8: Zoe

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Entro in camera e rivolgo subito uno sguardo fiero ad Aaron.
"Spero che il tuo divano sia comodo" dice.
Ha un sorrisino furbo stampato in faccia; deve essersi divertito molto ad origliare la mia conversazione con papà.
"Smettila di fare così" rispondo acida.
"E perché? Sono stato una settimana rinchiuso, ho molte provocazioni in sospeso."
Rido e mi lancio sul letto, accanto a lui.
Trovarmi al suo fianco, incrociare le gambe l'una sull'altra e rilassarmi risulta naturale, come se conoscessi Aaron da una vita intera e con lui potessi sentirmi a mio agio.
Comincio a pensare al re della morte e alla sua cattiveria; mi chiedo se riuscirò mai a incontrarlo.
"Allora...Justin è davvero andato via senza richiamarti nemmeno una volta?" domanda Aaron curioso.
"Non voglio parlare di questo."
"Dai, Zoe, non avete nemmeno fatto sesso, non può davvero importarti così tanto" mi provoca ancora.
"Chi era quella bambina?" cambio subito discorso, incapace di affrontare un argomento simile.
Aaron si agita improvvisamente.
"Un problema bello grande, direi, se ci sono delle morti di mezzo" risponde.
"Una, una sola, la notte della vigilia."
"Come immaginavo, sono proprio loro."
Aaron ha una smorfia amara sulle labbra.
"Loro chi?" domando.
Evita il mio sguardo, assorto nei pensieri.
Qualsiasi cosa stia per dirmi, non mi piacerà affatto.
"Quelle due stronzette psicopatiche, ne ho sentito parlare molte volte, zia Claire mi raccontava delle storie sulle bambine dagli occhi neri prima di andare a letto" spiega.
"Ci credo che poi sei impazzito."
"No, quello è successo la prima volta che mi hanno rubato la merenda a scuola" mi beffeggia, ottenendo un'occhiata divertita da parte mia.
"Comunque, si tratta di fantasmi, gli esseri più inutili al mondo, se non fosse per la loro capacità di possedere le persone non servirebbero davvero a nulla" parla ancora.
"Fantasmi? Aspetta, intendi tipo quelli che si vedono in paranormal activity?" chiedo.
"Parlo di vere e proprie entità fisiche, che dovrebbero trovarsi in una seconda dimensione dove continueranno a soffrire; sono anime tormentate."
"Allora come ci sono arrivati qui? Nella nostra dimensione."
"Questo non lo so, a volte possono venire evocati con delle tavole ouija o con dei riti satanici, roba da film dell'errore."
Tutto questo è assurdo anche solo da ascoltare, eppure non posso farne a meno; voglio scoprire la verità sui fantasmi.
"E quelle bambine? Ci sono solo loro oppure anche altri fantasmi sono arrivati in città?"
"Questo non lo posso sapere, sono bravi a nascondersi tra la gente, ma credimi, quelle due sono le uniche davvero pericolose; c'è una storia inquietante dietro o una roba del genere, non ero molto attento quando la zia raccontava."
Mi concentro sulle sue parole mentre gioco con la manica della mia felpa per allentare lo stress.
"Sarah è stata posseduta per qualche minuto la notte della vigilia, forse è ancora in pericolo, potrebbe fare del male a qualcuno" dico.
"Non è un nostro problema, i fantasmi non possono farci nulla" risponde Aaron tranquillamente.
"Ma possono fare del male ad Alec, o ad Aiden, sai che Sam vorrà proteggerli, e anche io."
La sua espressione cambia: ora è decisamente seccata.
"Tu e mia sorella siete davvero stupide, lo sai?" domanda e sorride con aria di superiorità.
"Senti, come tu vuoi farti ammazzare da un essere vivo da più di un secolo, io sono libera di proteggere i miei amici, quindi risparmiati la predica" ribatto.
Aaron è un vero idiota se crede di poter affrontare il re della morte e batterlo, ma so bene che non si arrenderà adesso che è stato torturato da lui; cercherà vendetta e ulteriore potere, finché non avrà ottenuto entrambe le cose.
"Come vuoi, allora me ne vado a letto."
Sbuffa e si alza con fatica, non cadendo per poco.
Corro da lui e lo aiuto a non perdere l'equilibrio, trovandomi, ancora una volta, il suo viso a pochi centimetri di distanza.
Aaron mi guarda con desiderio.
Tira un sospiro profondo che va a scaldare le mie labbra mentre socchiudo gli occhi e reprimo la voglia di interrompere quel poco di distanza che resta tra i nostri corpi.
"Dormo io sul divano" dichiaro.
"Ce la faccio."
Prova a camminare ma, con una mossa rapida, lo spingo sul letto utilizzando i miei poteri.
"Ci dormo io" ripeto.
Mi scruta esterrefatto.
"Buonanotte, Aaron" aggiungo, dirigendomi poi alla porta e salutandolo con un ultimo ma breve sguardo.
Passo tutta la notte a fissare il soffitto, riflettendo sulla storia dei fantasmi e del re della morte.
Sembra che i problemi non finiscano mai; proprio quando pensavo che Claire avesse riportato le cose al loro posto, si è presentato un nuovo mostro, e ho paura che sia anche peggiore del precedente.
Mi metto seduta e mi scompiglio i capelli, ormai al limite della pazienza.
L'orologio antico continua a ticchettare e, allo scoccare di una nuova ora, il pendolo suona e mi fa esplodere la testa.
Non capisco perché papà non si sia ancora sbarazzato di quell'oggetto infernale, o perché abbia deciso di sistemarlo.
Provo a utilizzare i miei poteri per fermarlo ma, prima che possa compiere questo gesto, qualcosa mi blocca.
È come una morsa nello stomaco che stringe e mi toglie il fiato.
Mi alzo in piedi e, istintivamente, do un'occhiata in giro per la stanza.
La solita risata prende vita in lontananza: è un suono flebile ma non fatico a riconoscerlo.
Sono loro, le bambine fantasma.
Una sostanza liquida bagna i miei piedi quando muovo un passo in avanti. C'è dell'acqua su tutto il pavimento!
Non capisco da dove possa provenire e nemmeno come ci sia arrivata fino al salotto.
Cammino verso il corridio, il pavimento in legno scricchiola a ogni mio passo ma, nonostante il fastidio che provochi alle mie orecchie, decido di non pensarci.
Sul fondo della stanza c'è uno specchio dalla cornice dorata; ho sempre avuto paura a guardarlo, dal primo giorno in cui ho messo piede a New Hope. Avevo come l'impressione che, osservando il mio riflesso al suo interno, avrei scorto la vera essenza della mia anima, scoprendo quanto fosse oscura.
Mi muovo in quella direzione con passo leggero e con la paura che avanza.
Un'altra risata mi costringe a fermare i miei passi, prima che possa raggiungere lo specchio e guardare il mio riflesso al suo interno.
L'acqua sotto ai miei piedi diventa  sempre più gelata e, in pochi istanti, vengo spinta a terra da una presenza che non riesco a vedere.
"Che cosa volete?" chiedo gridando, mentre indietreggio restando seduta.
Nello specchio c'è una sagoma deforme, che assume piano le sembianze di una bambina.
I suoi occhi sono anche più inquietanti dei miei e stringe nella mano una collana con un piccolo ciondolo a forma di cuore, fissandomi e sorridendo a trentadue denti.
"Cazzo..." mugugno in preda al terrore, mentre il suo volto, magro e pallido, sembra sgretolarsi.
La bambina ride, poi vola fuori dallo specchio e mi salta addosso.
Grido e allungo entrambe le mani in avanti per spingerla via; adopero tutte le mie energie, senza smettere di urlare.
"Sta lontana da me!" dico e, alle mie parole, segue un urlo strozzato.
Prima che mi attacchi, Aaron mi tira su e la colpisce con i suoi poteri; sono deboli ma, il fatto che non abbia paura, lo rende comunque più forte di me.
La bambina scompare e io cado tra le braccia di Aaron, stremata.
"Stai bene?" chiede lui.
"No che non sto bene, ha cercato di aggredirmi! Avevi detto che su di noi non avevano nessun potere!" sbraito mentre mio padre corre al piano di sotto.
"Chi c'è?" domanda papà in preda al panico.
Aaron accende la luce e lui si guarda intorno confuso.
Papà indossa la sua vestaglia da notte e ha una cintura in mano.
"Ma non c'è nessuno" dice.
"Non più, sei arrivato tardi" rispondo. La paura non ha ancora abbandonato il mio corpo, lo si può capire dal tremolio presente all'interno della mia voce rotta.
"Stavo dormendo."
"Direi che allora è stata una bella fortuna che ci fossi io qui" ribatte Aaron sorridendo in modo provocante.
Papà lo guarda con occhi di ghiaccio, poi lascia cadere a terra la cintura e, disperatamente, scende gli ultimi gradini delle scale.
Ci dirigiamo tutti e tre in cucina e discutiamo dell'accaduto.
"Non so come sia possibile ma, a quanto pare, i fantasmi hanno superato ogni barriera che li teneva lontani dalla nostra dimensione e ora possono attaccare anche noi."
Aaron espone la sua teoria.
"Mi stai dicendo che siamo tutti a rischio?" chiede papà.
"Gli esseri umani possono essere anche posseduti, noi morti viventi no, quindi, suppongo che troverete una soluzione" dice Aaron.
"Tu non vuoi aiutare i tuoi compagni sta volta? Credevo che avessi un minimo di buon senso."
Mio padre, che odia Aaron in maniera smisurata, non può fare a meno di sgridarlo.
"No, signor Evans, non ne ho, e non sono tenuto ad aiutare nessuno, perché non sono uno dei buoni" risponde Aaron con tono apatico.
Lui non è uno dei buoni, ma la vera domanda è: io lo sono?
"Non esistono buoni o cattivi ma persone che collaborano per un bene comune; credevo volessi essere tu l'unica minaccia a New Hope" gli dico.
"Si dà il caso che ora voglia essere una minaccia solo per una persona specifica, ovvero il re della morte."
Papà, sentendo nominare quell'uomo, perde del tutto la calma.
"Mia moglie si è uccisa per colpa sua, voleva conoscerlo, credeva che le avrebbe dato un'altra possibilità e che l'avrebbe resa immortale, invece ha salvato solo Zoe" afferma, venendo abbagliato dal rancore.
"Bene, allora sarai contento quando lo ucciderò" risponde Aaron.
"Non lo puoi uccidere, è questo il punto; ho studiato occulto ed è l'essere più potente e cattivo al mondo. Tu sarai anche matto da legare ma resti comunque un ragazzino."
Aaron gli piomba davanti e lo afferra dal collo, cogliendomi di sorpresa.
"No, Aaron" intervengo ma lui mi blocca grazie ai suoi poteri.
Ora il mio corpo è immobile e non posso ribellarmi in alcun modo, dato che la forza che possedevo fino a una settimana fa mi ha completamente abbandonata.
"Tu non hai la minima idea di chi sia io, signor Evans" dice Aaron a denti stretti.
Papà non muove un muscolo e lo fissa con il terrore negli occhi.
"Forse lui no ma io lo so, e so che non faresti nulla per ferirmi, non più" dico, tentando in tutti i modi di liberarmi dal muro invisibile che mi blocca il passaggio.
Aaron mi rivolge un breve sguardo, poi torna a scrutare mio padre.
"Magari non me ne frega nulla nemmeno di te, ci hai mai pensato?" Ride.
"Hai cercato me, tu hai cercato me per aiutarti, deve significare qualcosa."
Papà sta perdendo colore in volto a causa della forte presa di Aaron; presto finirà per svenire o peggio, morire.
Le mani del ragazzo sono strette sul suo collo e, a ogni tentata ribellione, aumentano di aggressività.
"E poi non mi importa, perché io ci tengo, sono tua amica, quindi...per favore, lascialo andare" insisto.
Lo sguardo di Aaron sembra per un attimo addolcirsi e allenta la presa.
Ci riflette bene, poi, seccato, lascia andare mio padre, che cade a terra e tossisce dolorante.
Sospiro sollevata e mi avvicino a loro.
"Zoe..." Aaron prova a parlare ma lo interrompo immediatamente: "Sei un pezzo di merda" dico dandogli un colpo sul petto, prima di aiutare mio padre, portandolo fuori dalla cucina.
Non rivolgo più ad Aaron nemmeno uno sguardo ma posso sentire i suoi occhi seguirmi con rabbia finché non sono andata via.

Spazio autrice:
Secondo voi perché Aaron si comporta così?

Undead 2 (Il Libro Degli Spettri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora