CAPITOLO 52

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«Molto bene, se è questo quello che pensi allora lascia che ti parli di Jonathan Christopher Thompson.»

Dice con un sorriso che ha tutta l'aria di voler mettere a dura prova la mia pazienza.
Vuole parlarmi di suo figlio? Ma a che gioco sta giocando?

«Ora basta! Lilia andiamocene.»

Sibila Jonathan al limite della pazienza. Mi giro verso di lui per cercare di calmarlo, ma sul suo viso leggo un'espressione di puro terrore. Ma cosa sta succedendo?

«Ma come, non ti ho insegnato che è maleducazione interrompere una discussione altrui?»

Continua la donna accennando ad un leggero sorriso di trionfo. Ok, non ci sto più capendo niente. Ma in che razza di situazione surreale sono finita? Mi sembra di essere in un incubo...

«Tu sei l'ultima persona che può fare finta di comportarsi come farebbe una madre.»

Sputa acido lui. Ormai è questione di istante e Jonathan esploderà come un'enorme bomba ad orologeria. Qui bisogna fare qualcosa per calmare le acque prima che tutti i presenti finiscano inondati.

«Molto bene, è evidente che qui io e Lilia non riusciremo a gustarci il nostro tè in pace.»

La donna si alza con un'eleganza a dir poco sbalorditiva e mi sorride con aria impassibile.

«A questo punto, mia cara, la decisione spetta a te: o te ne vai insieme a Jonathan o mi segui per scoprire cosa quello che lui non ti direbbe mai.»

Continua lei camminando con tranquillità verso un'altra porta. Che diamine vuol dire che devo decidere io? Come posso decidere ora che la curiosità mi si è insinuata in tutto il corpo? Non ho mai visto un'espressione tanto terrorizzata sul volto di Jonathan, e so benissimo che, anche se ora decidessi di andarmene con lui, lui non mi direbbe niente e svierebbe il discorso come fa sempre. Dev'essere quindi una cosa molto importante ed altrettanto brutta per fargli fare una tale reazione. D'altra parte posso davvero fidarmi di quello che dice questa donna? Insomma, mi ha appena chiesto di lasciare suo figlio e non credo che si arrenderà così facilmente al mio rifiuto.

«Fai quello che ritieni più saggio, ma sappi che ciò che ti dirò se mi ascolterai riguardo a mio figlio, potrebbe farti capire molte cose, e poi credo che per voler stare così tanto insistentemente con una persona bisogna anche conoscere tutti i suoi lati...»

Dopo aver aperto leggermente la porta si gira verso di me e mi guarda con fare tranquillo. Ma non si rende conto nemmeno un pochino di che razza di pressione mi ha messo addosso?

«Anche quelli che quella persona cerca di tenerti nascosto.»

La guardo cercando di far luce in testa. Qualsiasi decisione io prenda non potrò più tornare indietro. Non mi resta che sperare di fare la cosa giusta.

«Lilia, non le dare retta. Andiamocene via e-»
«Questa non è una tua decisione.»

La voce della donna si fa improvvisamente più dura ed autoritaria.

«Hai paura di poterla perdere? Se davvero ti ama come dice di amarti allora non hai nulla da temere, dico bene?»

Spalanco gli occhi nel vedere sul viso della donna un'espressione così tanto familiare. È la stessa aria di sfida ha Jonathan... Se prima c'erano dubbi sul legame di parentela di questi due, ora non ci sono più dubbi.

«Sempre con questi giochetti... se fossi stato in te non sarei mai venuto, ma almeno, visto che sei qui ed io sto facendo quello che vuole, lei dovrà per forza mantenere la parola data.»

Esclama Jason sospirando e scuotendo leggermente la testa. Giochetti? Che significa?

«Allora verrai con me o no, Lilia Johnson?»

Nell'enorme stanza cala il silenzio. Tutti gli occhi sono puntati su di me. È ora che io facci la mia scelta.

«D'accordo»

Dico con il tono più fermo e deciso di cui dispongo in questo momento.

«Ascolterò ciò che hai da dirmi.»

Termino la mia frase guardando la donna dritta negli occhi. Non voglio darle l'impressione di essere così facile da piegare, perché infatti non sa con chi ha a che fare. Le farò vedere di che pasta è fatta Lilia Johnson.

«Eccellente, allora seguimi.»

La donna sorride soddisfatta e spalanca la porta di quello che si rivela essere uno studio dal delicato stile vittoriano.

«Lilia...»

La voce di Jonathan è quasi un sussurro. Mi volto verso di lui con il sorriso stampato sulla faccia.

«Non ti preoccupare per me, so quello che faccio.»

Lo rassicuro per poi entrare nella stanza. Ora siamo solo io e lei, da sole.

«Molto bene Lilia, scelta molto coraggiosa la tua.»

La donna continua a sorridermi con quelli che a me sembra sempre di più un sorriso di circostanza, senza accennare a cambiare espressione.

«Con tutto il rispetto, voglio mettere subito in chiaro una cosa, se mi chiederà nuovamente di lasciare suo figlio, la mia risposta non cambia. Io amo suo figlio e non sono intenzionata a lasciarlo andare solo perché me lo chiede lei.»

Esclamo tutto d'un fiato cercando di mantenere una postura dritta ed un'aria sicura di me. Io non sono debole e non mi farò mettere i piedi in testa da lei.

«Non ho alcuna intenzione di fare nulla di simile.»

Dice la donna, mentre si siede dall'altra parte della grande scrivania, proprio di fronte a me.

«Io, come ho detto prima, voglio parlarti di mio figlio, poi sarai tu a decidere se continuare a stare con lui o andartene per la tua strada.»

Continua diventando improvvisamente seria.

«Ma non voglio che tu fraintenda, non voglio obbligarti ad ascoltare quello che ho da dire. Se non ti fidi di me, o credevi solo che io ti avrei ordinato di lasciare mio figlio puoi anche andartene ora.»

Conclude guardandomi con due occhi di ghiaccio. Certo che Jonathan, per quanto lui la possa odiare, le assomiglia davvero molto.

«Ho detto che l'avrei ascoltato, perciò non me ne andrò.»

Affermo prendendo la mia posizione. Speriamo che questa sia la scelta giusta da fare.

«Molto bene, voglio solo dirti un ultima cosa prima di parlarti di lui.»

I suoi occhi penetranti mi scrutano attentamente, come se potessero farmi la radiografia accurata dei miei sentimenti.

«Ci sono sempre state molte ragazze a gironzolare intorno ai miei figli, ragazze avide ed assetate di ricchezza e potere. Se tu sei una di loro allora non avrò alcuna pietà di te. Perciò ti consiglio di uscire da questa casa il più velocemente possibile e di non avvicinarti più a mio figlio, se non vuoi che le cose si mettano molto male per te.»

Continua sempre più seria. Mette davvero i brividi...

«In caso contrario, sarò ben lieta di raccontarti la storia della nostra famiglia, dopotutto se tu vuoi entrare a farne parte devi sapere in che situazione ti stai cacciando.»

Conclude tornando a sorridere. Ok, questa donna può essere davvero spaventosa.

«Sono pronta ad ascoltarla.»

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