Sono passate esattamente tre settimane da quando Justin è andato via, ed è da tre settimane che ho smesso di credere nell'amore.
Ho evitato di passare nei posti che mi ricordassero lui -eccetto la dimora della mia migliore amica-, di guardare le foto che gli ho scattato qualche mese fa nel bosco e di ripensare al suo sguardo nel momento preciso in cui è scappato con suo padre.
Mi ha abbandonata dando retta ai suoi demoni interiori e ai sensi di colpa che lo stavano divorando, piuttosto che restare con me e ascoltarmi.
L'avrei aiutato e, senza ombra di dubbio, l'avrei fatto più di suo padre.
A quell'uomo non importa nulla di suo figlio, vuole semplicemente sentirsi importante grazie alla consapevolezza che Justin abbia riposto tutta la sua fiducia in lui.
Ma a compensare la mia rabbia interiore c'è qualcosa di molto più bello, una festa che ho sempre amato ma che non ho mai festeggiato come avrei dovuto da quando la mamma è morta:
Il Natale.
"Ok, fatemi vedere un po' quel tacchino, spero sia abbastanza grande per sfamare tutti quanti" dico aspettando che mio padre e Sam tirino fuori la teglia dal forno.
Non avrei mai immaginato che organizzare una festa fosse divertente o che potesse interessarmi ma, pur di non pensare a Justin, avrei cercato qualsiasi tipo di distrazione, anche la più stupida, se solo mi avesse permesso di distogliere la mia mente da quel ragazzo.
"Cavolo se è pesante!" si lamenta Sam.
Si è messa in tiro per l'occasione, indossando un vestitino rosso e sistemandosi i capelli in una coda.
"A chi lo dici? Almeno mi farò dei bei muscoli" scherza mio padre mentre posano la teglia contenente il tacchino al centro del tavolo.
Lo osservo attentamente, poi ne respiro l'odore; non è come mi aspettavo ma il cibo pare commestibile.
"Vi siete superati, davvero" affermo sorpresa.
"Non hai ancora visto la torta che ho preparato seguendo la ricetta di zia Claire; mi servivano delle zampe di rana per aromatizzarla ma non ho fatto in tempo a trovarle, quindi ci accontenteremo della vaniglia" risponde Sam sogghignando come farebbe suo fratello dopo aver dato una risposta del genere.
Sia io che mio padre la guardiamo sbigottiti di fronte alle sue parole.
"Era una battuta, Zia Claire è una strega e a volte i suoi incantesimi hanno degli ingredienti davvero strani, ma le torte no" si giustifica ridacchiando.
Notando le nostre espressioni ancora perplesse, si innervosisce.
"Lo giuro" aggiunge timidamente.
"Ok, lasciamo perdere. Abbiamo il tacchino e forse anche la torta, ora mancano i regali e gli invitati...direi" asserisco.
Non ho invitato molte persone, solo i famigliari e, in realtà, in questo caso si tratta solo di mio padre.
"Claire non ha risposto a nessuno dei miei venticinque messaggi, quindi non credo verrà" risponde lui che, imbarazzato, si tocca la nuca.
"Come? Ma non può abbandonarci così! L'ha già fatto Justin e poi Aaron, non lo accetto anche da parte sua" sbotta Sam furiosamente.
Nel sentir nominare quei due ragazzi, mi si forma un nodo alla gola e mi irrigidisco.
Entrambi sono spariti e non so con chi dei due dovrei essere più arrabbiata, onestamente.
Forse con Justin, che mi ha spezzato il cuore quando avevo deciso di lasciarmi andare, oppure con Aaron, che ha finto di volermi essere amico per poi sparire senza lasciare alcuna traccia.
"Mi dispiace Sam ma stiamo parlando di tua zia, la conosco bene ed è la persona con meno spirito natalizio al mondo" dice papà.
"Questo Natale deve essere diverso diverso; ci ha salvato dal lato oscuro di Justin, credevo fosse cambiata." Trattiene a stento la rabbia.
"Lo so ma..."
Interrompo mio padre, spazientita.
"Chi se ne importa? Ok, forse saremo solo noi tre, o magari passeremo un Natale triste a vedere Mamma Ho Perso L'aereo per l'ennesima volta, ma almeno saremo insieme e per me conta solo questo oggi" dichiaro fingendomi entusiasta, per trasmettere loro un po' di positività.
In realtà, non aspetto altro che la porta si apra e che Justin e Aaron entrino qui dicendomi che andrà tutto bene e che, magari, le cose torneranno alla normalità.
"È veramente deprimente" risponde Sam.
"Sai cosa sarà deprimente? Non mangiare quel tacchino; ci sta praticamente chiamando, quindi sediamoci" dico.
Prendo posto a tavola sotto lo sguardo preoccupato di mio padre.
"Non ho molta fame, in realtà" sussurra Sam, sembrando quasi disgustata all'idea di mangiare il tacchino da lei stessa preparato.
"Andiamo."
La incito e rido nervosa, poi guardo verso mio padre che non dice una parola.
"Sul serio? Volete fare così?" chiedo disperata.
Nessuno dei due parla e Sam incrocia le braccia al petto.
"Va bene, mangerò tutto da sola allora."
Ormai la mia pazienza ha raggiunto il limite.
Inizio a mangiare prendendo enormi bocconi che a stento riesco a masticare.
"Non avete idea di cosa vi state perdendo, questo tacchino è favoloso" dico fingendo di non essere sul punto di vomitare.
È insipido e manca il sale, per non parlare del ripieno che sicuramente sarà ancora crudo.
"Zoe, devi esternare le tue emozioni."
Papà prova a convincermi senza distogliere lo sguardo da me.
"Lo sto facendo, ho appena detto che adoro il tacchino."
Sorrido furba.
Il tacchino è pessimo e anche questo Natale ma, se lo dovessi dire, loro si preoccuperebbero per me e non voglio dargli un peso simile.
"Intende per la storia di Justin: lui se n'è andato e tu non hai ancora detto una parola a riguardo" replica Sam tristemente.
"Mh, non ho mai mangiato un tacchino così buono" affermo ancora prendendone un boccone anche più grande, mentre evito di ascoltare ciò che stanno dicendo.
Il piatto svanisce dal tavolo prima che possa tagliarmi un ulteriore pezzo.
"Ehi, questo non è leale!" sbraito contro Sam che ha appena utilizzato i suoi poteri per togliere il cibo di mezzo.
"Non è leale che tu ti tenga tutto dentro" dice lei.
Incomincio a stancarmi di questa seduta dallo psicologo non richiesta e, presto, sputerò addosso a loro tutta la rabbia che mi sono tenuta dentro nelle ultime settimane.
"Volete che parli di come mi sento? Di come mi fa sentire aver perso il mio ragazzo? Non credo vi piacerebbe." Mi alzo in piedi dopo essermi pulita la bocca.
Non piace nemmeno a me e non oso immaginare come si sentirebbero a sapere quello che provo; la rabbia e il dolore mi stanno divorando da dentro e stanno strappando via ogni briciolo di bontà che mi è rimasta.
"Infatti, a me non piacerà, ecco perché sarà Sam ad ascoltarti" risponde papà sorridendole.
"Come scusa?" domanda lei sconcertata.
"Buona fortuna."
La ignora e le dà una pacca sulla spalla.
"Ti servirà" sussurra poi con una smorfia in volto, prima di scappare in salotto.
Io e Sam restiamo da sole e lei manifesta un certo nervosismo a causa di mio padre.
"Incredibile!" esclama scuotendo la testa.
"Tanto non gli avrei detto nulla comunque, lui odia Justin ed è contento che ci siamo lasciati."
"Zoe, non è detto che sia finita, Justin tornerà presto."
Sam si esprime fiduciosa.
"E cosa te lo fa pensare? Tu non hai visto l'espressione sul suo volto quando è salito su quella macchina, non hai visto come mi ha guardata mentre mi diceva addio..."
Le parole mi si bloccano in gola e mi soffocano per quanto sono dolorose.
È come se non riuscissi ad accettarlo, il mio cuore si rifiuta a credere che Justin non abbia nemmeno provato a lottare.
"Ti avrà anche detto addio ma non ci abbandonerebbe mai per sempre; lui è il nostro eroe, ci tiene troppo per sparire."
Ride nel tentativo di mascherare la sua paura lampante.
A volte, mi chiedo se Justin sia davvero un eroe o se faccia di tutto per sentirsi buono, terrorizzato all'idea della terribile punizione che incomberà su di lui un giorno se dovesse fare del male alla gente.
"Non voglio che sia un eroe, voglio solo che sia qui."
Alzo il tono della voce senza neppure rendermene conto.
Sam mi guarda rammaricata.
"E poi non mi preoccupa solo Justin; hai la minima idea di dove sia finito tuo fratello? È da una settimana che non muore più nessuno ed è da una settimana che non viene più in camera mia a rompere le scatole" proseguo e sbuffo dopo averlo detto.
Non dovrebbe mancarmi e non dovrei sentire il bisogno di vederlo ma, a volte, la sua mancanza mi lacera lo stomaco a tal punto da farmi sentire persa.
"Aaron? Sei davvero preoccupata per Aaron?"
Scoppia a ridere.
"No, io...non ne avrei motivo."
Nascondo il mio imbarazzo dietro a un sorriso sghembo.
È strano ammetterlo ma mi mancano le provocazioni di quel ragazzo e anche ridere per le sue battute macabre; non faccio altro che chiedermi che fine abbia fatto.
"Solo che non capisco; era così determinato a diventare il re della morte e adesso non sappiamo nemmeno dove sia finito" dico.
"Forse è andato a uccidere altra gente in qualche Stato lontano, anche se non si guadagna lo stesso potere che si ottiene uccidendo qui, nel luogo dove siamo morti."
Ci siamo interrogate spesso sul perché Aaron fosse tornato qui per completare il suo piano finché, un giorno, leggendo uno dei libri di Claire - ovviamente non uno dei suoi manoscritti proibiti - , abbiamo scoperto la verità:
rubare l'anima degli esseri umani nel posto in cui i poteri ci sono stati conferiti aumenta la nostra forza in maniera spropositata e Aaron, prevedibilmente, non si è lasciato scappare l'occasione di venire a farci visita dopo un anno intero vissuto a New York, nei pressi di Brooklyn.
"Ecco perché è impossibile l'abbia fatto. So che può sembrare assurdo ma...credo gli sia successo qualcosa" ribatto.
Sam aggrotta la fronte.
"Aaron è un sadico, mi preoccuperei di più delle persone intorno a lui."
"Un sadico che ha sfidato il re della morte. E se l'avesse raggiunto e gli avesse fatto qualcosa di brutto?"
I miei dubbi non sembrano convincerla molto, infatti mi guarda di traverso.
"Dovremmo pensare a Justin, non a mio fratello, lui sa badare benissimo a sé stesso" dice lei.
"Justin mi ha abbandonato, Aaron no, e io lo voglio cercare."
Sam spalanca la bocca scioccata e, per un attimo, scorgo rabbia nei suoi occhi.
"Ti metterai in un mare di guai" risponde.
"Beh, si da il caso che i guai inizino a piacermi."
Sorrido con malizia mentre lei viene particolarmente infastidita dalla mia affermazione.
È stato il modo in cui l'ho detto, con calma e sicurezza, a destabilizzarla e a farle perdere un po' di stima nei miei confronti.
Il campanello suona, interrompendo la nostra conversazione.
"Hai invitato qualcuno?" le chiedo perplessa.
"Ah...no" replica Sam.
Corriamo alla porta e io provo a percepire con i miei poteri chi possa esserci dall'altra parte.
Una volta capito, una smorfia compare sul mio volto, una ricolma di fastidio.
Apro la porta e mi ritrovo davanti Aiden e Sarah che sorridono nervosamente.
"Abbiamo portato il budino" dice Sarah senza perdere quel sorriso dalle labbra.
Io e Sam ci guardiamo sempre più stupefatte.
"Wow, ora sì che la serata si fa interessante" bisbiglia la mia amica trattenendo una risata, la stessa che io invece mi lascio scappare, scrutando poi la coppietta che, sorridendo in modo forzato, non ha ancora distolto gli occhi da noi.Spazio autrice:
In questo capitolo vediamo una Zoe ormai fin troppo arrabbiata e incapace di mostrare le sue emozioni, secondo voi Justin tornerà? E che fine ha fatto Aaron?
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Undead 2 (Il Libro Degli Spettri)
ParanormalA New Hope arrivano nuovi misteri, sta volta si tratta di due bambine che seminano il terrore per tutta la città, risucchiando la vita delle persone. Zoe si ritroverà a combattere contro i suoi sentimenti, contro i demoni del suo passato e contro ci...