7: Zoe

172 18 1
                                    

Porto Aaron a casa mia e aspetto che Sam ci raggiunga; così capirà in che razza di condizioni è ridotto suo fratello e si prenderà cura di lui.
"Cavolo, è davvero messo male!" esclama mentre Aaron è ancora privo di coscienza.
"Molto male, chiunque gli abbia fatto questo deve odiarlo a morte" rispondo.
"Potrei farti una lista di persone che odiano mio fratello ma non basterebbe un libro" ironizza.
È calma, non mostra alcuna emozione negativa riguardo lo stato pessimo di Aaron, anzi, sembra quasi che non le importi.
"Ok, quindi che si fa? Claire è disposta a visitarlo oppure...?"
Mi guarda di traverso.
"Domanda stupida, già."
Sbuffo.
Sam si avvicina ad Aaron, poi afferra la sua mano e l'accarezza.
La tocca delicatamente e molla la presa dopo pochi attimi, nervosa.
"Si rimetterà, ne sono certa" afferma.
"Ma, fino a quel momento, credo che dovresti tenerlo qui, sai, nel caso qualcuno dovesse fargli del male tu saresti l'unica abbastanza forte per proteggerlo" continua.
"Cosa? Mio padre non sarà mai d'accordo, lui ha paura di Aaron, e poi è tuo fratello" sbraito.
Sam dovrebbe occuparsi di lui e non dovrebbe di certo comportarsi come se fosse compito mio.
"Lo è davvero? A volte me lo dimentico" risponde sarcastica.
Le rivolgo un'occhiataccia che non può far a meno di irritarla.
"Zoe, lo so che ti sto chiedendo tanto ma in fondo sei stata tu a cercarlo, vuol dire che, per qualche strana ragione, ti importa di lui, a meno che non si tratti di un modo per dar fastidio a Justin e in tal caso sarebbe davvero meschino" dice.
"Per favore, se ho cercato Aaron è perché siamo amici adesso, Justin non c'entra nulla" ribatto sincera.
Vorrei evitarlo ma guardo Aaron intensamente; deve svegliarsi perché, se ciò non dovesse accadere, andrei fuori di me.
Sam ci osserva con attenzione, poi sorride debolmente.
"Proverò a convincere zia Claire a farlo tornare ma, fino a quel momento, pensaci tu, Aaron si fida di te" dice.
"No, Aaron non si fida di nessuno se non di sé stesso, ma crede che io sia forte e...ed è bello."
Sorrido mentre lo dico, facendo innervosire, per qualche ragione, la mia amica.
"Anche io lo credo" afferma ridacchiando agitata.
"Lo so, non intendevo quello."
"Zoe, forse ti stai facendo dei film in quella bella testolina ma non credere che lui ti consideri davvero un'amica, mio fratello rovina tutto quello che tocca, è uno psicopatico."
Alza il tono della voce ma prova a mascherare la sua rabbia, fallendo miseramente.
"È vero, Aaron è completamente pazzo, e sai una cosa? Almeno non scappa dai problemi come Justin, lui li affronta e dovresti iniziare a farlo anche tu."
Indispettita, mi guarda con profondo fastidio.
"Ora, se non ti dispiace, devo pensare a un modo per convincere mio padre che tenere questo idiota a casa non ci farà ammazzare, quindi puoi andare via" continuo mentre lei incrocia le braccia al petto.
"A meno che tu non voglia dirgli quanto ti sia mancato" dico riferendomi ad Aaron.
Sam si innervosisce, intanto un sorriso antipatico compare sulle sue labbra.
"Ti chiamo dopo" dice e si teletrasporta via.
"Finalmente" sussurro sollevata.
A volte Sam è davvero insopportabile e continua a difendere Justin come se fosse davvero un eroe.
Lui ci ha abbandonate, non gliene importa nulla di noi e, prima o poi, dovrà aprire gli occhi e rendersene conto.
"È stata una bella discussione" commenta Aaron che mi fa sobbalzare per lo spavento.
"Aaron, tu...da quanto sei sveglio?" chiedo voltandomi a guardarlo.
"Più o meno da quando vi ho sentito urlare come due galline."
Si prende gioco di me con tono beffardo.
Noto con piacere che ha già incominciato a recuperare le energie.
"Bene, a quanto pare sei irritante anche da malato."
Mi avvicino a lui e cerco di capire quali siano le sue ferite più profonde toccandogli il viso.
"Che fai? Non sei una dottoressa."
Fa presto a bloccarmi.
"Si dà il caso che Claire non ti voglia aiutare, quindi devo controllarti io" rispondo.
"Ah, no, non credo proprio."
Aaron si mette seduto, spaventato.
"Che problema hai?" chiedo.
"Non mi piace che la gente mi tocchi" replica; la sua risposta mi confonde alquanto.
"Andiamo, ma se ti fai tutte quelle ragazze."
"È diverso, non mi piace essere toccato quando sono vulnerabile, e non ti preoccupare, le ferite se ne andranno presto."
Il comportamento di Aaron è davvero strano e mi rende dubbiosa.
Che cosa non vuole farmi vedere?
Lo guardo attentamente.
"Che ti hanno fatto?" domando, consapevole che abbia paura di mostrarmi le ferite sul suo corpo.
"Nulla, non devi per forza controllare."
Lo ignoro e tento di alzargli la maglietta.
Lui mi ferma subito.
"Zoe, ti ho detto di non farlo!" sbotta.
"E io ti dico di stare fermo!"
Gli alzo finalmente la maglietta, dopo qualche secondo passato a lottare; lui si irrigidisce quando nota l'espressione sul mio volto che diventa cupa.
Ha la pancia ricoperta di tagli ancora sanguinanti, sul suo fianco è presente uno squarcio che arriva fino alla coscia, suppongo, ed è pieno di bruciature.
"È uno scherzo, vero?" chiedo scioccata.
Aaron non sembra affatto felice che io lo stia vedendo in questo stato.
"Smettila di guardare, passeranno" dice sistemandosi la maglietta.
"Non passerà niente se non chiederemo aiuto a Claire, tu sei...sei ridotto di merda."
"Ma davvero? Non me ne ero accorto" scherza.
"No, no, cazzo! Aaron, tu non ti rendi conto di quanto sia grave, e non mi vuoi nemmeno dire chi è stato."
Ormai è la rabbia a controllare le mie parole; sono così furiosa con le persone che hanno conciato Aaron in questo modo e, se le avessi qui davanti, le ucciderei con le mie stesse mani.
"Perché ti interessa così tanto?"
"Così lo faccio fuori a quel pezzo di merda!"
Resta stupefatto in un primo momento, poi scuote la testa e ride come se non ci credesse.
"Mi dispiace deluderti ma nessuno può farlo fuori, dato che si tratta proprio di lui...il grande e leggendario" parla con enfasi.
"Il re della morte" aggiunge.
Ho un breve fremito interiore.
Non avrei mai immaginato potesse essere lui, che Aaron si fosse davvero cacciato in un tale pericolo.
"Ora capisco, tu mi hai mandato dei segnali per trovarti, come la storia del libro e della pagina sul re della morte, e poi la cartina" rispondo mettendo insieme i vari pezzi.
"Già, ho fatto leva sulla nostra connessione che, a quanto pare, è molto forte, spero non ti dia fastidio" dice sorridendo ambiguo.
Lo fulmino con lo sguardo.
"Mi dà fastidio vederti così, ti avevo detto che sarebbe stato pericoloso mettersi contro di lui."
"Ora l'ho capito, ma non credere che sia finita qui; quando mi rimetterò avrò la mia vendetta, diventerò il nuovo re e lo ucciderò strappando via la sua anima."
Assume un'aria minacciosa e comprendo che sta parlando sul serio; ha ancora intenzione di portare avanti questa missione suicida!
"Oppure, lascerai perdere e resterai qui, a letto" dico.
"Sembra una prospettiva noiosa."
"È l'unica che ti offro."
"Novellina, non puoi decidere tu."
"Ti ho salvato il culo, certo che posso."
"Io non ho paura" ribatte.
"Aaron, se ti vedessi come ti sto vedendo io ora ne avresti eccome" dico, stanca di discutere.
Resta in silenzio mentre io avvicino una mano alla sua guancia ferita.
"Sta ferma!"
Afferra il mio polso ma non mostro segni di cedimento, restando decisa.
Aaron mi guarda, inizialmente con un'accesa rabbia negli occhi, che presto si trasforma in rassegnazione.
Lascia andare il mio polso e accarezzo il taglio sulla guancia; percepire il suo dolore mi rende vulnerabile ma non mi dispiace, non in questo momento.
"Perché lo fai?" chiede mantenendo lo sguardo puntato su di me.
Non rispondo e sorrido, poi mi teletrasporto accanto a lui, sul letto.
"Perché lo fai?" ripete la domanda, sta volta con il viso a pochi centimetri dal mio.
Non dovrei sentire qualcosa smuoversi nel mio stomaco, eppure accade e mi fa paura, troppa per controllarmi.
"Ti avevo detto di non farti ammazzare" rispondo.
"Non è successo."
"Perché ti ho salvato, ma ti conosco e avrai provocato chiunque ti abbia fatto del male."
"Non serve conoscermi per sapere che sono pazzo."
Sorride maliziosamente.
"Sei davvero pessimo" dichiaro.
"No, sono ferito, arrabbiato e...e ho voglia di uccidere quello stupido re della morte" risponde frustrato.
"Aaron..."
Mi zittisce:
"L'hai già detto, sono folle, e allora? Io ci sono nato così, rassegnati."
"Non voglio che tu sia meno folle, voglio che tu non vada più via" dico.
Sono stata capace di sconvolgerlo e di togliergli il fiato, infatti non preferisce più parola.
Mi guarda negli occhi e, mentre un luccichio di gioia si fa spazio nei suoi, ricambio tristemente il suo sguardo.
"Non come Justin" continuo.
Il vuoto che Justin ha lasciato in me è forte ma so perfettamente che se Aaron dovesse sparire nuovamente non potrei sopportarlo e farebbe ancora più male.
"Ti do una brutta notizia, novellina, io...non...sono...Justin" risponde con le labbra ormai vicinissime alle mie.
Per poco non le sfiora e posso sentire l'eccittazione salire in me; non ho mai provato qualcosa del genere prima d'ora, la nostra vicinanza sta mandando in subbuglio ogni singola particella del mio corpo e vorrei baciarlo, dimenticandomi di quanto lui sia folle e del dolore che ha causato a New Hope.
Sto per dirgli qualcosa ma la porta della stanza viene aperta: mio padre entra in camera e ci guarda in preda allo shock.
"Zoe..." dice.
"Papà" rispondo imbarazzata, voltandomi verso di lui.
Che figuraccia!
"Signor Evans" lo saluta Aaron con un sorrisino calmo sulle labbra.
Papà ci guarda ancora qualche istante, girando la testa da una parte all'altra e sbattendo le palpebre come per verificare che non si tratti di un incubo, poi mi rivolge un'occhiata gelida.
"In corridoio" ordina.
Non posso, per ovvie ragioni, oppormi, quindi mi alzo dal letto ed esco dalla stanza, chiudendo la porta alle mie spalle.
"Posso spiegarti" dico subito.
"Oh, sarà meglio che tu abbia una buona e plausibile spiegazione per la quale quello psicopatico è seduto sul tuo letto e ti stava fissando le labbra come un perfetto pervertito" inveisce contro di me.
"Ok, prima di tutto, che schifo, seconda cosa...stavamo solo parlando, Aaron è stato rapito dal re della morte ed è stato torturato" rispondo.
"E questo spiegherebbe il motivo per cui è steso nel tuo letto, oh...aspetta, non lo spiega per niente."
Ride con fare isterico, aggiudicandosi sguardi preoccupati da parte mia; sembra impazzito.
"Claire non lo vuole a casa e non vuole nemmeno visitarlo, ecco perché lo terremo qui finché non si sarà ripreso."
Ora scoppia a ridere.
"Divertente, a volte mi dimentico del tuo stupido sarcasmo" dice asciugandosi per finta una lacrima da sotto l'occhio.
Resto seria finché non si rende conto che non stavo scherzando.
"No, no, no, no, no! No, Zoe, è fuori discussione, quel ragazzo ha ucciso delle persone e continuerà a farlo perché è fuori di testa!" urla.
"Lo so, lo so che ha tanti problemi, ma è mio amico e non lo voglio abbandonare."
"Cavolo, vedo che hai perso la testa anche tu. Come puoi anche solo pensare che io ti lascerò frequentare un tipo del genere?"
"Mi ha salvato la vita molte volte; sarà anche un mostro ma ci è nato così, ok? Non tutti hanno avuto
dei genitori o il lusso di sentirsi dire che fare del bene sia la scelta giusta, a volte nemmeno io ci credo."
Ho detto qualcosa che non gli piacerà ma a me non importa, adesso la mia vita è questa e non posso far sempre parte dei buoni, non se la mia anima è così malvagia.
"È uno scherzo, vero? Deve esserlo per forza" risponde.
"Papà, ti chiedo solo qualche giorno, finché non sarà guarito, e poi lui ci aiuterà con il nuovo mistero delle bambine."
"Non mi fido di lui, come devo fartelo capire? Per quanto ne so mi vuole morto."
"È vero" replica Aaron ad alta voce, parlando dall'interno della stanza.
Sta ascoltando tutto, dovevo aspettarmelo, non è mai stato in grado di farsi gli affari suoi.
"Chiudi il becco, idiota" grido tirando un colpo alla porta.
Papà mi guarda con poco entusiasmo.
"Facciamo così, domani parlerò con Claire e le dirò di visitarlo, ma almeno stanotte fallo restare" lo prego.
"È fuori discussione."
"Papà, credimi, lasciarlo a piede libero sarà anche più rischioso, non sappiamo cosa potrebbe fare."
"Questo non è un mio problema."
"Wow, vedo che ti preoccupi solo di te stesso."
"No, mi preoccupo per me e per te."
"Perfetto, allora non devi preoccuparti, lui non mi farà nulla, siamo amici" rispondo sicura della mia affermazione.
Lo siamo diventati durante il viaggio al Brooklyn e, in realtà, è in quel momento che ho capito che la storia con Aaron non è quella di due semplici persone che si odiano e poi scoprono di andare d'accordo; io ho bisogno di lui e lui ha bisogno di me, siamo un perfetto equilibrio tra razionalità e impulsività, tra ragione e follia, tra rabbia e desiderio. In pratica, siamo funzionali e questo ci rende anche indistruttibili quando collaboriamo.
"Come fai a esserne così convinta?" chiede papà.
"Lo so e basta, fidati di me."
Non dice nulla e mi guarda dubbioso.
"Fidati di tua figlia" aggiungo toccandogli una spalla.
Sospira, poi scuote la testa, credo in segno di resa.
"Ok, ma non dormirai accanto a lui; gli preparo il divano" dice.
Sorrido soddisfatta.
"Perfetto" rispondo correndo di nuovo in camera.
"E non credere che mi faccia piacere" grida ancora lui, ma ormai non gli sto più prestando attenzione.

Spazio autrice:
Scrivere scene tra Aaron e Zoe mi rende sempre felice, perché il loro rapporto è sincero e farebbero di tutto l'uno per l'altra.

Undead 2 (Il Libro Degli Spettri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora