Finalmente è arrivato il giorno del ballo di primavera e papà mi scatta delle foto mentre mi metto in posa insieme ad Alec e Sam.
Con noi ci sono anche i genitori di Alec che non hanno perso l'occasione di venire a curiosare in casa mia.
Non mi fido di suo padre e nemmeno lui si fida di me; mi guarda con aria fredda e diffidente.
"Un altro scatto, sta volta sorridete" ci incita papà emozionato.
Sorrido forzatamente, dato che lo sguardo di Bob mi mette in soggezione.
Non dovrei avere paura di lui, ho combattuto contro mostri ben peggiori, come Anastasia Barks che ora si trova ufficialmente nella seconda dimensione; in seguito alla tortura che le ho riservato, credo che per lei sarà un sollievo essere tornata in quel posto.
"Alec, sorridi di più" dice Bob con tono arrogante, rivolgendosi a suo figlio.
Alec si fa nervoso, irrigidendosi.
Lo guardo, capendo che le cose stanno proprio come immaginavo:
Bob è la causa di tutti i suoi mali.
Alec finge un sorriso e io gli accarezzo la schiena per tranquillizzarlo.
Papà scatta la foto e Sam esulta allegramente.
"Abbiamo finito! Siete davvero stupendi stasera, ma tu un po' di più, piccola" mi dice papà.
Sorrido imbarazzata e do un colpetto a Sam che mi prende in giro.
"Alec, sono così fiera di te! Guardati, sembri un vero uomo" dice Alissa, la madre di Alec, con un sorriso a trentadue denti stampato sulle labbra.
"Ora non esagerare, resta comunque un ragazzino" ribatte Bob, così Alec abbassa lo sguardo.
Se solo potessi ruberei l'anima di quell'uomo e la darei in pasto alle fiamme.
Ma no, devo restare forte; il mio lato oscuro è più attivo che mai e non ho idea di quali danni potrei causare se mi lasciassi andare.
Papà si avvicina a me, sorridendo e posa una mano sulla mia spalla.
"Sei davvero bellissima, Zoe" dice.
Indosso un abito nero con una scollatura a cuore, che arriva fin sotto le ginocchia, ricoperto di brillantini.
"Grazie papà."
Gli sorrido debolmente.
"Non mi ringraziare, non me lo merito dopo tutto ciò che ho detto; non mi do ancora pace per quello..."
"Te l'ho detto, io non ci penso nemmeno più" mento, perché in realtà, ogni notte, ricordo le sue parole e la rabbia che mi possiede è davvero straziante.
Non posso odiare mio padre, è ciò che continuo a ripetermi, ma a volte è più forte di me.
"Sai che non penso tu sia una puttana, vero?" chiede.
"Anche se ho passato la notte con Aaron Fletcher?" rispondo e lui mi guarda di traverso.
"Sto cercando di dimenticarlo" afferma.
"Beh, io non posso; Aaron adesso fa parte della mia vita, devi accettarlo."
"Quindi state insieme? È il tuo cavaliere per il ballo? Ti ama? Ha intenzioni serie?" mi riempie di domande, ansioso.
"Ti prego, come potrebbe mai amarmi? E poi non stiamo insieme, siamo amici" dico.
"Gli amici non dormono nello stesso letto" risponde e il mio cuore, che credevo ormai morto, sussulta ricordando quello che abbiamo fatto.
"Hai ragione, forse non siamo solo amici..." ammetto e un sorriso spunta sulle mie labbra, irritando papà.
Non siamo amici, né innamorati, ma qualcosa c'è tra noi e, di qualsiasi cosa si tratti, io non posso più farne a meno.
Ci prepariamo per uscire e mi dirigo da Alec; prova a sistemarsi la camicia ma non ci riesce proprio.
"Cazzo! Questo coso mi sta di merda!" si lamenta nervoso, riferendosi allo smoking.
"Lascia che ti aiuti" rispondo posizionandomi davanti a lui.
"Certo, perché sono un coglione che da solo non è buono a niente" dichiara stizzito.
"No, perché sei troppo abituato ai pantaloni attillati e alle giacche di pelle" lo prendo in giro mentre gli sistemo le pieghe della camicia.
"Fanculo lo stile da motociclista, non mi sta nemmeno bene."
"Secondo me ti sta alla grande; certo, all'inizio non ne ero convinta, ma poi...poi ho capito che un po' ti rappresenta."
"Lo dici per farmi stare meglio" risponde.
"Lo dico perché lo penso, e non solo questo: io credo che tu sia un ragazzo meraviglioso, il mio migliore amico..." Sorride timido mentre le sue guance si colorano di rosso.
"Sai, ho contattato quello psicologo di cui mi hai parlato, quello che hai trovato online, sembra gentile e...credo che ci andrò" dice parlando nervosamente.
"Davvero?" chiedo stupita.
"Sì, io..."
Si interrompe, rivolgendo uno sguardo a suo padre che ci sta osservando da lontano in modo poco carino.
"Ne ho davvero bisogno" termina così, portando di nuovo i suoi occhi su di me.
"E ho anche bisogno di te, più che mai" aggiunge mentre lo guardo con tristezza.
Un padre non dovrebbe parlare in un modo così cattivo a suo figlio ma dovrebbe incoraggiarlo, infondergli speranza; Bob, invece, gli ha distrutto l'autostima e l'ha quasi portato alla morte.
"Io non ti abbandonerò mai, Alec, ci sono, per qualsiasi cosa, sappi che sarò qui per te."
"Come potrò mai ringraziarti per avermi salvato la vita e per quello che hai fatto ad Emily?" domanda.
"Beh, che ne dici di un cornetto ogni mattina?"
Lo faccio sorridere; è un gesto che gli risulta spontaneo.
"Dico che mi manca fare colazione con te e sarebbe fantastico" risponde e i suoi occhi azzurri mi trasmettono serenità adesso, un'emozione che vorrei essere in grado di provare più spesso.
Alec è stata la prima persona a New Hope che mi ha fatto sentire normale e, se dovessi perderlo, sarebbe come perdere anche la parte buona di me che mi impedisce di diventare un mostro.
"Ehi, vedo che Alec sta meglio" dice Sam che mi raggiunge una volta che Alec è uscito di casa.
"Lo spero, ho tanta paura per lui..."
"È un ragazzo forte, se la caverà, lo so."
Sam sorride con la sua solita positività invidiabile.
"E tu?" le chiedo.
"Io cosa?"
"Te la caverai? Rivedere il re della morte deve averti fatto tornare a galla dei ricordi."
"Ah...già, non è stato divertente" dice ridendo un po'.
"Ma aiutare Emily con i suoi poteri mi ha tenuta impegnata, per non parlare di Aiden..."
Quando dice il suo nome si innervosisce.
"E di Justin che mi dici?" domando.
Alza lo sguardo verso di me con preoccupazione.
"Justin? Non abbiamo parlato molto negli ultimi giorni, è davvero perso nei suoi pensieri" risponde.
"Capisco" dico sospettosa.
Negli ultimi tempi mi sono accorta che Sam vede Justin come qualcosa di più di un amico e inizio a pensare che Aaron mi avesse detto la verità, che lei abbia davvero una cotta per lui.
"Senti, lo so che avrei dovuto dirtelo prima, ma mi dispiace per quello che ti è successo con Cornelius e, quando ti ha persa in chiesa, io...non lo so nemmeno spiegare ma ho avuto paura" continuo.
"Non mi ha fatto nulla, Aaron mi ha salvata!" afferma entusiasta.
Il loro rapporto sta prendendo una piega diversa, o almeno in parte.
Sorrido.
"Lo so ma ho ripensato a noi, alla nostra amicizia, e a questo."
Le mostro il bracciale che ho legato al polso.
Sam ascolta curiosa.
"E ti ho fatto un piccolo regalo" aggiungo, prendendo una scatolina argentata dalla mia borsa.
Gliela passo mentre lei mi guarda meravigliata.
"Non era necessario" dice.
"Aprilo" la incito ed esita qualche istante a farlo.
Una volta aperta la scatola, i suoi occhi si illuminano dalla gioia.
"Zoe ma...ma è bellissimo!" dichiara tirando fuori il bracciale che le ho regalato, sorridendo.
"Modestamente, Amanda è stata bravissima a creare questo doppione."
"È quasi più bello del mio" afferma e ridiamo.
"Ma non capisco, credevo che tu non facessi regali" dice poi perplessa.
"Non li facevo prima di conoscere te" rispondo mentre lei sorride nuovamente, ora con imbarazzo.
"Non so che dire, credo di star per piangere; siamo legate anche noi come Justin e Aaron."
"Per favore, siamo molto più unite di quei due stronzi" ironizzo spostandomi una ciocca di capelli dal collo.
Sam ride, stringendomi in un abbraccio che ricambio subito, senza la minima esitazione.
Sarà anche la ragazza più buona e a volte noiosa al mondo, ma resterà sempre la mia migliore amica.
"Ok, prima che mi metta a piangere davvero...inizio ad andare."
Si allontana da me, asciugandosi le poche lacrime che le sono cadute sul volto.
"Aspettami fuori, io devo prima fare una cosa" rispondo puntando i miei occhi sul padre di Alec.
Mi avvicino a lui che, non appena mi nota, si stringe nelle spalle.
"Signor Crave, non abbiamo avuto ancora il piacere di parlare" dico sorridendo, ma falsamente.
"Perché annoiarti con i discorsi da adulti? Devi andare al ballo" risponde con poca voglia.
"Ci vorranno solo due minuti e non vado di fretta" asserisco.
Mi scruta dalla testa ai piedi indispettito, sospirando, per poi dire:
"Ti ascolto."
"Voglio essere breve, quindi mi ascolti molto attentamente perché, in caso contrario, se ne pentirà. Se proverà ancora una volta a insultare Alec, a dirgli che è un ragazzino, che non vale nulla, io verrò personalmente a farle visita, e non si preoccupi, non ho paura delle conseguenze. Alec non deve più soffrire, soprattutto non a causa sua" l'avverto e, a questo punto, Bob perde le staffe.
"Tu cosa ne sai di queste cose? E chi ti credi di essere per parlarmi in questo modo?" chiede.
"Chi si crede di essere lei per distruggere l'autostima a un ragazzo di diciassette anni?" ribatto.
"Suo padre, sono suo padre, e tu non hai alcun diritto di dirmi come fare il genitore!"
"Vero, ma posso dirle come non farlo, e le consiglio di darmi retta; se vedrò ancora Alec stare male per lei, finirà dritto dietro le sbarre per violenza psicologica su minore e vedremo se riuscirà a fare i suoi esperimenti del cazzo lì dentro" dico, minacciandolo seriamente.
Lui non parla mentre il suo sopracciglio si muove da solo; sta avendo un tic nervoso.
"È stato un piacere conversare con lei. Buona serata, e si diverta pure a curiosare in giro, magari troverà quello che sta cercando da mesi."
Gli rivolgo un sorrisino furbo e mi allontano da lui che adesso mi guarda astioso.
Salgo in macchina e papà ci accompagna a scuola; la palestra è stata decorata con fiori di carta e striscioni colorati che dovrebbero simboleggiare l'arrivo della primavera.
Le luci sono soffuse e, ogni tanto, cambiano colore, passando dal rosso al blu, e poi al verde.
Mi guardo intorno esterrefatta.
A Manhattan non avevo nessuno con cui andare a questo genere di eventi e, di certo, non avevo un'amica che mi tenesse per mano in mezzo a tutta quella gente.
"È bello, vero?" chiede Sam.
La guardo e sorrido annuendo.
"Un pochino" rispondo.
Ci gettiamo nella mischia, abbandonando i brutti pensieri per alcuni minuti.
I fantasmi sono andati via, il re della morte è bloccato nel limbo e tutto sembra perfetto adesso che non ci sono più problemi.
Tutto tranne l'oscurità dentro di me che mi tormenta ogni notte, facendomi sentire inevitabilmente una persona orribile.
Alec ed Emily ballano insieme, sorridendosi a vicenda con fare dolce.
Lei adesso è una rinata e se la sta cavando piuttosto bene con i suoi poteri; non ha ancora ucciso nessuno per sbaglio.
Aiden è venuto qui con Sarah; il loro è un rapporto d'amicizia intenso ed entrambi hanno capito di non amarsi davvero.
Sam guarda Aiden con fare agitato e, quando lui se ne accorge, si mostra nervoso, ma scorgo anche un sorriso sulle sue labbra.
"Perché Aiden ti guarda così?" chiedo confusa.
"Non ne ho idea, sarà perché è contento di vedermi" risponde lei turbata.
"Sicura?" domando e lei si limita ad annuire, alimentando ancora i miei sospetti.
Cerco Aaron guardandomi intorno ma non mi sembra di vederlo da nessuna parte.
Forse non verrà, odia questo genere di eventi.
Justin entra in palestra e i suoi occhi si puntano subito verso me e Sam, che lo guarda con una profonda intensità.
Le manca il suo più caro amico ma Justin è davvero cambiato e non è quasi mai presente.
"Secondo te verrà a parlarci?" mi chiede Sam.
"Con me no di certo" rispondo mentre Justin mi guarda con irritazione, per poi camminare verso Aiden e Sarah.
"Come non detto..."
Sam sbuffa e scuote la testa.
"Non ce l'ha con te, lo sai?" domando.
"Non so più niente e ora ho solo voglia di sedermi un attimo" risponde indispettita.
"Vengo con te?"
"No, tranquilla, tu balla pure, è il tuo primo vero ballo, te lo devi godere." Mi sorride e lascia andare la mia mano. Resto da sola in questa giungla di studenti che mi spingono per sbaglio e ignorano la mia presenza.
Dovrei ballare, divertirmi, ma sono impacciata e anche un po' imbarazzante; da sola mi sento intimorita dalle occhiate delle persone.
Posso anche possedere un potere immenso, ma dentro sono rimasta la stessa ragazzina che ha lasciato Manhattan.
"Ma chi voglio prendere in giro?" dico tra me e me, prima di voltarmi e trovarmi Aaron davanti.
Smetto per un secondo di respirare e lo guardo attentamente.
Indossa uno smoking ma non ha nemmeno pensato a legarsi bene la cravatta; deve aver fatto tutto di fretta.
I capelli gli ricadono sulla fronte, posso comunque intravedere i suoi occhi neri che sembrano meno minacciosi stasera.
"Aaron" dico contenta.
"Novellina" risponde sorridendo e camminando verso di me.
Aspetto che mi raggiunga, con un sorriso sulle labbra.
"Non credevo saresti venuto al ballo."
"Non era nei miei programmi ma ho cambiato idea all'ultimo secondo ed eccomi qui! Vestito come un pinguino e uguale a tutti gli altri sfigati" si lagna irritato.
Rido.
"Che c'è di divertente?" chiede.
"Nulla, solo che...la cravatta e...i capelli."
Indico i suoi capelli e lui ci passa una mano per spostarli dal volto.
"Lo sapevo che era una pessima idea" dice poi.
"No, non lo è; è forte averti qui, e non solo per controllare Jasmine come l'anno scorso" affermo.
"A me sembra ridicolo" risponde ma accenna un sorriso anche lui.
"Non sei l'unico a sentirti fuori posto, io sono un vero disastro a ballare."
"Ho visto poco fa" mi prende in giro e, facendo finta di essermi offesa, lo fulmino con lo sguardo.
"Tu sapresti fare di meglio forse?" lo sfido incrociando le braccia al petto.
"Ti ho già mostrato una volta quanto sia bravo" ribatte.
Perdo le parole, recuperandole subito, schiarendomi la gola.
"Ti va di mostrarmelo ancora?" chiedo.
Si avvicina di un passo a me e, proprio in quel momento, Joy cattura il mio sguardo mentre ci fissa tristemente.
"Joy" dico fermando Aaron; non aspetta un altro attimo a voltarsi in quella direzione.
Sarah la vede poco dopo e la guarda sconvolta.
Joy corre via e noi la seguiamo frettolosamente.
"Joy, aspetta!" la chiamo entrando nel corridoio insieme a Sarah, Sam e Aaron.
Joy aumenta il passo agitata.
"Joy, ti prego!" dice Sarah e lei smette di camminare, fermandosi nel bel mezzo del corridoio.
"Che cosa ci fai qui?" le chiede Aaron mentre Joy si gira verso di noi.
"Ero venuta per salutarvi ma...ma non credo sia una buona idea" risponde devastata.
"Salutarci? Che vuol dire?" domanda Sarah.
"Vuol dire che me ne vado per sempre, torno a New York" mette in chiaro Joy.
"No, non puoi farlo, ora che abbiamo vinto non puoi andare via, qui non corri alcun pericolo!" disapprova Sarah.
"Lo so ma non posso restare nel posto dove il mio migliore amico è stato ucciso, fa troppo male" dice Joy e Aaron abbassa lo sguardo, addolorato.
Fa male anche a lui e vorrei aiutarlo in qualche modo.
"Lo capisco, ma non penso che..."
Joy zittisce Sarah:
"Non dire che lo capisci! Tu odiavi Bloody, lo odiavi perché ha ucciso tua madre, quindi non fingere che ti dispiaccia, non è così!"
"No, non mi dispiace, ma tu non sei lui e meriti di restare qui con i tuoi amici" replica Sarah con tono serio.
"Cosa ne sai di quello che merito? Pensi che solo perché ci siamo un po' avvicinate adesso tu mi conosca? No, Sarah, tu non hai la minima idea di che persona orribile sia e non ti piacerebbe affatto!" afferma Joy e le sue parole sono dure, feriscono Sarah che rimane in silenzio di fronte a tanta rabbia.
"Lo siamo tutti, se andrai a New York resterai di nuovo sola e senza Bloody potresti impazzire" dice Aaron.
"Sono già impazzita! Lui è...è andato via per sempre e adesso la mia vita non ha più senso..."
Una lacrima bagna il volto di Joy che l'asciuga prontamente.
"Ecco perché devo andare, così non farò del male a nessuno di voi quando avrò perso completamente la testa" continua aspramente.
"Non farlo" la ferma Sarah che ottiene solo uno sguardo fuggente da parte di Joy.
"Non voglio che te ne vai..." aggiunge con un filo di voce.
Joy la guarda, concentrandosi poi su Aaron.
"Mi dispiace" dice rivolgendosi a Sarah che si inalbera.
"Ma devo farlo, ho chiuso con questa città maledetta" aggiunge e si allontana con passo svelto.
"Joy!" strepita Sarah ma è tutto inutile.
"Aaron, fa qualcosa, falla restare!" dice ancora lei.
"È una sua scelta, Joy sa quello che fa" risponde Aaron.
"Sul serio? A New York sarà completamente sola, come puoi lasciarla andare via?" gli urla contro.
"Sarah, calmati" la prega Sam preoccupandosi, mentre prova ad abbracciarla.
"Tu levati di mezzo!" sbotta Sarah spingendola via.
"Vacci piano" interviene Aaron in difesa di sua sorella.
"Voglio stare sola."
Sarah si allontana da noi mentre Sam continua a fissarla con tristezza.
"Meglio che vada a parlarci, non vorrei mai che rovinasse il ballo a tutti."
Ride Aaron amaramente, seguendola subito dopo.
Resto sola con Sam, accorgendomi di quanto sia triste in questo momento.
"Sam, va tutto bene?" domando.
All'inizio non accenna a voler rispondere.
"No, nulla va bene" si decide poi a dire.
"Ho fatto un vero casino" continua in preda alla rabbia.
"Di che parli?"
"Ho lasciato che Sarah mi baciasse e poi l'ho respinta, così adesso mi odia" annuncia.
"Cosa? Ma quando è successo?" chiedo stravolta.
"Quando tu eri posseduta da Anastasia Barks, Sarah si trovava a casa mia e ci stavamo divertendo, poi mi ha baciata e sono saltata in aria; non sapevo avesse una cotta per me" racconta disperatamente.
"Sam, non puoi farci nulla se a te non piace, non è colpa tua."
"Il punto non è questo, è che io..."
Smette di parlare, vergognandosi per qualcosa.
"In realtà ti piace forse?" domando inarcando un sopracciglio.
"No, ma non è stata l'unica a baciarmi" dice.
"Oddio, non dirmi che hai baciato anche Joy!" rispondo con tono preoccupato.
"Peggio" afferma nel medesimo modo.
"Ho baciato Aiden" dichiara poi, turbandomi.
Sam ha baciato sia Aiden che Sarah e sappiamo entrambe che lei non accetterà mai una cosa simile, visti i loro trascorsi.
La mia amica è appena finita in un mare di guai.Spazio autrice:
Prevedo guai per il futuro.
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Undead 2 (Il Libro Degli Spettri)
ParanormalA New Hope arrivano nuovi misteri, sta volta si tratta di due bambine che seminano il terrore per tutta la città, risucchiando la vita delle persone. Zoe si ritroverà a combattere contro i suoi sentimenti, contro i demoni del suo passato e contro ci...