Claire ci spiega che, per chiudere il libro degli spettri, abbiamo bisogno di un incantesimo chiamato 'clausus spectris'.
È stato realizzato per la prima volta da una strega della discendenza Sue, ciò vuol dire che, l'unica persona in grado di chiudere il libro, è proprio Mike, il nemico storico di Aaron.
Non appena Aaron è venuto a conoscenza di questa notizia, non ha reagito in maniera molto pacata; il solo pensiero di dover chiedere aiuto alla persona che ha cercato di ucciderlo e alla quale lui stesso ha rovinato la vita, è insopportabile, forse troppo per un narcisista psicopatico come lui.
Guardo Aaron mentre è seduto sul divano nel suo salone e pensa a qualcosa. Conosco l'espressione vuota che ha in volto:
lotta contro i suoi poteri per non commettere errori che lo porteranno a rovinare il piano.
Intanto, Anastasia dorme ancora nella mia testa; ora è debole, non sarà facile per lei riprendere il controllo e, purtroppo per me, non sarà facile mandare via questo mal di testa fastidioso.
Mi avvicino ad Aaron che ora sta giocando nervosamente con il bracciale al suo polso.
"Vedo che sei piuttosto calmo" ironizzo.
Mi guarda un attimo, solo per rivolgermi un'occhiataccia.
"Lo so che per te è dura dover chiedere aiuto a Mike, ma è importante, non so per quanto tempo riuscirò a tenere a bada Anastasia" continuo.
"Mi consolo con il fatto che ora lei è nella tua testa e sei tu a parlare, di solito non ti sopporto ma fino a poco fa volevo davvero ucciderti."
Rido, anche se il mio gesto risulta inopportuno, e alzo gli occhi al cielo.
"Perché ridi? Sono serio, Anastasia è più fastidiosa di te, e non so come sia possibile" parla ancora lui.
"Rido perché tra tutti sei stato l'unico a credere in me prima, non lo so...lo trovo bello" dico e sorrido in maniera dolce.
Aaron mi guarda stupito, poi reprime quel mezzo sorriso che stava apparendo sulle sue labbra.
"Era palese che non fosse lei, non avevi ancora fatto nessuna battuta a sfondo sessuale" dichiara.
Lo scruto teneramente e sorrido di nuovo.
"Non è per quello, abbiamo imparato a conoscerci e ci fidiamo l'uno dell'altra" rispondo sicura.
"Ah, davvero? E dimmi...Zoe, perché mai dovresti fidarti di me? Fino a prova contraria sono ancora un assasino" dice con tono distaccato e antipatico.
Il mio sguardo si fa malizioso, ma non come quello di Anastasia, è sincero ed esprime quanto sia attratta da Aaron.
Justin ci sta guardando incuriosito, con le braccia incrociate al petto e una smorfia sulle labbra.
Lui mi avrebbe sparato, non si è fidato di me e ora mi chiedo se l'abbia mai fatto davvero.
"Zoe, dobbiamo parlare con Alec ed Emily, per la storia del libro degli spettri" dice Sam avvicinandosi a noi.
Aaron alza lo sguardo verso di lei.
"Ah...sì, credo di avere già un piano per quello, ma prima devo chiedere un parere ad Alec, non so se lui ne sarebbe entusiasta" rispondo mentre Aaron sbuffa seccato.
Pensare a Mike lo rende irritabile e sarà meglio che lo lasci in pace per ora.
"C'è solo un modo per scoprirlo" mi dice Sam e io annuisco.
Ci dirigiamo alla residenza Crave, guardando subito in alto, verso la finestra che si trova in camera di Alec.
Suonare il campanello e chiedere a suo padre di farci entrare sarebbe un'idea stupida; non ci risparmierebbe delle occhiate accusatorie e ricolme di odio.
"Credi sia là dentro?" chiede Sam.
"Non ne ho idea. Controlliamo."
Sto per teletrasportarmi in camera sua ma mi fermo quando arriva Emily.
"Ragazze, che ci fate qui?" domanda correndoci in contro.
"Emily, cercavamo anche te, abbiamo delle cose da dirti, e anche ad Alec" replica Sam.
"Buona fortuna allora, non mi risponde da giorni ed è strano ultimamente, sempre triste; ho paura che gli sia successo qualcosa."
Anastasia mi ha comandata per due settimane e, di conseguenza, non ho la minima idea di cosa possa avere Alec; deve essersi sentito completamente abbandonato da me.
"Forse ha paura di perderti per via del libro degli spettri e dell'incantesimo, ma abbiamo una soluzione per quello" dice Sam.
"No, non credo sia per quello, c'è qualcosa che non va" ribatte Emily inquieta.
Guardo nuovamente la finestra e, a causa delle parole di Emily, non posso fare a meno di avvertire una brutta sensazione, la stessa che ho sentito mentre Aiden stava morendo.
Mi allarmo subito.
"Sam, entriamo" le dico, teletrasportarmi in camera di Alec.
Entro e mi guardo intorno, non trovando però nessuno.
La stanza è in perfetto ordine, come se qualcuno l'avesse sistemata in modo maniacale; la luce in bagno è accesa.
Corro in quella stanza mentre Sam ed Emily entrano in camera.
Varco la porta del bagno e, la prima cosa che vedo, è il corpo inerme di Alec steso a terra; ha gli occhi chiusi e il volto bianco come quello di un cadavere.
"Alec!" esclamo piegandomi verso di lui.
Tocco il suo viso con entrambe le mani, poi poso la testa sul suo petto per verificare che sia ancora vivo.
"Mio Dio! Che gli è successo?" grida Emily che entra nella stanza e quasi non perde l'equilibrio.
"Deve aver preso queste pillole" rispondo raccogliendo il barattolo da terra.
Ha preso un bel po' di pillole e, se non gliele farò vomitare, potrebbe non svegliarsi mai più.
Sam entra in bagno e rimane pietrificata dallo shock.
"No, non può averlo fatto, perché cazzo...perché cazzo ha fatto una cosa simile?" continua a gridare Emily che, abbassandosi, gli prende la mano e la stringe forte.
"Dimmi che è ancora vivo" mi prega Sam atterrita.
"Sì, ma dobbiamo farlo vomitare, adesso!" rispondo e giro Alec delicatamente su un fianco.
Emily mi aiuta a tenergli ferma la testa e io apro la sua bocca, per poi infilargli due dita in gola.
"Forza Alec, ce la puoi fare" sussurra Emily mentre tira indietro le lacrime; non resisterà a lungo, non se Alec dovesse morire.
Sam ci guarda senza avvicinarsi, bloccata dalla paura di vedere il viso pallido di Alec.
"Ti prego..." dice Emily; adesso una lacrima le cade lungo la guancia, strisciando piano verso il basso.
Spingo le dita in profondità, finché Alec non apre gli occhi e non vomita sul pavimento tutto ciò che ha ingerito poco fa.
Mi sposto e una sensazione di gioia improvvisa mi spinge a sorridere.
"Alec, grazie a Dio!" esulta Emily mentre Alec continua a vomitare.
È stravolto e, più di tutto, stanco; lotta per tenere gli occhi aperti e si aggrappa alla gamba di Emily, cercando la sua protezione.
Aiutiamo Alec a sedersi sul letto e io gli passo una coperta.
"Forza, metti questa" dico.
Lui se la porta sulle spalle ma non smette comunque di tremare; è da almeno dieci minuti che si ritrova in questo stato.
"Andrà tutto bene, non ti preoccupare" lo rassicura Emily sorridendogli dolcemente.
"Grazie ma non devi preoccuparti per me, nessuno deve, io sono solo un ragazzino" risponde Alec con disprezzo nei suoi confronti.
Non capisco proprio perché stia parlando di sé stesso in un modo tanto cattivo.
"Ma che dici? Tu sei un ragazzo intelligente, uno dei più bravi della classe, e sai tenere testa ai cattivi, come con Aaron" afferma Sam.
"Non è vero, queste sono stronzate, se fosse davvero così non avrei perso tutti i miei amici; sono stato un ragazzino anche con loro, li ho lasciati morire!" dice e il suo sguardo si fa rabbioso.
"È per questo che hai preso quelle pillole? Vuoi morire perché non hai protetto i tuoi amici?" chiede Emily rattristata.
"No, non è per questo, io..." Alec si interrompe, poi guarda verso di me, come se stesse cercando di dirmi qualcosa.
"Non ha importanza" termina abbassando lo sguardo.
"No, ho avuto abbastanza delusioni da sapere che ha sempre importanza. Ti prego, parla con noi, hai cercato di...di toglierti la vita, ci deve essere un motivo" replico, determinata ad ottenere una risposta e a trovare un modo per aiutarlo.
Alec cerca di non piangere mentre Emily gli accarezza la schiena e Sam lo osserva con tenerezza.
"Ho sbagliato, ma non accadrà più, non ero in me" dichiara lui.
"Ti sbagli, io ho commesso lo stesso errore ed ero in me, sapevo bene a cosa andavo in contro e volevo morire, non dire che hai sbagliato perché non è così, tu lo volevi!" controbatte Emily inalberandosi.
La guardiamo sconcertati.
Alec è chiaramente provato da questa confessione e mantiene gli occhi puntati su di lei con fatica, impaurito.
"Emily, tu hai...è così che sei morta?" le chiede Sam, non ricevendo risposta.
Ora Emily è impegnata a ricambiare lo sguardo di Alec con uno ricolmo di tristezza.
"Mi dispiace..." sussurra lei rivolgendosi solo ad Alec, che non ha ancora proferito parola.
"Mi sentivo in colpa per l'incidente, mi odiavo e non ho più retto tutte quelle voci nella mia testa che mi dicevano quanto fossi orribile. Lo so che fa male, che ti fa soffrire, che anche tu ti senti in colpa per tante cose, ma guardami ora, guarda cosa sono diventata, sono un fantasma, un mostro!" aggiunge e non è capace di trattenere le lacrime questa volta.
Alec la guarda e posa una mano su quella di Emily.
"Non sei un mostro..." dice lui con decisione.
Si guardano intensamente; lei piange ancora ma prova disperatamente a mandare via le lacrime.
"Nemmeno tu, quindi non fare mai più una cosa del genere; hai ancora la fortuna di essere qui, non sprecarla, se potessi lo farei anche io" asserisce lei.
Alec le asciuga una lacrima, poi le accarezza piano la guancia e, con poca forza, accenna un sorriso.
Mi capita, non per mia volontà, di pensare a Justin e a quello che abbiamo passato fino ad oggi, a come lui mi abbia sempre voltato le spalle.
Alec è diverso, farebbe di tutto per Emily e le darebbe sempre fiducia; è forse questo l'amore? Un sentimento che va ben oltre ogni altra cosa, che abbatte gli ostacoli e le differenze più difficili da superare?
"Andiamo via, non è il momento adatto per parlare del libro" mi dice Sam e io le rivolgo un'occhiata che lascia intendere che sono d'accordo con lei.
Alec ha bisogno d'aiuto al momento, non di sapere che la sua ragazza potrebbe andare via per sempre, e io farò tutto ciò che posso per scoprire cosa l'abbia ferito fino al punto di voler commettere un gesto così drastico.
Ho già un'idea a riguardo e si tratta di suo padre, l'uomo che, ogni mattina quando mi dirigo a scuola, mi guarda come se volesse legarmi a un tavolo da laboratorio per aprirmi in due.
Torno alla residenza Fletcher e trovo Justin in giardimo, sotto al portico; mi guarda con occhi tristi, facendomi capire che sia arrivato il momento di parlare.
Sam ci guarda sorridendo imbarazzata.
"Vado dentro" mi dice a bassa voce, salutando poi Justin con un breve gesto del capo e dirigendosi in casa.
Io e Justin restiamo in silenzio per un po'; ammetto che non è affatto facile guardare negli occhi il ragazzo che fino a qualche mese fa mi piaceva e per il quale adesso non riesco a provare nulla.
"Allora...come ti senti?" domanda Justin prendendo coraggio.
"Ho un gran mal di testa ma, in confronto a quello che ho passato con Anastasia mentre controllava il mio corpo, non è nulla."
"Già, immagino che sia stato brutto vederle fare quelle cose e non poterlo dire a nessuno."
"Mi ha reso triste vedere quello che ha fatto a te, o a noi, forse più di tutto il resto."
"A proposito di quello, io...ah."
Justin si porta una mano sul volto, avendo perso nuovamente il coraggio di parlare.
Prende una lunga pausa che alimenta la mia ansia.
"Non so cosa tu abbia sentito, sinceramente, non so se ti stesse piacendo, se mi volessi in quel modo" dice.
"Non era proprio così che immaginavo la mia prima volta, non sono una tipa da candele."
Rido da sola, visto che lui non è per niente divertito dalla mia risposta.
"Non lo volevi?" chiede poi con il magone.
"Justin, come puoi chiedermelo in questo momento?" rispondo stizzita.
"Perché io lo volevo, cazzo! Io lo volevo, ti volevo in quel momento, su quel letto, provavo ancora qualcosa!"
Strepitare in questo modo non era certamente nelle sue intenzioni ma non è più in grado di nascondere la rabbia.
"Ma io no!" sbotto spazientita.
"Perché no? Che ho che non va? Credevo di piacerti!"
"Non te ne rendi nemmeno conto, eh?" chiedo ridendo amaramente.
"Di cosa?"
"Oggi eri disposto a spararmi, solo perché eri arrabbiato con Anastasia, ma lo sapevi bene che in quel momento ero io."
"No, non è...questo non è vero" balbetta.
"Lo è, invece, ed è anche vero che non hai mai creduto in me.
Ho sempre dovuto dimostrarti che potevo cavarmela da sola, e provavo rabbia a sapere che per te non era mai abbastanza; sei perfino scappato via, nonostante ti avessi detto che insieme avremo superato tutto, che ci sarei stata, non ha avuto alcuna importanza, perché tu non accetterai mai che, anche solo per un secondo, qualcuno possa fare l'eroe al tuo posto."
Gli parlo con tanta cattiveria e irritazione, guardandolo malamente.
Justin non mi risponde subito, fissandomi e facendo calare tra noi un silenzio preoccupante.
"Lo so di aver commesso degli errori, ma l'ho fatto solo per proteggerti" replica accigliato.
"E lo apprezzo molto, apprezzo che ti preoccupi per me, ma non posso provare quello che vuoi tu, non più" dico.
"Che cosa vorrebbe dire? Che non senti più le stesse cose per me?" chiede guardandomi con irritazione; i suoi muscoli sono tesi.
"Dimmelo, Zoe, porca puttana!" insiste minacciosamente.
"Sì, vuol dire che non provo più niente per te" affermo esausta.
Ho appena rivelato qualcosa che mi tenevo dentro da troppo tempo e, se l'avessi nascosto ancora, sarei sicuramente impazzita.
"Non è possibile" ribatte frastornato.
"Mi dispiace, ma non posso fingere, non ho mai voluto arrivare a tanto, tu sei troppo importante per me."
"Cazzo..." impreca senza ascoltare le mie parole, scompigliandosi l i capelli mentre indietreggia.
"Justin, io ti voglio bene, ok? Te ne vorrò sempre, tu mi hai aiutato con i miei poteri, ma non sei più quel ragazzo che credevo di volere al mio fianco, gli ultimi mesi ci hanno cambiato e hanno cambiato me, soprattutto" dico pensando a quanto mi sia avvicinata ad Aaron, a come mi sento con lui.
Nessuno mi ha mai fatto provare delle emozioni così forti; non so cosa possa significare ma voglio scoprirlo, anche se ciò vorrà dire perdere il supporto di Justin.
"Posso migliorare, posso tornare quello di prima" dichiara avvicinandosi a me di qualche passo.
"Non puoi, nessuno può" rispondo.
"Dammi un'altra chance, sta volta crederò in te, sarò l'uomo che hai sempre voluto, ma ti prego...non arrendiamoci ora, non ora che sei tornata..."
Prende la mia mano e mi guarda negli occhi.
I suoi esprimono rabbia e disperazione, fanno quasi paura.
"Io non sono questa persona, non lo sono, mio padre...lui mi ha reso così, ma non lo sono, te lo giuro" dice stringendo forte la mia mano, facendomi male.
"Te lo giuro" aggiunge e il modo in cui lo dice, meccanico, privo di reali sentimenti, lo rende patetico ai miei occhi.
"Mi preghi perché mi vuoi davvero o perché hai paura che nessuna ragazza ti vorrà ancora?" chiedo e il suo sguardo, che prima non lasciava trapelare nulla, assume un'aria agghiacciante.
Justin non mi ha mai voluto davvero, credeva di aver trovato finalmente una persona da aiutare, da salvare, magari, ma ha fallito, perché mi sono salvata da sola.
"Come pensavo..."
Scuoto la testa e lo allontano da me.
Justin abbassa lo sguardo e stringe un pugno in preda alla rabbia.
"Io non sono la ragazza che cerchi, se vuoi qualcuno da salvare continuamente, allora trovati una bella principessa Disney, con me non funziona più così" continuo e lui resta muto, anche se le sue occhiate risentite mi danno un'idea chiara su cosa stia pensando.
Entro in casa senza guardarlo un'altra volta e chiudo la porta bruscamente.Spazio autrice:
Questo è stato davvero un capitolo forte, e forse abbastanza triste.Alec è arrivato al limite per colpa di suo padre, e Justin ha perso Zoe per sempre.
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Undead 2 (Il Libro Degli Spettri)
ParanormalA New Hope arrivano nuovi misteri, sta volta si tratta di due bambine che seminano il terrore per tutta la città, risucchiando la vita delle persone. Zoe si ritroverà a combattere contro i suoi sentimenti, contro i demoni del suo passato e contro ci...