13: Aaron

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La mia macchina sfreccia verso Brooklyn; sono concentrato a guidare mentre Justin fissa come incantato fuori dal finestrino.
Il suo sguardo è perso: sta chiaramente pensando a qualcosa di spiacevole e deduco si tratti della novellina.
Lei non lo sa, non ha la minima idea di quanto sia speciale, di quanto la sua presenza a New Hope stia cambiando la mia vita, e spero che non verrà mai a conoscenza della verità, che non saprà mai quello che le sto nascondendo.
"Ehi, eroe fallito, accendi la radio" chiamo l'attenzione di Justin dandogli quest'ordine; lui, però, non mi degna di un'occhiata. 
"Parlo con te, idiota" continuo spazientito.
Justin sbuffa e posa la testa contro il finestrino, ignorandomi spudoratamente.
"Se non volevi venire bastava che restassi con il tuo culo a New Hope" dico.
"Credimi, mi sarebbe piaciuto, ma Zoe mi sta facendo diventare matto e preferisco scappare, anche se questo vuol dire passare del tempo con te" risponde alla mia provocazione, proprio come immaginavo avrebbe fatto.
Conosco Justin da quando eravamo due semplici bambini che non sapevano nulla della vita, né di come gestire i propri poteri; se non avessi imparato qualcosa su di lui, se non avessi scovato i suoi punti deboli e i vari metodi per metterlo alle strette, che razza di psicopatico sarei stato?
"Lei nemmeno ti piace" affermo  ridacchiando.
"E tu che ne sai? È la prima vera ragazza a farmi provare qualcosa" ribatte.
Non è convinto, va sulla difensiva e lancia più volte sguardi verso il basso, per evitare un contatto visivo con me.
"Queste sono stronzate, noi due lo sappiamo bene; ti ricordi al centro? Tutte quelle bambine che avevano una cotta per noi, come andava a finire?" chiedo.
Si deprime quando gli pongo una tale domanda, che deve rievocare in lui dei ricordi spiacevoli.
Esita a dire qualcosa; credo ne abbia  paura, soprattutto dell'effetto che avrà su di lui ammettere la realtà.
"Non sentivamo niente" risponde a bassa voce.
"Esatto, niente, perché noi, mio caro Justin, siamo morti" dico.
La smorfia di disappunto ora presente sul suo viso mi fa quasi sorridere.
Una parte di me pensa davvero ciò che ho detto, l'altra lotta con i demoni del mio passato per costringermi a smettere di provare emozioni.
"Con Zoe è diverso, anche lei è morta, e so che mi perdonerà prima o poi" dice, ma non ne sembra affatto convinto.
"L'hai abbandonata per andare via con quello stronzo di tuo padre dopo che ci hai quasi fatto mmazzare dal tuo lato oscuro, se ti perdonasse sarebbe una stupida" replico.
"Così non mi aiuti."
"Non voglio aiutarti, voglio darti una svegliata; sei diventato succube dei tuoi stessi sentimenti, ti fai controllare, quella ragazza non ha potere su di te!"
"Tu non hai idea di quello che dici. È  facile per te, sei Aaron Fletcher, hai basato la tua vita sul diventare il più potente al mondo, io invece voglio amare, voglio essere felice con la ragazza che mi piace, e magari,  chissà, avere una vita normale un giorno."
Sorride mentre ne parla, con una tale enfasi da farmi venire il voltastomaco.
È così imbarazzante sentire un mio simile esprimersi in questo modo; noi siamo tornati indietro dalla morte per acquistare potere, non per amare, o stupidaggini del genere.
"La situazione è più grave di quello che pensassi, credevo non potessi diventare più noioso di così."
Mi prendo gioco di lui con il mio solito tono ironico.
"Il fatto è che non conosci altre emozioni oltre alla rabbia e alla frustrazione" dichiara.
"Sai? Mi sono stancato di questa conversazione, sentiamo un po' di buona musica."
Accendo la radio - utilizzando la forza del pensiero - e faccio partire una delle mie canzoni preferite: Back in Black degli AC/DC.
"Me la ricordo questa, la sentivamo quando scappavamo dal centro a undici anni" dice Justin, accompagnato da un velo di entusiasmo.
"Oh, mi sarei offeso se te ne fossi dimenticato" rispondo, prima di iniziare a muovere la testa a ritmo di musica, sotto al suo sguardo divertito.
"Ci teletrasportavamo nel bosco e mettevamo la musica ad alto volume, e tu ballavi con quei passi terribili" continua a ricordare.
"Eri tu a non saperti lasciar andare;  ballare è divertente quando sei dell'umore giusto" lo contesto.
"Non ero mai dell'umore giusto."
"Lo so" rispondo lanciandogli una breve occhiata complice.
Justin ride e io muovo ancora la testa, canticchiando.
Quando un ciuffo di capelli mi cade in faccia, e lo sposto via urlando eccitato, lui scoppia a ridere con fare dolce.
"Che scemo" dice, timidamente adesso, distogliendo lo sguardo da me.
"Possiamo essere scemi insieme, se vuoi" rispondo sorridendogli, solo per alcuni attimi.
Justin ricambia il mio gesto ma qualcosa non va in lui, glielo leggo in faccia: si sente in colpa per avermi seguito fin qui e aver abbandonato Zoe.
È il complesso dell'eroe fallito:
sei buono per tutta la tua vita, salvi la gente a cui vuoi bene, e poi, da un giorno all'altro, ti ritrovi a rovinare ogni cosa, venendo sommerso dai rimorsi.
Arriviamo a Brooklyn e scendiamo dall'auto, dando un'occhiata intorno.
"Odio i viaggi in macchina; vorrei che i nostri poteri non avessero tutti questi limiti" dichiara Justin irrequieto.
"Ma tu non eri quello che voleva sentirsi normale?" lo provoco.
Ammutolisce e mi guarda come se volesse ribattere a tono ma non ne sia capace.
"Andiamo" si limita a dire;  successivamente si incammina verso il Darkness, il locale per soli esseri soprannaturali.
Sta volta la voce robotica ci fa entrare senza alcun problema - forse perché Ben non si trova al suo fianco - e ci catapultiamo all'interno del bar.
Mike passa qui tutte le sue giornate e trovarlo non sarà un problema; di sicuro non avrà rinunciato alla sua consueta partita a poker nel privé.
Ho imparato a conoscere quel ragazzo quando ho vissuto da solo a New York e sapevo che mi avrebbe odiato se avessi ucciso i suoi amici, che poi mi avrebbe dato la caccia.
Ecco perché l'ho fatto comunque: sono un vero e proprio masochista.
"Ehi, voi due, che ci fate qui?" chiede Ben spuntando dal retro del locale.
Ha gli occhi pieni di rabbia e lo sguardo di chi sta per staccarti la testa a morsi.
"Ben, vedo che non ti sei ancora trovato un hobby" dico; in tutta risposta  lui mi fa volare in aria, pronunciando uno dei suoi incantesimi.
Justin spalanca la bocca sconcertato.
"Mi attacchi di nuovo? Sul serio? Credevo avessi capito che sono più forte di te" sbraito furioso.
"No, tu non sei forte, la ragazza lo è, e oggi non mi sembra di vederla" risponde e, guardandomi dritto negli occhi, si lascia scappare una risata malvagia.
Prosegue poi: "Non saresti dovuto tornare; sappiamo quello che avete fatto alla squadra di Mike: li avete uccisi a sangue freddo."
"Non sono stato io ma Zoe Evans" ribatto tirando dei calci al vuoto, mentre cerco di tornare sul pavimento.
"Non cambia nulla, siete tutti morti alla fine."
Ben pronuncia la parola "Impetus",   che ho paura non voglia dire nulla di buono; mi ritrovo a volare verso la credenza degli alcolici, dove distruggo tutto e alcune schegge di vetro mi colpiscono la guancia.
"Lascialo andare! Siamo venuti in pace" si intromette Justin all'improvviso, impaurito da ciò che Ben potrebbe farmi se nessuno dovesse fermarlo.
"Tu sparisci, a meno che non voglia fare la sua stessa fine" risponde Ben  con tono duro.
"Ti prego, noi...noi stiamo solo cercando di parlare con Mike, e non dovresti proteggerlo; ha rubato il libro degli spettri e l'ha aperto" insiste Justin; sentendo queste parole, Ben impallidisce e distoglie le sue attenzioni da me.
"Non è possibile, Mike non avrebbe mai fatto una cosa simile, sa quanto sia pericoloso" afferma scettico.
"Mi dispiace rovinarti le convinzioni che ti sei creato su quel pezzo di merda, ma è cattivo anche lui, proprio come me" asserisco.
Mi alzo in piedi, pulendomi una goccia di sangue dal labbro.
"Stai mentendo" risponde Ben a denti stretti, mentre mi punta contro un dito, pronto a colpirmi ancora con i suoi poteri da stregone.
"Perché non lo chiedi a Mike allora? Vediamo un po' se ci tiene così tanto a tutti voi da raccontarvi la verità."
Alzo il tono della voce, convinto che Mike non avrebbe mai il coraggio di ammettere di aver commesso un gesto tanto vile.
"Già, perché non me lo chiedete?" domanda proprio lui, invece, spuntando dal corridoio e camminando con passo sicuro.
Lo guardo sorpreso insieme a Justin, che ora si avvicina a me.
"Mike...mi dispiace, io ho provato a mandarli via" dice Ben in preda all'agitazione.
"Non ti preoccupare, non sei tenuto a proteggermi, e poi non ne ho bisogno, non con questi due" risponde Mike  sorridendo furbo.
La mia pazienza incomincia a vacillare e presto l'avrò esaurita completamente.
"Aaron, sta volta ti sei portato dietro l'amico debole; che c'è? Zoe si è già stancata di te?" scherza Mike che cammina nella nostra direzione.
Justin gli lancia un'occhiata glaciale mentre io decido di continuare a mantenere la calma, per il bene di ogni persona presente in questo posto di merda.
Sono stato torturato dal re della morte, ora non avrò paura di uno stregone come Mike.
"Il libro, dammelo!" gli ordino serio in volto.
Mike mi guarda con aria sorpresa per qualche secondo, poi ride.
"Certo, aspetta che lo vado a prendere insieme a un cestino di biscotti e a una lettera di ringraziamento per aver ucciso tutti i miei amici" ironizza.
Alzo gli occhi al cielo, esasperato.
"Non avresti dovuto rubarlo. Hai idea del danno che hai fatto? Le bambine fantasma sono arrivate a New Hope, e chissà chi altro" dice Justin.
"Vi sbagliate. Io ho il libro, è vero, ma l'ho trovato davanti alla porta del privè qualche notte fa; qualcuno me l'ha lasciato."
La dichiarazione di Mike non mi convincono affatto, quindi non gli do fiducia.
"Non ti crede nessuno. Hai preso il libro per vendicarti di me e Zoe;  sapevi che i fantasmi non possono uscire da New Hope, così tu te ne starai qui, a giocare a poker con i tuoi nuovi amici sfigati, mentre noi dovremo salvare l'intera città, di nuovo!" dico, continuando a rivolgermi a lui con aria altezzosa.
"Non metterei in pericolo gente innocente per vendicarmi di voi; e, se proprio ti interessa, sono stanco di quella storia. Voglio andare avanti, senza di te magari, quindi perché non ti levi di torno?" risponde Mike rancoroso.
È più che evidente che, tra tutti, lui è la persona che mi odia di più al mondo.
"Non ci fidiamo di te e non ce ne andremo senza il libro" lo mette al corrente Justin.
"È un peccato, perché non ho alcuna intenzione di darvelo."
Mike sorride e salta su un tavolo; Ben lo guarda in silenzio. 
"Sapete? Quando ho visto quel libro davanti alla porta ho pensato che fosse un vero e proprio dono dal cielo, che l'universo stesse cercando di dirmi qualcosa, e poi ho capito..."
Si interrompe Mike.
"Cosa? Che avrei dovuto uccidere anche te?" chiedo.
"No, Aaron: che io ora ho qualcosa che volete e che sono un passo avanti a voi" ribatte sorridendo compiaciuto.
Ben sorride con lui; vorrei tanto cancellare quell'aria divertita dal suo sguardo staccandogli la bocca.
"Bravo, hai vinto, vuoi che ti preghi? Ok, lo faccio: per favore, Mike, dammi quello che ti ho chiesto, prima che perda la calma e uccida tutta la gente in questo bar del cazzo" dico e Justin mi dà una gomitata.
"Non credo sia questo il modo adatto" sussurra.
"È l'unico che mi piace" rispondo con un sorriso malizioso sulle labbra.
"Non ti conviene provocarmi, fino a poco fa ti stavo uccidendo" dice Ben  stringendo entrambi i pugni.
Non reprimo una risata davanti a queste ridicole parole.
"L'hai sentito?" chiedo rivolgendomi a Justin, che ride a sua volta.
"Crede di poter uccidere me? Lui..." aggiungo.
"Forse dovremmo mostrargli come stanno le cose."
Smetto di ridere mentre lo dico e Justin annuisce.
Ci voltiamo verso di loro e uniamo i nostri poteri per far tremare l'intera stanza.
Mike ci guarda confuso e preoccupato, poi osserva le varie lampade posizionate sulle pareti:  incominciano a produrre scintille.
Per poco Mike non viene colpito e Ben viene sollevato in aria.
Nonostante si dimeni, non riesce a liberarsi. 
"Mettetemi giù!" ci intima ma nessuno dei due lo lascia andare.
Lo sguardo di Mike si fa cupo; pare stia per esplodere dalla rabbia.
Gli altri stregoni nel locale si allontanano; non provano nemmeno a fermarci, sanno già che sarebbe una battaglia persa.
Con i miei poteri spingo Ben verso la credenza dei vini, che si frantuma in mille pezzi.
Lui urla e viene ricoperto dal liquido rosso contenuto nelle bottiglie, e anche da alcune schegge.
"Figli di puttana!" grida battendo un pugno a terra.
A quel punto, Mike perde la pazienza e ci ferma con un incantesimo, capace di contrastare i nostri poteri.
"Voi! Morti viventi! Pensate di poter venire qui e minacciare i miei amici?" grida, così tanto che posso vedergli l'ugola e la vena del collo pulsare.
"Continueremo a farlo se non ci darai quello per cui siamo venuti" risponde Justin che, con mia grande sorpresa, non sta morendo di paura.
"Mai!" urla nuovamente Mike.
"Mi sembra che tu non abbia ancora capito" dico.
Salto sul tavolo, di fronte a lui, e lo afferro per il collo.
"Se non ci darai il libro ti trascinerò dritto con me a New Hope e lascerò che quelle due bambine psicopatiche ti prendano e ti facciano così male che preferirai che sia io a ucciderti" dichiaro furiosamente.
Il mio volto è vicino al suo e posso quasi toccare le sue labbra.
Mike prova a mascherare il suo terrore ma sento il suo corpo tremare, data la nostra vicinanza.
"Tu...non...puoi farmi questo" parla con fatica.
"Posso e lo farò, perché credimi, se mai dovessi avere pietà di qualcuno non saresti tu."
Quello che gli dico lo indispettisce e chiude le labbra in una smorfia.
"Quindi, Mike, il libro, ora!" ripeto più che serio, mentre lui è costretto a rassegnarsi.

Spazio autrice:
Cosa ne pensate del personaggio di Mike? Voi gli credete?

Undead 2 (Il Libro Degli Spettri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora