CAPITOLO 11

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Mi sveglio di colpo mettendomi a sedere. Punto lo sguardo ancora assonnato sull'orologio sopra la tastiera che segna le cinque esatte. Oggi è oggi... Dannazione! Sbuffo andando in bagno a prepararmi per quella che sarà la giornata più difficile dopo quella di cinque anni fa. Dalla porta spunta anche la testa di Cody che, sprizzante di energia, trotta girandomi tutt'intorno.

«Quasi quasi mando te a lavorare al mio posto, cosa ne dici bello?»

Gli accarezzo dolcemente il muso, mentre lui scodinzola entusiasta.
Svogliatamente mi faccio una doccia fredda per cercare di svegliarmi da quello stato di coma che mi annebbia i sensi. Avvolgendomi come un salame nell'accappatoio, mi posiziono davanti all'enorme specchio osservando inorridita il mio riflesso. Sono un mostro: ho i capelli arruffati ed annodati, due occhiaie più nere del colore stesso, le guance disegnate dai solchi delle fodere impressevi lungo la notte e, ciliegina sulla torta, un enorme brufolo troneggia fiero sul mio naso.

«Qui ci vuole un miracolo... Fortuna che mi sono svegliata con largo anticipo sulla tabella di marcia!»

Borbotto afferrando spazientita la spazzola e pettinato quel nido di chioma. Dopo una marea di parolacce ed altrettanti gemiti di dolore finalmente riesco a legarli in una coda di cavallo. Mi lavo il viso e faccio del mio meglio per renderlo presentabile, poi torno in camera e mi affretto ad indossare un paio di jeans bianchi ed un maglioncino rosso. Devo sbrigarmi perché quando non c'è Colin ad aiutarmi, tutti i lavori di casa toccano a me. Mi precipito di corsa in cucina e, dopo aver fatto un veloce colazione, mi infilo il cappotto e lego Cody al guinzaglio.

«Ok Cody, è ora di fare la passeggiata.»

Il cane comincia a trotterellare euforico, impaziente di uscire per fare cose da... Cani.

'Beato lui... Avere noi una vita facile come la sua! '
Già...

Fuori il tempo non è dei migliori. Alzo la testa cercando di decifrarne l'andamento. Missione fallita. Una cosa è certa, non farò mai la metereologa. Camminiamo lungo la via fino ad arrivare in un pacchetto, il preferito di Cody. L'aria è gelida e l'asfalto leggermente ghiaccio, tant'è che un paio di volte sono quasi finita a gambe all'aria. Mi piace passeggiare in giornate come queste, mi aiuta a pensare, e poi, anche se non mi piacesse, dovrei comunque farlo.
Dopo una ventina di minuti di calma e tranquillità osservo l'orologio rendendomi conto che manca meno di mezz'ora alle otto. Imprecando mentalmente corro per i marciapiedi verso l'appartamento, seguita da Cody che si diverte come un matto.

«Prima o poi mi tatuerò un orologio sul palmo, almeno, se non altro, mi ricorderò di guardarlo!»

Esclamo tra una boccata e l'altra a causa del fiatone. Con la poca forza che mi rimane salgo le scale ed apro la porta. Successivamente libero Cody che, tutto soddisfatto della passeggiata se ne torna nella sua cuccia a mordicchiare l'osso di gomma. Velocemente afferro le mie cose e mi precipito nuovamente fuori casa. Ti prego, fa che non arrivi in ritardo anche oggi!

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