34. un peso

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<D'accordo, so già che fare per il momento.> disse Bonnie poco dopo il racconto di Weap.

<Tipo?> chiese egli.

<Lui è collegato alla tua mente, quindi dobbiamo scoprire i suoi piani con qualche incantesimo, anche se è molto difficile. Una volta che sapremo questo dovrai lavorare per cacciarlo dalla tua mente e ti aiuteremo io e lui. Anche se lui non è molto utile, ti darà supporto morale.>

<G-già.> commentò Peter.

<Vogliamo cominciare subito?> Weap annuì. Bonnie si alzò in piedi, andò verso un tavolo da pranzo e iniziò a preparare il tutto per l'incantesimo.

Weap tremava, sapendo ciò che stava percorrendo e cosa potesse succedere.

<Ehi... sei più agitata del previsto...> commentò Peter.

<Già, tranquillo, mi passerà.>

<Fatto, vieni pure Weap.> Weap si alzò, si distese sul tavolo e Bonnie iniziò l'incantesimo.

<Concentrati, chiudi gli occhi e cerca quella piccola parte di lui che si trova in te.> Weap eseguì.

Si trovò davanti ad una porta, una completamente rossa. Decise di provare ad aprirla ma una voce alle sue spalle la bloccò.

<Credimi, non farlo, sai non sono un bugiardo.>

<Davvero creatura.>

<Oh ti prego, non chiamarmi creatura, chiamami Devoratrix, in latino "divoratore".>

<Perchè questo nome?>

<Beh... io io voglio il caos, voglio il potere, sono un fratello della notte, uno dei più potenti, anche se per essere così sono obbligato a nutrirmi come tutti gli esseri viventi.>

<Nutrirti di cosa?>

<Anime, magia, potere... sono un mangiatore di potere, un divoratore di potere. Mi di tutto ciò che riesce a rendermi potente, tu sei tra questi... Weap.>

<Perchè a che ti serve?>

<Io sono sincero, mica stupido, non posso raccontarti tutto...> la voce iniziò a scomparire nel vuoto.

<Aspetta!> tentò Weap, senza nessun risultato. Si voltò verso la porta rossa, si avvicinò nuovamente.

<Se non parli la apro chiaro?!> urlò. Nessuna risposta, così si fece coraggio e la aprì, tutto d'un tratto vennero delle visioni nella sua testa.

Vedeva una mano che schioccava le dita, vide una persona scomparire come polvere, urla, distruzione. Poi vide la gemma dell'anima, le sue mani viola che iniziarono a diventare gialle. Venne cacciata fuori dalla stanza.

<Ti avevo detto di non farlo!> urlò la voce.

<Che...c-cosa?>

<Cosa pensavi di risolvere in questo modo?>

<Magari saresti venuto di nuovo infatti eccoti qui.>

<Non dovevi farlo... cosa vuoi sapere.>

<A quale scopo fai questo?> non rispose.

<Perchè non rispondi? Rispondimi!> iniziò a urlare ripetutamente.

<Basta! Non risponderò, pensi sia così facile? Sei una povera illusa!>

<Tanto ho tempo, non mi puoi cacciare!>

<Ma posso farti soffrire, per me è facile.>

<Ti prego! Troviamo un accordo no? Non c'è bisogno di distruggere il mondo!>

<È il mio lavoro... come sta tua sorella... Wanda, o tuo fratello Pietro, o i tuoi genitori, o Natasha, Steve, come stanno?>

<Sai benissimo che non sono più nella mia vita.>

<Sicuramente un motivo valido, sai dirmi quale?>

<Non ti ascolto, la la la.> iniziò a girare intorno a se, ma Devoratrix la bloccò, mostrandoli una visione: gli Avengers ridevano, sembravano felici.

<Sono felici, senza di te. Non hai mai pensato che da quando sei arrivata hai creato sempre problemi? "Sono una ragazzina sperduta, dovete salvarmi! Salvarti, salvarti, salvarti. Gira sempre tutto intorno a te, si sono stancati. Un... peso...> Weap si alzò di colpo, procurando uno scatto di paura a Bonnie e Peter.

<C-cosa è successo? Ci hai spaventata.> iniziò Bonnie.

<Un peso...> disse sotto voce Weap, prima di iniziare a piangere. Per non farlo notare scappò in giardino, si mise davanti il lago e scoppiò solo allora.

<Va a quel paese! Sei un parassita!> urlò riferendosi alla voce.

<Weap!> iniziò Peter correndo verso la ragazza. <Che è successo?!>

<Io lo odio! Mi fa male la testa, non riesco a pensare o penso a lui, non riesco a dormire sennò lo sogno non posso chiudere gli occhi o sentire qualcosa o lo sento, non posso usare i miei poteri  o mi divorerà! Non c'è la faccio più.>

<No, non dire così. Andrà tutto bene, lo batteremo insieme, poi tornerà tutto come prima!> La ragazza non rispose. <O sbaglio?> chiese confuso e in attesa di risposta.

<Non sbagli, grazie Parker.> si avvicinò a lui e lo abbracciò, iniziando ad inalare il suo dolce profumo, mentre il suo cuore pulsava. Si staccò poco dopo e tornò in casa.
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La sera giunse alla porta, così i ragazzi cenarono nel quasi assoluto silenzio.

<Venite vi faccio vedere la camera... si è solo una dovrete condividerla...>

<Si d'accordo.> rispose Weap. Subito dopo corse al piano superiore e si fece una bella doccia, per poi tornare in camera ed infilarsi i suoi abiti da notte. Si buttò sul letto, con una penna ed il suo diario in mano.

"Caro diario,

Sono scappata di casa per risolvere i miei problemi, anche se sono stata accompagnata, cosa non prevista dai piani. Infatti non mi aspettavo un Peter Parker in viaggio con me..."

Venne interrotta dall'entrata di Peter in camera, appena fuori doccia. Cercò di non osservarlo per rispetto, anche se la curiosità la mangiava viva.

<Ragnetto per piacere puoi vestirti, non rise so a co-scrivere.>

<Oh già, si faccio subito.> iniziò a guardarsi intorno. <Piccolo problema, io non ho preparato la valigia...> Weap alzò lo sguardo su di lui.

<Umh-eh n-nel mio zaino che dovrebbe essere la felpa che mi hai prestato mesi fa, ricordi?>

<Si...> iniziò a rovistare nel suo zaino, non concludendo nulla. La rossa arrivò in suo soccorso. Si sfiorarono le mani, riuscendo a percepire il tremolio di entrambi per l'imbarazzo.

<Tieni.> concluse Weap recuperando la felpa.

<G-grazie.> Weap tornò sul letto e si mise a scrivere.

"Peter Parker, mi mette in pericolo, eppure mi sento così al sicuro tra le sue braccia. Allora mi chiederai, per quale motivo ti mette in pericolo?"

il diario di Weap Stark.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora