10: Zoe

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Le settimane passano mentre io resto ferma nello stesso punto, come se la lancetta dell'orologio che continua a ticchettare facesse parte di un'altra dimensione temporale; nella mia, intanto, tutto ha perso vita.
Io sono morta e, nonostante sia tornata indietro, resto comunque un essere senza anima; ciò che mi circonda non ha significato perché ho perso due delle persone alle quali tenevo di più.
Justin mi ha presa per mano e mi ha ricordato che posso ancora essere felice; Aaron, invece, mi ha fatto capire che posso voler bene anche a qualcuno che non sa nemmeno cosa voglia dire questa parola.
Ma è così? Io gli voglio solo bene o c'è anche altro?
C'è qualcosa in lui di diverso, che non mi so spiegare, e io ne sono completamente affascinata.
Vorrei non aver mai conosciuto nessuno dei due, vorrei essere rimasta a New York, senza poteri e, soprattutto, senza persone da proteggere, perché adesso mi ritrovo a dover salvare la città da una nuova minaccia.
Nell'ultima settimana sono morte due persone, sempre per la stessa causa sconosciuta.
La polizia non ha la minima idea di cosa stia succedendo ma io lo so e, se solo potessi fermare quei fantasmi, lo farei; se solo non avessi tutte queste paranoie per la testa, se fossi più forte, se lo fossi, ora New Hope sarebbe al sicuro.
La mia sfortuna, però, ha realmente inizio questa mattina.
La scuola ricomincia oggi e, con Sam, ci siamo già dirette in cortile alle 7:50, ad aspettare Alec.
È da prima di Natale che è partito con i suoi genitori per il Nevada ma adesso è tornato e non vediamo l'ora di dirgli che potrebbe morire o essere posseduto.
Certamente, non prenderà la notizia nel migliore dei modi e, conoscendolo, rimuginerà ancora sulla scomparsa dei suoi amici.
Prima o poi troverò il coraggio di raccontargli cosa abbia fatto Padre Ernest a Jasmine e, a quel punto, Alec morirà tra le mie braccia.
"Ma quanto ci mette? Incomincia a fare freddo" si lamenta Sam per l'ennesima volta.
"Doveva essere già qui cinque minuti fa" rispondo controllando sul mio cellulare.
"Cinque minuti di ritardo? A me sembra un'eternità."
"Non hai mai fatto la fila al supermercato allora, lì sì che ti viene voglia di spararti."
"Perché fare la fila quando puoi teletrasportarti avanti?" chiede.
"Perché non mi va di essere vista dalla gente mentre uso i miei poteri; sai, verrei probabilmente chiusa in un laboratorio."
La guardo ironicamente.
"Giusto" dice annuendo divertita.
Il clima invernale è pungente stamattina, gli alberi presenti in cortile sono ormai spogli e la poca neve rimasta sull'asfalto è diventata ghiaccio.
Alcuni studenti camminano attenti a non scivolare, mentre altri se ne infischiano e si danno spintoni.
Non mi era mancato affatto questo posto.
"Fate largo!" vocia un omone per strada, intento a trasportare, con altri compagni, una bara di legno.
Si era rivolto a un ragazzino del primo anno che si stava dirigendo verso il cortile.
Sgrano gli occhi e osservo la scena con perplessità.
Gli uomini che trasportano la bara indossano delle lunghe tuniche nere e hanno un'aria seria e misteriosa stampata in viso. 
"Che succede laggiù?" domando a Sam, sperando che lei sappia qualcosa.
"Non hai saputo?" chiede.
Dissento con un gesto del capo.
"Padre Ernest è morto questa notte, l'hanno detto al telegiornale" spiega.
"Padre Ernest è morto?" strepito sbigottita.
Quell'uomo mi stava minacciando circa un mese fa, mentre ci trovavamo al Moo, adesso è andato via per sempre.
Niente più sguardi cattivi quando lo incontro per strada, niente più bisbigli se gli passo accanto e niente più attacchi personali; Padre Ernest è chiuso in una bara e non potrà più fare del male a nessuno.
"Già, a quanto pare la causa del decesso non è stata dichiarata, ma zia Claire dice che con tutti i farmaci che si sparava prima o poi sarebbe accaduto."
"Mio Dio..." sussurro.
Sono sconcertata ma, allo stesso tempo, una parte di me non può che esserne sollevata, dopo ciò a cui ho assistito durante la messa privata.
"Il re della morte non sarà molto contento, adesso chi si occuperà di fargli da fattorino?" domando.
"Ti prego, non dirlo in questo modo."
Sam mi riprende, com'è solita fare quando esce fuori il mio umorismo macabro.
"Sai cosa intendo."
"Alec non sa ancora nulla, prima o poi dovremmo dirglielo" risponde afflitta.
"Sapere che Jasmine è stata ridotta in  tante piccole fettine non credo gli farebbe piacere."
"Smettila di dirlo in questo modo!"
Sta volta mi urla contro, inorridita.
"È una cosa che non deve sapere, per la sua salute mentale; ne ha già passate troppe e non voglio che torni a rubare alcolici e a ubriacarsi di prima mattina" affermo.
Alec è il mio migliore amico, nonché l'unica persona in questa scuola di merda a non farmi venire il voltastomaco; non permetterò che soffra ancora.
"È un ragazzo dolce, non merita questo dolore" dice Sam.
Se dovesse scoprire la verità sui suoi amici e su come siano stati ridotti in seguito alla loro morte, di sicuro non riuscirebbe più a superare il dolore e tutti i progressi che fino ad ora l'hanno portato a stare meglio diventerebbero vani.
Sorrido in accordo con lei e mi giro, avendo sentito il rombo di una moto.
Per poco non mi viene un colpo quando il ragazzo alla guida, che indossa una giacca di pelle scura e dei jeans piuttosto stretti, si toglie il casco e sventola i suoi capelli ricci e castani.
Si tratta di Alec, anche se non sembra affatto lui.
Sam spalanca la bocca e anche tutte le ragazze che lo vedono arrivare sembrano incuriosirsi dinanzi al suo nuovo look.
"Non ci posso credere" esclamo a bassa voce, sbalordita.
Alec indossava maglioni enormi e pantaloni della tuta fino al mese scorso, ora sembra la copia sputata di John Travolta in Grease.
"Ragazze, non sbavate troppo, così finirete per bagnarvi" ci dice ironico.
Alzo un sopracciglio non appena pronuncia questa frase, che non è decisamente nel suo stile.
"Non stiamo sbavando, siamo sconvolte. Dov'è finito il maglione di tuo nonno?" chiedo.
"Già, e la macchina che ti portavi dietro da mesi?" domanda Sam stupita.
Alec guarda verso la sua moto sorridendo.
Non assomiglia al suo solito sorriso dolce e carino, è più un gesto di compiacimento.
"Mio padre mi ha fatto un regalino e a mio nonno non è dispiaciuto riavere indietro la sua macchina; odiava prendere il pullman per andare a giocare a poker" risponde.
"Quindi hai deciso di cambiare look per essere più abbinato alla moto?" domando prendendolo in giro.
"Ho pensato che, dopo aver perso tutti i miei amici e la ragazza che amavo, non potevo più essere il nerd del club di scienze; quelle vesti non mi appartenevano più" dice mostrando sicurezza, rivolgendo un occhiolino a una delle ragazze che gli sorride in lontananza.
Non è più l'innocente ragazzino che ha lasciato New Hope un mese fa; Alec è un'altra persona e, tramite il suo sguardo esaltato, capisco che non ha alcuna intenzione di tornare indietro.
"Ma questo non sei tu, voglio dire...per niente" dichiara Sam.
"E allora? A nessuno importa di chi sono davvero, la gente vuole vedere una persona sicura di sé, non un bambino che non fa altro che piangere."
"Certo, lo capisco, credo che questo si chiami 'compiacere gli altri'" dico;
Lui mi guarda bieco.
La maglietta che porta sotto la giacca di pelle è perfettamente stirata, i suoi capelli sono spettinati, invece, e i ricci gli cadono un po' ovunque sulla fronte.
"Ho solo cambiato modo di vestire ma sono sempre io, e sono felice di vedervi. Mi siete mancate" risponde sorridendo timidamente.
Rivedo così il mio migliore amico e ciò mi rende più tranquilla.
Credevo che fosse impazzito ma c'è ancora speranza per questo idiota.
Sam mi rivolge uno sguardo poco convinto e io le faccio capire di stare zitta.
"Anche tu ci sei mancato, piccolo nerd" rispondo, prima di abbracciarlo.
"Già, davvero tanto, sfigato" fa eco Sam imitando il mio gesto.
Lo stringiamo con una forza sovrumana e Alec incomincia a soffocare.
"Ok, avete reso l'idea."
Ci allontana e ride.
"Allora, ci sono novità? qualche nuovo lato oscuro è scappato dai vostri corpi e sta seminando il panico in giro?" chiede, provando a risultare  simpatico.
Io e Sam non abbiamo la minima idea di cosa rispondere, quindi abbassiamo entrambe lo sguardo.
"Vi prego, non ditemi che ci ho preso" continua lui allarmato.
"Veramente...dobbiamo parlarti di una cosa" rispondo nervosamente.
Racconto ad Alec tutto quello che so sulle bambine fantasma,
o dovrei dire tutto quello che Aaron mi ha riferito prima di sparire nuovamente nel nulla.
Ci dirigiamo in corridoio mentre parliamo e Alec ascolta attento a ogni minimo particolare, riflettendo e studiando la situazione.
"È terribile! Sono appena tornato e credevo che non ci sarebbero stati più problemi, invece sono morte delle persone e mi state dicendo che le responsabili sono due bambine fantasma?" chiede, abbassando la voce quando parla alla fine, mentre ci fermiamo di fronte al suo armadietto.
"A quanto pare New Hope non è un luogo fortunato" rispondo.
Justin mi aveva detto che qui sono tutti un po' fortunati, ma non è affatto così e l'ho visto con i miei stessi occhi.
Mi ha mentito e, come ho potuto constatare, l'ha fatto anche su molte altre cose.
"Direi che noi non lo siamo. Questi mostri, quanto sono pericolosi?" domanda Alec.
"Tanto da prosciugarti e ucciderti" dice Sam.
"Questo non è possibile" risponde lui.
"Davvero Alec? Tu hai letteralmente visto Aaron creare un uragano grande quanto una casa e non credi che possano esistere dei fantasmi che ti rubano l'anima?" chiedo guardandolo con sufficienza.
Resta in silenzio per alcuni istanti e conclude questo momento di riflessione con un sospiro.
"Che succede se vieni posseduto?" domanda.
Rivolgo a Sarah uno sguardo, mentre sta prendendo dei libri dal suo armadietto.
Sembra stare bene e ogni tanto sorride ad Aiden, che ricambia con poca voglia le sue attenzioni morbose.
"Non lo sappiamo ancora, è successo a Sarah, una volta, ma sono riuscita a svegliarla in tempo, prima che facesse del male ad Aiden" rispondo  distogliendo lo sguardo da lei.
"E le sono stata vicina tutto il tempo la notte di capodanno, non sembra stare male" fa eco Sam.
"Allora non sono così pericolosi come pensate; forse le persone morte sono state uccise da un vero serial killer" afferma Alec, a tratti sollevato.
"Magari in un'altra città, a New Hope c'è qualcosa di diverso; è come se fosse stata costruita sul male stesso e sta volta non sappiamo nemmeno con cosa abbiamo a che fare" rispondo.
"Zia Claire lo sa, ci raccontava delle storie quando io e Aaron eravamo piccoli, storie su quelle bambine" dice Sam.
"Tua zia vi raccontava storie di bambine psicopatiche per farvi prendere sonno?" chiede Alec incredulo, spalancando gli occhi.
"Ognuno ha le sue strane tradizioni; vogliamo parlare di tuo padre? Va sempre in giro come se stesse cercando qualcuno da dissezionare" gli dice.
"Ecco perché non gli parlo di voi due" ammette.
Alec ci sta proteggendo e non è nemmeno tenuto a farlo, dato che Aaron gli ha portato via tutto ciò a cui teneva.
"Grazie mille per la tua gentilezza" Sam scherza, poco prima che una ragazza catturi la mia attenzione.
Non l'ho mai vista a scuola, porta dei lunghi capelli biondi e voluminosi, i suoi occhi sono azzurri come il mare, piccoli e rotondi, le conferiscono un'aria innocente e dolce; indossa una semplice t-shirt nera e dei jeans a vita alta, mentre cammina con fare spaesato lungo il corridoio.
Gli occhi dei ragazzi vengono puntati immediatamente su di lei. Anche io non posso fare a meno di fissarla, colta dalla curiosità.
"Ragazzi, guardate" dico indicando loro di voltarsi nella sua direzione.
Si girano e sul volto di Alec appare  un'espressione a dir poco scioccata; è incantato di fronte alla visione di quella ragazza, tanto bella quanto ermetica.
Non credo che Alec prima d'ora abbia  mai osservato qualcosa in un modo tanto intenso, nemmeno la sua amata videocassetta di Jurassic Park.
"E quella chi è?" chiede Sam, sorpresa tanto quanto me.
"Non lo so ma voglio scoprirlo" replica Alec; è perso a fissarla dalla testa ai piedi, senza trascurne il minimo dettaglio.
Lei ci passa accanto e ci rivolge una breve occhiata, fermandosi per più tempo su Alec, imbarazzata.
Aumenta il passo nel vedere la sua insistenza a guardarla e si avvia verso il suo armadietto.
Alec è ancora estasiato, ha la bocca  leggermente aperta e continua a sbattere le ciglia come un perfetto idiota.
"Va tutto bene sfigato?"
Ci pensa Sam a risvegliarlo dal suo sogno ad occhi aperti, dandogli un colpetto sulla nuca.
"Io...credo di essermi appena innamorato" risponde Alec in maniera convinta.
La nuova arrivata è una bella ragazza, ma non avrei mai pensato che potesse stregare a tal punto il mio migliore amico.
Guardo Sam e cerco di non ridere.
È davvero assurdo pensare che Alec si sia preso una cotta in meno di un secondo.
"Allora dovresti andare a parlarci" dice qualcuno che si è appena avvicinato a noi.
La sua voce, quella che non sento da due mesi ormai.
Tutto si ferma per un istante e la gente nel corridoio sembra sparire.
Giro lo sguardo verso di lui e incontro gli occhi bui di Justin; lui ci guarda sorridendo e con lo zaino in spalla.
Non può essere vero!
È tornato, è proprio qui, davanti a me, e lo sto guardando come se rivederlo mi avesse appena fatto crollare il mondo addosso.
In fondo, se devo dirla tutta, questa espressione non si allontana molto dalla realtà.

Undead 2 (Il Libro Degli Spettri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora