamo nuovamente insieme.»

Le ripeto iniziando a riempire un altro sacchettino coi confetti.

«Ed oggi l'hai sentito? Intendo ti ha detto qualcosa riguardo l'appuntamento con sua madre?»

Mi domanda dubbiosa. Scuoto la testa.

«No, non direi che ci siamo sentiti, piuttosto ha ignorato il discorso, o meglio non ne ha voluto parlare...»
«Che vuol dire che non vi siete sentiti? Oggi non ti ha ancora chiamata?»

Mi domanda accigliata mentre tenta di rubare un altro confetto.

«Ma perché dovrebbe chiamarmi scusa?»
«Ma che vuol dire "perché"? È il tuo ragazzo, no? Ovvio che deve accettarsi che tu stia bene tutti i giorni, soprattutto oggi!»

Esclama lei scioccata.

«Ma ti ho già detto che non ce ne bisogno-»
«Si può sapere come fai a dire una cosa del genere?»
«Chassy, io e lui stiamo convivendo. Non ho nessun motivo di chiamarlo se ce l'ho sotto le coperte!»

Sbotto io non riuscendo più a sopportare tutte quelle domande che, accumulandosi a quelle che mi stavo facendo io stessa riguardo all'appuntamento, non facevano altro che darmi ancora più ansia.

«Eh?»

I suo occhi si spalancano mentre mi fissa a bocca aperta.

«Non mi dirai che gli hai fatto inzuppare pure il biscotto!»

Il suo sorriso si allarga ulteriormente quando vede che la mia risposta tarda ad arrivare.

«Non ci posso credere, finalmente Lilia Johnson è diventata una donna a tutti gli effetti!»
«Hey, non esagerare! Non è che per diventare donna bisogna perdere la verginità, il tuo è un concetto profondamente superficiale.»
«Sì mamma... ma chi vuoi prendere in giro! Come ci si sente ad aver finalmente inaugurato la ferrovia?»

Il suo sguardo è famelico. Si vede lontano chilometri che brama dettagli in merito.

«Ti prego smettila di dire queste cose... si può sapere da quando sei diventata Izzy?»

Le parole mi escono dalla bocca in maniera così naturale che solo a fatto compiuto mi rendo conto di ciò che ho detto. Nella stanza cala un silenzio di tomba.

«Mi dispiace...»

Biascico dopo un po', non sapendo che altro poter dire per alleggerire quella situazione.

«Non fa niente, non è colpa tua.»

Chassy mi sorride gentile, ma mi accorgo subito che dietro quell'apparenza di sorriso c'è solo una profonda tristezza.

«Credo sia meglio che tu vada ora, manca davvero poco all'ora dell'appartamento e se arrivi in ritardo non farai certo una bella figura.»

Mi dice cercando di non farmi sentire in colpa. Tutti i suoi sforzi non fanno altro che sortire l'effetto contrario, facendomi sentire ancora più in colpa di prima.

«Chassy... io... ecco, mi dispiace. Dico davvero-»
«Lilia, non è colpa tua. Tu ora sei qui ed è questo quello che per me conta.»

Sul suo volto ora non c'è più traccia di nessun sorriso.

«Ed ora vai novizia donna, altrimenti madre Statana ti mangerà tutt'intera!»

Esclama lei cacciandomi letteralmente da casa sua. Sbuffo guardando l'ora sul telefono. Cavolo sono in ritardo! Scendo di corsa le scale e mi precipito in macchina. Aziono il navigatore e, dopo un paio di crisi isteriche ed innumerevoli brutte parole contro i semafori rossi ed un paio di vecchiette che dovevano attraversare la strada, che a confronto le lumache sono un'andatura normale, finalmente arrivo sul luogo indicato. Davanti a me erge un'enorme villa bianca che si può tranquillamente definire il sogno di qualsiasi persona sulla terra.

«Ma è davvero questo l'indirizzo?»

Mi domando pensando tra me e me ad alta voce. Ricontrollo un altro paio di volte l'indirizzo per accertarmi che fosse quello giusto. Davvero la madre di Jonathan abita in un posto del genere? Ora mi sento terribilmente a disagio, non mi sono nemmeno messa chissà quale bel vestito.
All'improvviso sento bussare sul finestrino accanto a me e rimango basita nel vederlo.

«Ma che ci fai tu qui?»

Gli domando una volta abbassato il vetro.

«Beh, non potevo certo lasciarti affrontare quella stronza di mia madre tutta da sola, no?»

ROOMmate 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora