62: Zoe

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L'urlo atroce di Sam mi fa spalancare gli occhi e smetto di fissare quella statua.
Sono rimasta ferma per tutto questo tempo, com'è possibile?
Corro in bagno e, una volta dentro, mi guardo intorno, senza trovare nessuno.
La stanza è vuota ma avverto l'energia di Sam; era qui fino a poco fa.
Indosso ancora il bracciale che mi ha regalato e, ogni volta che lo guardo, ricordo che farei di tutto per proteggerla.
"Ragazzi, dove siete?" domando mentre torno nella sala principale; tutte le candele sono state spente.
I miei amici sono scomparsi e io ero troppo impegnata a guardare quella statua per rendermene conto.
Li cerco ovunque, raggiungendo un corridoio lungo e stretto.
Corro tesa lungo il corridoio, chiamando i miei amici e guardandomi alle spalle.
Giro l'angolo e grido sussultando, essendomi scontrata con qualcuno.
"Zoe" dice Emily confortata, sorridendo subito.
"Emily, mio Dio, sei tu!" rispondo grata.
"Beh, direi di sì. Stai bene?" mi chiede.
"Se sto bene? No, no che non sto bene! Qualcuno ha rapito Sam e non ho idea di dove siano finiti gli altri; ma perché vi siete allontanati?" domando risentita.
"Ho dovuto farlo! Alec era sparito e sono andata a cercarlo, ma non c'è traccia di lui."
"Cerchiamolo insieme, anzi, cerchiamo tutti; credo siano nella merda" asserisco e riprendo a correre.
Il corridoio è più lungo del normale; stiamo andando avanti e, nonostante ciò, ci ritroviamo sempre nello stesso punto.
Mi fermo quando sento la voce di Alec.
Pare stia conversando animatamente con qualcuno.
"Alec!" gioisce Emily correndo verso di lui.
La seguo e mi blocco non appena lo vedo.
È appoggiato al muro e parla da solo, anche se pare convinto che qualcuno lo ascolti.
"Jasmine, è stata tutta colpa mia, mi dispiace" dice quasi con le lacrime agli occhi.
"Ma con chi parla?" chiedo attonita.
Emily guarda Alec mentre lui continua a intrattenere una conversazione con ciò che è presente solo nella sua testa.
"Ti prego, non odiarmi, io volevo proteggerti, mi dispiace, è stata tutta colpa mia" biascica ancora lui, implorando perdono.
Mi arrabbio scoprendo che si incolpa nonostante sia stato Aaron a uccidere i suoi amici.
È stato proprio lui, il ragazzo con il quale ho fatto sesso per la prima volta e, per quanto Alec possa odiarlo, io non ci riesco proprio.
Aaron è diventato il mio più grande punto debole.
"Puniscimi, se è quello che vuoi, uccidimi, portami via da questo infermo, me lo merito per tutto quello che ti ho fatto" delira Alec.
"Alec, ma che dici?"
Emily gli cammina in contro con angoscia.
Alec non la guarda nemmeno, ripete frasi sconnesse che nemmeno comprendo.
"Qualcuno sta controllando la sua mente e gli sta facendo vedere Jasmine per farlo sentire in colpa" dichiaro.
"Come la fermiamo? Noi non riusciamo a vederla" risponde Emily.
"Ma possiamo vedere lui e tu puoi farlo tornare in sé" affermo.
"Sono un fantasma che non ha mai posseduto nessuno, non sono abbastanza forte" mi contesta.
"A meno che tu non lo voglia, e c'è qualcosa di molto più forte dei poteri, a volte."
Dato che non comprende, proseguo:
"L'amore, Emily, l'amore rende le persone vulnerabili, le spaventa e fa più paura di qualsiasi altra cosa al mondo."
Rivolge il suo sguardo ad Alec, in preda all'agitazione.
"Non dovevo abbandonarti, non dovevo, perdonami, perdonami, ti prego" si dispera lui con le lacrime agli occhi.
Emily si porta una mano sul petto e, dopo aver preso un respiro profondo, gli si avvicina.
"Alec, questo non è reale, torna in te" dice mentre lui ripete le stesse frasi dettate dai sensi di colpa.
"Guardami, io sono reale, io sono qui! Non Jasmine, lei ormai se n'è andata!" insiste Emily scuotendolo.
"Perdonami, non volevo, non volevo farti soffrire, perdonami" va avanti Alec con lo sguardo perso nel vuoto; non vuole abbandonare questa illusione.
"Idiota, guardami!" sbraita Emily che afferra il suo volto tra le mani, spazientita.
Alec oppone resistenza ma, di fronte alla presa salda di Emily, è costretto ad arrendersi.
"Qui ci siamo solo tu e io, devi fidarti di me, della ragazza che ami" gli dice e lui la guarda confuso.
"Jasmine, io l'ho ferita, le ho spezzato il cuore, merito di morire insieme a lei" risponde Alec con tono meccanico; da una parte ho paura che pensi davvero queste cose.
"Nessuno merita di morire e tu non hai fatto niente. Sei un bravo ragazzo, aiuti le persone, ti prendi cura dei tuoi amici, ti prendi cura di me..."
Emily lo guarda negli occhi malinconicamente.
"Mio padre mi odia" afferma Alec mentre il suo volto perde sempre più colore.
"Lascia perdere tuo padre ora, pensa a me, a quello che ci lega."
Emily prende una pausa, intimorita.
"Hai sempre detto che ti sembrava di conoscermi da una vita, beh...non ti sbagliavi" continua lei, incuriosendo persino me che mi avvicino.
"Due anni fa, quando sono morta e sono stata catapultata nella seconda dimensione, mi sono ritrovata a vedere il mondo attraverso una scatola di vetro; vedevo tutte quelle persone a me sconosciute, ero così spaventata e...e poi ho visto te, seduto da solo a pranzo, mentre scrivevi degli appunti incomprensibili sul tuo quaderno e trattenevi le lacrime" racconta Emily e Alec l'ascolta, ritornando piano alla realtà.
Il suo volto è ancora spento ma qualcosa in lui si sta trasformando.
"E ho pensato: cazzo! Guarda questo sfigato, di sicuro se fossi andata a scuola non l'avrei nemmeno guardato."
Ride Emily ma con poca voglia.
"Invece, nella seconda dimensione, bloccata lì, ho iniziato a farlo, e ti vedevo crescere, mese dopo mese, e poi in due anni sei diventato così bello; ti guardavo e vedevo l'uomo dei miei sogni, quello che, se magari l'avessi conosciuto prima, non sarei salita su quella stupida macchina, sarei rimasta a casa con te a studiare le stelle."
Emily sorride e una lacrima bagna il volto di Alec; è sconvolto ma a tratti anche felice.
"Io sono stata lì ogni giorno da quando hai iniziato il liceo, e ti ho amato ogni giorno, perché eri l'unica persona che mi faceva sentire viva e ne avevo bisogno, io avevo bisogno di te, Alec" prosegue Emily e adesso piange anche lei.
"Tu eri...eri lì con me?" chiede Alec con voce instabile; non riesce a controllare le sue emozioni.
"Ogni giorno."
Emily annuisce e gli accarezza il volto sorridendo.
Sono innamorati e non si tratta di un sentimento passionale o incredibilmente travolgente; è un amore innocente, che ti scalda il cuore.
Scalda il loro, purtroppo, perché il mio rimane comunque un blocco di ghiaccio.
"Era questo che volevi dirmi?" domanda lui.
"Sì, ma avevo paura che mi avresti preso per una stalker."
"Emily, io..."
Alec si irrigidisce terrorizzato.
"Che cosa sto facendo?" chiede a sé stesso, rendendosi conto di trovarsi nel corridoio.
"Sei stato portato qui con l'inganno e qualcuno ha anche preso Sam" rispondo.
"Come? Sam è in pericolo?" domanda ancora disorientato.
Torniamo a cercare Sam, Justin e Mike.
"Emily, le cose che mi hai detto..."
Alec prova a parlare con lei ma viene interrotto.
"Ci penseremo dopo, ok? Adesso dobbiamo trovare gli altri" gli dice e lui non protesta, forse spaventato dal tono duro della ragazza.
Scendo le scale che conducono al piano di sotto; è l'unico posto dove non ho ancora cercato e da questa stanza provengono delle urla.
Cammino con cautela; non so cosa potrei trovarmi di fronte e devo essere pronta ad attivare i miei poteri.
Scendo l'ultimo gradino e spalanco gli occhi: Mike è seduto a terra e grida mentre si dimena per liberarsi dalla stretta di qualcuno che, anche sta volta, non riesco a vedere.
"Mike, che cosa ti succede?" domando correndo ad aiutarlo.
Lo tiro su ma lui mi colpisce, facendomi cadere al suo fianco.
Il lato oscuro dentro di me si risveglia non appena ciò accade.
"Deve essere in trance, crede che qualcuno lo stia attaccando" dice Emily.
"Beh, allora credo proprio che dovrò svegliarlo" replico seccata.
Mi alzo in piedi e stringo entrambi i pugni mentre Emily e Alec mi guardano preoccupati.
Salto addosso a Mike e gli blocco i polsi.
"Zoe, attenta!" mi avverte Alec che impugna l'ombrello come se possa servirgli realmente a qualcosa.
"Aaron, lasciami!" strepita Mike mantenendo gli occhi chiusi.
Mi confonde all'inizio, poi capisco quale sia il suo punto debole:
proprio come nel mio caso, è Aaron.
"Ha detto Aaron?" chiede Emily sgomenta.
Afferro entrambe le braccia di Mike che si dimena farneticando.
"Ti prego, basta! Sei un mostro!" urla lui che prova a liberarsi dalla mia presa.
Guardo verso lo specchio, vedendo l'essere che lo sta attaccando e che si trova proprio sotto di me.
I suoi occhi sono gialli e la sua pelle è dura e squamosa, simile a quella del lato oscuro di Justin.
Mantengo gli occhi puntati sullo specchio e canalizzo i miei poteri verso quel mostro, per poi attaccarlo con tutte le mie forze.
Il mostro strilla finché io non lo faccio volare via; si dissolve, sparendo nel nulla.
Mike apre gli occhi di colpo e tossisce, buttando fuori un respiro trascinato.
"Mike, stai bene?" domando scendendo dalle sue gambe.
"Io non...che ci faccio qui? Come ci sono arrivato?" risponde mentre si mette seduto e ci guarda spaesato.
"Non importa come, la domanda è: perché; chi sta giocando in questo modo con le nostre menti?" chiedo alzandomi.
Aiuto Mike a tornare in piedi e lo scorto al piano di sopra, tenendolo stretto a me.
Non credo meriti di soffrire, in fondo è stato Aaron a incominciare questa guerra e Mike non ha tutti i torti a volersi vendicare.
Nella sala principale le candele sono state nuovamente accese.
Justin non è qui, come immaginavo, e prego non gli sia accaduto nulla; non potrei vivere senza quell'inutile bacchettone.
Padre Peres sta accendendo le candele e me ne accorgo solo poco dopo, quando mi guardo meglio intorno.
"Padre Peres, allora sei qui!" dico.
Non emette un fiato, accende l'ultima candela e spruzza dell'acqua santa in giro.
"Ma che fa?" sussurra Emily inquietata.
"Non ne ho idea, ma ci deve delle risposte" affermo e mi avvicino a lui con passo svelto.
"Sto parlando con te, Padre 'non poi tanto santo' Peres" dico posando una mano sulla sua spalla, facendolo voltare di conseguenza verso di me.
Quando incontro i suoi occhi bianchi e il suo viso cadaverico, sussulto atterita.
Padre Peres sembra come posseduto.
"Perdonate l'aspetto del mio amico, non ha avuto tempo per sistemare quell'orrore che osa chiamare 'faccia' ed è un po' confuso."
Una voce profonda rimbomba nella stanza e io la riconosco subito.
Mi volto lentamente verso l'altare; lì davanti c'è lui, l'uomo che mia madre voleva conoscere e che mi ha dato una seconda chance.
Il re della morte si trova di nuovo davanti ai miei occhi e, sta volta, sono sicura che abbia in mente qualcosa di davvero terribile.

Undead 2 (Il Libro Degli Spettri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora