23: Justin

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Più di un mese fa ho preso la decisione sofferta di scappare da New Hope per trasferirmi a Boston con mio padre. Ero arrabbiato, sentivo come se avessi rovinato la vita a tutti i miei amici e ai cittadini di New Hope che, fino a qualche tempo prima, mi ero ripromesso di proteggere.
Quella città è la mia casa e l'ho abbandonata, dopo averla quasi distrutta, senza alcuno scrupolo. Ho lasciato la mia più cara amica, Samantha Fletcher, la ragazzina che più adoro al mondo e che, se potessi, porterei con me ovunque; ho lasciato Aaron, una persona che, seppur abbia commesso degli sbagli madornali, aveva ricominciato a vedermi come un amico. Infine, ho lasciato Zoe Evans, la ragazza per la quale provo qualcosa e che, se solo non le avessi spezzato il cuore, ora sarebbe mia.
Mia e di nessun altro.
Il mese trascorso a Boston non è stato divertente come avevo presupposto; avevo delle aspettative e mio padre, forse con poca sorpresa, è riuscito a distruggerle in pochi giorni.
Aveva promesso che mi avrebbe fatto fare un tour della città, che avremmo passato più tempo insieme e, soprattutto, che non ci sarebbero stati più segreti.
Erano tutte bugie ma non potevo ancora saperlo.
"Papà, ti hanno spedito una lettera" dissi mentre tornavo da lui in salone.
Papà mi guardò e sorrise in modo sbieco; sapeva di cosa si trattasse e odiava pensarci.
"Passamela" rispose scocciato.
"C'è scritto che proviene dall'esercito" affermai leggendo sulla busta.
"E allora? Passami quella cazzo di lettera!" insistette diventando sempre più austero.
Gliela passai e aspettai che la esaminasse con cura; intanto, mi mordevo freneticamente le unghie, guardandolo di traverso.
"Merda!" imprecò di colpo.
In tv stavano trasmettendo una partita di basket e accanto a mio padre, sulla spalliera del divano, c'era una bottiglia di birra.
"Che succede?" chiesi con agitazione, avvicinandomi a lui.
Si alzò dal divano e corse in camera; colpì più volte la porta e urlò delle parole che odio ripetere a me stesso.
Stava succedendo qualcosa di orribile e ne ero certo, non solo perché papà aveva dato di matto ma perché si trattava di una lettera da parte dell'esercito.
All'inizio pensai dovesse ripartire ma, successivamente, scoprì che non era affatto quello il problema.
"Ti hanno licenziato?" gli sbraitai contro la mattina dopo.
"Non esagerare le cose; mi hanno semplicemente detto che per ora non hanno bisogno di me" rispose tranquillamente, bevendo un sorso di birra e pulendosi la bocca.
"Certo, perché hai fatto a botte con alcuni dei tuoi compagni e ti hanno beccato a bere almeno cinque volte!" urlai ancora.
"Sono un uomo stressato e la gente si diverte a provocarmi."
Rise divertito.
"No, tu sei solo una delusione e un bugiardo; avevi detto che le cose sarebbero andate meglio."
"Infatti è così! Guardati ora, vivi a Boston, in una vera città, con delle vere persone che non ti porteranno sulla cattiva strada" mi contesta.
"Vuoi dire come fai tu?" chiesi guardandolo con disprezzo.
Papà ammutolì e posò sul tavolo la bottiglia di birra; l'avevo ferito e non lo stava per niente nascondendo.
"Dovrei tornare dai miei amici" dissi.
"Non ci pensare neanche."
Si avvicinò minacciosamente a me; barcollava a causa di tutto l'alcool che aveva bevuto.
"Mi dispiace ma ho già deciso" risposi serio.
Mi diressi in camera e presi la mia roba; sarei partito quella notte stessa e avrei preso un treno per tornare a New Hope.
Misi tutto in un borsone e corsi nuovamente in salotto, ritrovando papà davanti alla porta.
"Cosa hai intenzione di fare? Tornare in quel mondo fatto di demoni e morte?" mi chiese frustrato.
"Sei stato tu a stringere un patto con il re della morte, non ho chiesto io questa vita" ribattei e l'obbligai, con un'occhiata colma di rancore, a spostarsi.
"Ero disperato e non volevo perderti per sempre ma, se solo avessi saputo che saresti diventato così..."
"Cosa? Così mostruoso? Così cattivo? Papà, io non ho mai fatto del male a nessuno!" sbottai.
"Se fosse vero il tuo lato oscuro non si sarebbe mai attivato" dichiarò e i ricordi tornarono veloci nella mia mente, sommergendola di brutti pensieri.
Non potevo tornare a New Hope, avevo causato troppo dolore e portato troppe morti in quella città; non meritavo di viverci.
"Pensaci bene, Justin; hai già fatto soffrire troppe persone" aggiunse e mi guardò sconsolatamente; di sicuro pensava che non fossi all'altezza di un eroe, che non avrei più potuto proteggere nessuno.
Me ne andai comunque e lasciai papà in balia del suo destino, senza un soldo e pieno di sensi di colpa.
Salì su un treno per New York e mi stabilì da quelle parti per un po'.
Ho trascorso notti insonni a chiedermi cosa ci fosse di sbagliato in me, perché non fossi in grado di comportarmi come un reale essere umano; poi ho capito:
non lo sono, e nulla potrà cambiare questa dura consapevolezza.
Per un sedicenne dal faccino angelico come me non è stato affatto difficile trovare un motel dove dormire la notte e, passata una settimana in quel posto squallido e pieno di topi, ho deciso di chiamare Aaron.
Non ha risposto, nonostante i miei numerosi tentativi; mi costava ammetterlo ma avevo bisogno di lui, in quel momento più che mai.
Aaron è il mio più caro amico da quando ne ho memoria, la mia vita senza di lui sarebbe stata piatta e priva di significato. Quando credevo di essere un mostro, di non meritare la seconda chance che il re della morte mi aveva conferito, mi bastava guardare Aaron per rendermi conto di quanto diamine mi stessi sbagliando.
Lui ha scelto la via del male, io quella del bene; stiamo entrambi camminando in strade opposte ma che, prima o poi, saranno destinate a incontrarsi.
L'ho chiamato molte volte quel giorno ma non è servito a nulla; più passava il tempo, più sentivo la necessità di tornare a New Hope e chiarire con i miei amici.
Non ho resistito ancora a lungo e sono salito a bordo di un nuovo treno, questa volta per la mia città natale, dove speravo di rimettere tutto a posto.
Mentre ero seduto accanto al finestrino e guardavo il paesaggio cambiare, una ragazza si è seduta accanto a me.
Mi ha guardato cordialmente e ha sorriso con fare timido, leggendo poi un libro.
L'ho trovata bella, non lo nego; assomigliava a mia madre e ciò, in quel preciso istante, ha fatto sorridere anche me.
La mamma. Se solo fosse qui ora, se solo non fosse scappata tanti anni fa senza lasciare alcuna traccia, forse oggi sarei una persona diversa e il mio lato oscuro non si sarebbe mai attivato.

Spazio autrice:
Capitolo nuovo su Justin, cosa che nella vecchia versione non esisteva, ma qui ho voluto dare una caratterizzazione più forte anche a lui. Spero vi piaccia.

Undead 2 (Il Libro Degli Spettri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora