22: Aaron

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La sorpresa che mi aspetta questa mattina, quando scendo al piano di sotto e vado a fare colazione, è alquanto insolita.
Trovo zia Claire con una lettera in mano e in volto un'aria preoccupata  che non promette nulla di buono.
"Che cos'è?" chiedo subito incuriosito.
"Una lettera, da parte di tua sorella, dice che non riesce più a reggere tutte le pressioni e che vuole andare via per un po'."
Nel sentirglielo dire, un nodo mi si forma in gola.
Sam è sempre stata fragile ma non avrei mai immaginato potesse scappare via, non di punto in bianco.
Mi avvicino a Claire e mi faccio dare la lettera.
"Non è in casa?" domando dopo averla letta attentamente.
"Ha portato via tutte le sue cose."
"Ma dov'è andata? Non abbiamo altri parenti oltre te."
Stringo un pugno mentre cerco di non impazzire; la rabbia vuole a tutti i costi prendere il sopravvento.
Non posso perdere mia sorella, l'idea mi fa diventare matto, ancor più di quanto non lo sia già.
"Magari non è andata da un parente.  In ogni caso, ora è meglio così; Sam soffrirebbe troppo a vedere Sarah in quello stato" dice Claire.
Non lo mostra ma so che ci sta male anche lei.
"Zoe e Justin lo sanno?" chiedo  nervosamente, stringendo la lettera tra le mani, tanto forte da poterla strappare.
"Li avviserò dopo, tu pensa al problema di Joanne; la madre di Sarah si sveglierà presto e io non ho ancora risolto del tutto la storia dei miei poteri. Non sono ancora pronta a cancellarle la memoria."
Annuisco consapevole di dover trovare una soluzione, una che sono certo non mi piacerà.
Durante l'ora di scienze, osservo Alec con attenzione.
Lui sta fissando Emily e sembra del tutto perso nello sguardo dolce e radioso di quella tipa strana.
La ragazza interviene di continuo per fare commenti sulla lezione; lui fa lo stesso ma con più imbarazzo.
Assomiglia a un vero e proprio cucciolo impaurito.
La campanella suona e io capisco cosa devo fare.
Non avrei mai pensato di poterlo dire ma Alec Crave sta per diventare il mio nuovo eroe.
"Se continuerai a guardarla in quel modo ti denuncerà per stalking" dico,  attirando la sua attenzione mentre per poco non sbavava.
"Non rompere" risponde tornando alla realtà con agitazione.
"Non rompere? Che bambino che sei" lo prendo in giro.
Non è neppure in grado di guardarmi quando gli parlo; è arrabbiato con me ma, allo stesso tempo, ha paura che possa riservargli lo stesso destino dei suoi vecchi amici.
"E tu sei un pazzo omicida, mi fai pena."
Mi conferisce questa risposta tagliente e una smorfia fa capolino sulle sua labbra.
"Scommetto che Emily non direbbe la stessa cosa."
Ed ecco che ho appena giocato la carta vincente, quella della ragazza che gli piace, la sua nuova cotta.
Sono convinto che qualcosa non vada in lei e proverò a capire di cosa si tratti.
"Senti, va a farti fottere! Hai già ucciso tutti i miei amici, cosa vuoi ancora da me?" chiede spazientito, ricordandosi di ciò che gli ho fatto e di come abbia sofferto a causa mia.
"Nulla" rispondo calmo.
"Allora lasciami stare."
Alec riprende a guardare Emily che sta sistemando i suoi libri nello zaino con un'aria innocente e pacata.
"Fammi indovinare, le vuoi chiedere di uscire ma non hai il coraggio perché nella tua misera vita ti hanno rifiutato almeno mille volte?" domando rallegrato.
"No..." risponde repentinamente.
Prosegue subito dicendo: "Forse..." e abbassa il tono.
"Almeno ci hai mai parlato?" chiedo.
"Quella volta in classe."
"Sul serio? Solo quella volta?" rispondo scioccato.
Sapeva che Alec fosse uno sfigato ma non immaginavo fosse un totale imbranato con le ragazze.
"Mi vergogno; e poi una come lei non vorrà mai uno come me."
"In effetti il tuo look da motociclista scarso non aiuta; dentro quei pantaloni c'è qualcosa di ancora vivo?"
La mia battuta lo irrita più del previsto e abbassa lo sguardo verso la cerniera dei suoi pantaloni.
"Non sei divertente."
"Non importa, perché io sarò la tua salvezza."
"Ho dei grandi dubbi a riguardo."
"E se ti dicessi che posso aiutarti a parlare con Emily?"
Assume immediatamente un'aria seria e interessata.
"Risponderei che hai dei problemi."
"Hai ragione, ho molti problemi, ma so anche come piacere alle persone, e credimi, sono un bravo maestro."
"Perché dovresti farlo? Tu mi odi, e il sentimento è reciproco."
"Io non ti odio e basta, voglio ucciderti a sangue freddo, ma non lo farò, perché Zoe non me lo perdonerebbe mai e, stranamente, mi importa di cosa vuole quella novellina."
Ripenso a lei e al fatto che oggi passerà tutta la giornata con Justin per controllare Sarah.
Non dovrei essere geloso di loro, o di come Justin sia sempre il ragazzo perfetto nonostante tutti gli errori che commette, ma è più forte di me.
"Non ti credo, a te non frega nulla di lei."
"Saresti già morto in tal caso, fidati."
"Che cosa vuoi in cambio?"
"Un nascondiglio" dico.
"Cosa?"
Alec aggrotta la fronte.
"Tuo padre deve avere un laboratorio scientifico, no? E a me serve un luogo sicuro dove nascondere una certa cosa."
Con questo mi riferisco al corpo dolorante e poco curato della signora Hock. 
"Sei matto? Non posso darti il laboratorio di mio padre!" strepita sconcertato.
Si accorge di aver attirato l'attenzione di Emily, che lo guarda curiosamente, e cerca di tornare calmo, sorridendo in maniera imbarazzante.
"Ma lui è fuori città, dico bene?"
L'ho letto nei suoi pensieri poco fa; è stato facile, dato che Alec è un essere umano stupido e debole.
"Lo è ma non vuol dire niente; se ne accorgerà e non so dove nasconde le chiavi."
"Non ci serviranno, io ho dei poteri."
Mi guarda di traverso, poi sospira.
"Se te lo farò usare tu mi darai una mano con Emily?" domanda.
"Puoi scommetterci."
Sorrido scaltro.
"Non lo farò" ribatte.
"Scelta saggia."
Ci scambiamo alcuni sguardi di sfida  che sembrano dar più fastidio a lui che a me.
"Ok, ci sto" dice poi, arrendendosi al fascino del male. 
"Grande! Lo sapevo che non eri così sfigato come dicono in giro."
"E chi lo dice?" chiede offeso.
Alzo un sopracciglio con aria provocatoria e lui decide di rimanere in silenzio, già conscio della risposta che avrebbe ricevuto.
Gli spiego come comportarsi ed elaboro un piano per invitare Emily a uscire.
"Ricordami cosa devo dire" chiede Alec mentre siamo intenti ad aspettare che Emily termini la sua noiosa conversazione con una ragazza del quarto anno, in corridio.
"Te l'ho già spiegato mille volte: vai da lei, le sorridi un po', le fai qualche complimento sui suoi interventi durante la lezione e poi le chiedi di studiare insieme oggi pomeriggio" rispondo.
"E se non lo volesse? Se pensasse che sono disperato?" chiede.
"In tal caso sarebbe più intelligente di quello che penso" ironizzo.
Mi fulmina con lo sguardo.
"Che ti frega se non ti vuole? Non devi temere il rifiuto, si passa alla prossima."
"E se a me piacesse lei?"
La sua domanda mi sorprende.
"Nemmeno la conosci."
"Allora perché ho la sensazione di conoscerla da una vita...?"
Abbassa la voce e punta gli occhi su di lei.
C' uno strano luccichio che mi smuove nella sua espressione.
Ho guardato anche io una persona così, una volta, e credo di essermene pentito l'istante dopo, perché mi ha reso vulnerabile.
"Va e basta!" dico tornando serio e spingendolo verso di lei.
Alec perde l'equilibrio e riassume una posizione eretta, per miracolo,  qualche attimo dopo.
Si avvicina ad Emily con passo insicuro.
"Ehi, Emily, ciao" le dice.
Grazie al mio udito più sviluppato  posso ascoltare bene la loro conversazione.
"Ciao Alec, stavo proprio per venire a parlarti" risponde lei sorridendo.
"Scusa se ti disturbo ma...cosa?"
Alec si mostra sconvolto.
"Sì, volevo dirti che ho adorato il tuo intervento durante l'ora di scienze, eri l'unico a sapere davvero qualcosa." Emily ridacchia dolcemente.
"Io...io...veramente io..."
Sta balbettando, lo sta facendo veramente? 
"Tutto bene?" chiede lei preoccupata.
"Sì, io...sì. Volevo farti i complimenti a mia volta, anche tu sei stata fantastica."
"Che posso dire? Adoro studiare e sono una tipa che impara in fretta."
"Anche io, ma guarda un po' quante cose abbiamo in comune!"
Alec ride con fare agitato e io appoggio la testa contro l'armadietto al mio fianco, provando imbarazzo per lui. 
"Ecco perché pensavo che magari...ecco...magari noi potremmo..." continua sempre più nervoso.
"Sì?" lo incita a proseguire.
"Vederci questo pomeriggio per studiare insieme" dice Alec che prende finalmente coraggio.
"Oh, sul serio?" chiede Emily stupefatta.
"Te lo sta chiedendo per un motivo" intervengo, ormai al limite della pazienza.
Loro mi guardano confusi.
"Aaron" sussurra Alec per niente entusiasta.
"La stai portando per le lunghe e io devo vedere il laboratorio" rispondo a bassa voce e a denti stretti.
"Quindi, facciamo per le 17:00?" domando poi sorridendo falsamente.
Emily mi guarda passandosi una mano tra i capelli biondi e lucenti e sorridendo timidamente.
"Credo di potermi sbrigare in tempo" asserisce.
"Perfetto" risponde Alec che le sorride, sta volta più sicuro di sé.
"Perfetto" dice lei ricambiando il suo gesto.
"A dopo, Alec" lo saluta  allontanandosi.
"A dopo Emily" risponde Alec mentre i suoi occhi si illuminano dalla gioia.
"Grazie per avermi salutato" dico io, invece, con sarcasmo e frustrazione.
In seguito all'imbarazzante scambio di battute tra Alec ed Emily, lui mi dà finalmente ciò che avevo chiesto.
"Vedo che casa tua è rimasta uguale a un set da film horror" dico una volta arrivati a destinazione.
Gli scaffali in salone sono ricolmi di oggetti che provengono da tutto il mondo; a differenza delle altre case nel quartiere, lo stile è piuttosto moderno, ma ci sono così tante cose sparse in giro che non so dove mettere i piedi.
C'è perfino la statua di una donna al centro della stanza, che sembra fissarmi con occhi maniacali.
"Non l'ho mica arredata io" si difende.
"Mi dispiace per chiunque l'abbia fatto" rispondo disgustato da uno stile talmente pacchiano.
"Sù, corriamo al piano di sotto prima che torni mia madre" cambia discorso.
Mi avvio verso le scale che conducono allo scantinato ma lui mi blocca.
"Aspetta, non mi hai detto che cosa dobbiamo nascondere" mi rammenta.
Lo guardo e mi lascio scappare una risata nervosa.
"Oh, giusto; tieniti pronto, sarà divertente" dico accennando un sorriso.
Lo porto fuori e apro il bagagliaio; la signora Hock sta dormendo e non muove un muscolo mentre il suo corpo è legato dalla testa ai piedi.
"Che cavolo di problema hai? Vuoi che nasconda la madre di Sarah in casa mia?" grida Alec in preda allo shock.
Non ricordo nemmeno come si chiami, forse Jenna? O Joan?
"Te l'avevo detto che sarebbe stato divertente" rispondo emozionato.
"No, tu sei fuori di testa! Questa cosa è...è completamente sbagliata. Che le hai fatto? Perché non si sveglia?"
La guarda di nuovo con preoccupazione.
"Dorme da ieri sera; abbiamo avuto un piccolo problema con Sarah e sua madre si è messa in mezzo" racconto seccato.
Quella ragazza è stata capace di attaccarmi e mettermi a tappeto; con quale diamine di coraggio Anastasia Barks ha deciso di inimicarsi Aaron Fletcher?
"Quindi tu hai ben pensato di picchiarla!" risponde ridendo, ma non nel modo in cui vorrei.
"Certo che no, non ho avuto tempo di pensare mentre cercava di chiamare la polizia."
Gesticolo freneticamente.
"Prima o poi dovrai pagare per i tuoi crimini."
"I miei crimini?" chiedo divertito.
L'ha detto con una tale dolcezza da farmi pena.
"Tutte le persone che continui a ferire."
"Non hai la minima idea di cosa parli."
"So che non sei stabile."
"Alec, ormai siamo qui e ti ho offerto il mio aiuto, devi ricambiare il favore" ribatto frustrato.
Perché gli esseri umani devono rendere tutto sempre così complicato?
"Fanculo! Non lo faccio" impreca.
"Beh, allora credo proprio che dovrò fare una bella chiacchierata con Emily; magari le mostrerò i miei poteri, così scapperà da New Hope a gambe levate."
La sua aria si fa seria e quasi impallidisce, deglutendo.
"Non oseresti" dice puntandomi un dito contro.
"Sfidami" rispondo con un sorriso malizioso stampato sulle labbra.
Ci guardiamo negli occhi come se entrambi volessimo farci fuori e tra di noi regna un silenzio poco rassicurante.
Alec si arrende alle mie occhiate minacciose e tiriamo la donna fuori dal bagagliaio.
"Non posso credere che tu mi abbia  convinto a farlo" dice mentre trasciniamo il corpo privo di coscienza di Joanne lungo le scale che conducono al piano di sotto.
"Parla di meno e tira di più" rispondo.
"Usa il cavolo di teletrasporto!" protesta innervosito.
"Non posso farlo con lei, non la conosco nemmeno e, di solito, per trasportare qualcuno devi averci un certo legame."
"Un legame? Che cazzata!" mi beffeggia.
"Non le faccio io le regole dei morti."
"Ma hai la super forza, almeno quella la puoi usare."
"Mi piace vederti faticare."
Impreca sottovoce di fronte alla mia risposta.
"Alec, che succede lì fuori? Con chi parli?"
Tutto d'un tratto, sentiamo la voce di una donna.
Deve trattarsi di sua madre.
"Merda! Mia madre è in casa" dice Alec preoccupandosi. 
"Come facevi a non saperlo?" chiedo senza mascherare il mio disappunto.
"Credevo fosse al supermercato."
"Alec, tesoro, rispondi" insiste lei; la sua voce è dolce e a tratti mi ricorda quella di mia madre.
Perfino essere svegliato da lei di prima mattina era piacevole e non potrò mai dimenticare come mi è stata strappata via da quelle fiamme ardenti.
"Niente, mamma, ho invitato un...amico a casa, per fare merenda" dice Alec esitando sulla parola 'amico'.
"Da quando hai degli amici?" domanda sua madre e io non posso fare a meno di ridere sotto ai baffi.
"Mamma!" schiamazza Alec.
"Scherzavo. Divertitevi."
Sospiro sollevato; almeno non farà domande.
"Sbrigati, prima che esca a controllare" dice Alec con tono basso e io faccio come richiesto.
Portiamo Joanne nel laboratorio al piano di sotto e la leghiamo sul lettino.
Alec prova a essere delicato ma io lo spingo via e me ne occupo da solo in maniera brusca.
Non ho idea del perché il padre di Alec abbia un laboratorio in questa casa ma credo lo utilizzi per qualcosa di non propriamente legale.
"Adesso che si fa? Quando si sveglierà vorrà denunciarti" afferma Alec.
"Lo so, ma credo che potrà restare legata qui finché non troverò una soluzione" dico.
"Mio padre tornerà tra due giorni e non posso nascondere una donna nel mio seminterrato."
Fingo che non esista e do un'occhiata in giro.
Ci sono degli strani barattoli e alcune immagini appese al muro, tra cui una radiografia che non capisco a chi o a cosa possa appartenere.
"Questo posto è inquietante" dichiaro concentrato a osservare gli oggetti macabri nella stanza.
"Aaron, ma mi stai ascoltando?" domanda Alec infastidito.
"Non l'ho mai fatto."
"Guarda che sono serio. Claire non può fare qualche incantesimo per cancellarle la memoria?" chiede.
"Potrebbe, ma al momento sta ancora lavorando sui suoi poteri, quindi è praticamente inutile."
Termino questa frase e Joanne, proprio quando ho smesso di parlare, comincia a lamentarsi e inizia ad aprire gli occhi.
"Si sta svegliando" dice Alec guardandola impaurito.
"Vuol dire che devo darle un altro pugno" rispondo.
"No, sta fermo!"
Mi allontana dal lettino.
Joanne apre gli occhi e punta i suoi occhi stanchi su di noi.
Il suo volto è pallido e spalanca la bocca urlando.
"Ehi, non urlare o giuro che ti ammazzo" la intimo subito, zittendola.
"Che cosa volete da me?" chiede.
Sta tremando come una foglia e lacrime di terrore le rigano le guance.
"Non ti faremo nulla, ti abbiamo portata qui per precauzione" replica Alec.
"Avete fatto del male a mia figlia, dov'è lei?"
Joanne si agita mentre prova in tutti i modi a liberarsi dalle corde.
"Non molto lontana da qui, ma è meglio tenervi separate, sai, potrebbe essere posseduta" affermo sorridendo.
"Cosa? Voi siete matti! Lasciatemi andare!"
Alza nuovamente la voce, guardandoci sgomenta.
"Non farlo" la fermo immediatamente, capendo cosa stia per accadere.
"Aiuto, qualcuno mi aiuti!" grida,  confermando i miei pensieri.
"Lo sta facendo" dico scuotendo la testa irritato.
Lancio un'occhiata ad Alec che si innervosisce.
"Posso?" chiedo e lui annuisce senza esitare.
Mi avvicino a Joanne; urla imperterrita e le tiro un altro colpo sulla faccia che le fa perdere coscienza.
"Ah, molto meglio."
Sorrido soddisfatto, soffiando via il ciuffo di capelli che mi è appena caduto in fronte.
Ora che Alec mi ha dato una mano, dovrò continuare ad occuparmi del piano per conquistare Emily e, per questo motivo, sistemo il suo disastroso look.
"Non posso farmi i capelli così, sono ridicolo, e anche quel profumo è ridicolo; penserà che si tratti di un appuntamento" dice Alec che continua a lamentarsi di tutto.
L'ho preparato per l'uscita, sistemando i suoi capelli con il gel e provando a non farlo sembrare saltato fuori da un pessimo film per teenager degli anni ottanta.
"Ma non era quello l'obiettivo?" chiedo.
"Sì...ma...non lo so, ok? Emily è una ragazza così dolce e non vorrei farle del male" risponde tristemente.
"Scusa se te lo dico Alec ma sei l'ultima persona che potrebbe fare male a qualcuno."
"Intendo per la mia vita, per le persone che frequento, e per te; tu sei pericoloso."
Mi guarda con lo stesso rancore che mi riserva tutti i giorni quando mi incontra a scuola.
Mi odia per aver ucciso i suoi amici e la ragazza che amava; non posso biasimarlo, in fondo, io vivo per farmi odiare dalla gente.
"Non mi conosci così bene" asserisco.
"Vuoi dire che non vai in giro a uccidere le persone e che sei pentito per quello che hai fatto ai miei amici?" domanda e non distoglie mai lo sguardo da me.
"No, Alec, io vado in giro a uccidere e non sono pentito, ma non voglio farti del male."
"Perché? So come ucciderti, se volessi potrei anche farlo, sono una minaccia per te" contesta ciò che gli ho detto, parlando seriamente.
"Correrò il rischio. Poi non mi preoccupa, ho altro per la testa."
"Che cosa?"
"Il re della morte, mi sta ancora dando la caccia e non ho idea di quale sarà la sua prossima mossa."
Non ho idea di cosa possa farmi in futuro, se mi voglia davvero uccidere o stia solo prendendo tempo per costringermi a vivere nella paura costante.
"Zoe me l'ha accennato, e devo ammettere che a volte spero che ti prenda di nuovo" dice sincero.
"Non sei l'unico, anche mia sorella la pensa così, l'ha scritto nella sua lettera; non mi ha detto nemmeno dove sarebbe andata."
Ci provo a nascondere l'enorme frustrazione che si è abbattuta su di me da questa mattina, ma sapere che Sam non mi vuole bene non fa altro che lacerarmi lo stomaco e farmi venire da vomitare.
"Quale lettera?"
"A quanto pare Sam ha deciso di andare via per un po', vuole allontanarsi da me e da tutte le pressioni e...beh, ha scritto tutto in una lettera."
Fa male perché, a volte, spero di poter tornare a essere una famiglia, nel profondo del mio cuore.
"Almeno ci tieni a lei?" domanda.
È un quesito che non mi hanno posto spesso, quindi mi ritrovo a essere nervoso.
"È mia sorella, forse lei mi vede come un mostro ma tutto quello che faccio, lo faccio per proteggerla; più forte sono, più il fatto che lei sia debole diventa irrilevante" rispondo e Alec mi fissa incredulo.
Restiamo in silenzio per alcuni istanti che bastano a metterlo a disagio.
"Anche lei ti vuole bene..." dice sussurrando, ma posso sentirlo perfettamente.
Vorrei credere che sia davvero così ma in quella lettera è stata chiara:
è andata via anche per colpa mia, perché sono un pezzo di merda.
"Ok, sei pronto, idiota, vedi di non far attendere la ragazza" lo informo, evitando di rispondere alle sue parole.
Gli do una pacca sulla spalla e lui prende un respiro profondo.
Andiamo al Moo, dove si terrà l'appuntamento, e mi siedo a un tavolo lontano da loro, controllando che vada tutto bene.
Nel mentre, ascolto anche la loro noiosa conversazione, pur di passare il tempo e non pensare a mia sorella.
"Sai, mi sono sempre chiesta cosa ci fosse di affascinante nelle stelle; avrò letto almeno dieci libri da quando sono arrivata a New Hope" dice Emily entusiasta.
"Prima non hai mai letto?" domanda Alec.
"È complicato, in realtà, diciamo che era da tanto che non lo facevo." Abbassa il capo come se le facesse male.
Mi chiedo che cosa voglia dire con questa affermazione.
"Periodo buio?" chiede lui.
"Più di quanto tu possa immaginare."
Emily sorride tristemente, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Comunque, ho capito perché le stelle piacciano così tanto" continua Emily.
"E perché?"
"Beh, sono belle, illuminano il cielo di notte, se le guardi ti senti meno solo e stronzate varie" spiega ridacchiando.
"Non sono stronzate" risponde subito Alec con voce profonda e intensa.
È un tono che non mi sarei mai aspettato da uno come lui.
"Molti direbbero che è troppo romantico ma ho sempre sognato di innamorarmi sotto le stelle" dice Emily che sorride imbarazzata.
"Davvero?"
"Già, credo che sarebbe dolce, in qualche modo."
"Lo sarebbe, sì."
Alec la guarda e sorride anche lui, ma leggermente; vuole trattenersi e non ne capisco il motivo.
"E tu? Tu cosa sogni?" gli chiede gioiosa.
Alec esita a rispondere e la sua espressione pare spegnersi.
"A volte, l'unica cosa che voglio è  riavere indietro la mia vecchia vita, con i miei amici, con Jasmine..."
Gli ho portato via queste persone e non mi perdonerà mai per averlo fatto.
Una nuova emozione si insinua in me, fastidiosa e devastante, che risucchia per un attimo la mia cattiveria innata.
No, non mi posso lasciar trasportare dai sensi di colpa! Io non ne provo, non devo provarne!
"Chi è Jasmine?" domanda Emily.
"Lei..."
Alec si interrompe, incapace di dirlo.
"Nessuno di importante" continua  tornando calmo.
Fino a poco fa sembrava stesse per mettersi a piangere.
Ty si avvicina a loro e lascia due piatti sul tavolo.
"Ecco a voi, gli hamburger della casa" dice lui.
"Non sapevo che avessimo ordinato da mangiare."
Ride Emily confusa.
"Nemmeno io" risponde Alec, puntando poi i suoi occhi su di me.
Suppongo abbia capito che sono stato io; volevo rendere l'atmosfera più interessante.
Emily si volta verso di me, avendo notato la preoccupazione di Alec.
"Aspetta, lui che ci fa qui?" chiede poi sconvolta.
"Non ne ho la minima idea" risponde Alec allarmato.
"Alec."
Lo minaccia con uno sguardo accusatorio.
"Davvero, non lo so."
"Forse ci ha seguito, non credo di piacergli molto; voi siete amici?" domanda con rabbia.
"Per niente, non lo sopporto."
"Beh, allora vado a fargli un bel discorsetto."
Emily si alza furiosa e io mi preparo alla ramanzina che mi aspetta.
"No, Emily."
Alec prova a fermarla ma è tutto inutile.
Emily raggiunge il mio tavolo in preda alla rabbia.
"Senti, non so quale sia il tuo problema ma non puoi spiarci in questo modo" mi attacca subito.
"Spiarvi? Sono venuto qui a mangiare un panino" rispondo tranquillo.
"Raccontala a qualcun altro, lo vedo come mi guardi da giorni, devi starmi alla larga."
"Emily, calmati."
Alec si avvicina a noi e posa una mano sulla sua spalla.
"Non dirmi di calmarmi! Mi ha anche minacciata l'altro giorno."
Lo spinge via.
"Che hai fatto?" Alec grida rivolgendosi a me; ora perderà sicuramente le staffe.
"Le ho solo detto che non avrebbe dovuto venire qui."
"E come lo chiami questo?" chiede Emily.
"Mettere in guardia" rispondo snervato.
"Fallo con qualcuna a cui interessi. Me ne vado."
Lei prende a camminare ma io mi alzo e la afferro dal braccio per fermarla.
Non appena la tocco, un brivido freddo percorre il mio corpo e quasi perdo l'equilibro.
"Ma che...!" esclamo esterrefatto.
"Non mi toccare!"
Si libera dalla mia presa e corre verso l'uscita del locale.
"Emily, non andare!"
Alec la rincorre ma io lo fermo subito.
"Non farlo" dico.
"Ma che cazzo di problema hai?" mi urla contro adirato.
"Alec, so che non ti fidi di me ma c'è davvero qualcosa che non va in quella ragazza."
"Tu sei l'unico che non va qui. Stammi lontano" sbraita ancora.
Non sembra voglia calmarsi e, se solo potesse, mi brucerebbe in questo preciso istante.
"Voglio solo aiutarti" affermo.
Non ci crederà mai ma sono sincero, ed è questo a spaventarmi più di qualsiasi altra cosa.
"Non devi. Adesso siamo pari, quindi finiamola con questa finta collaborazione e torniamo a ignorarci come prima."
Lo dice con sdegno e segue Emily fuori dal locale.
La rabbia ribolle nelle mie vene e, rimanendo da solo, mi ricordo per quale motivo il pensiero di uccidere anche Alec ha sfiorato più volte la mia mente.

Spazio:
Cosa ne pensate di una possibile amicizia tra Alec e Aaron?

Undead 2 (Il Libro Degli Spettri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora