34: Aaron

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Una donna, precisamente la nostra professoressa di economia, è legata nella mia cantina, e io non posso smettere di guardarla mentre si dimena per liberarsi con il volto ricolmo di rabbia.
Continua a urlare frasi sconnesse e minaccia di ucciderci. 
"Gli altri dove sono?" domanda Zoe ancora scettica.
È ciò a cui stavo pensando anche io e mi piace sapere che abbiamo le stesse preoccupazioni.
Se solo lei sapesse quanto le nostre menti siano collegate, forse potrebbe innamorarsi di me.
"Nel bosco, legati ad un albero con delle catene molto resistenti; Claire ha anche fatto un incantesimo per nasconderli agli occhi umani" risponde Emily; purtroppo per noi, non sembra molto tranquilla e convinta di ciò che sta affermando.
La cosa positiva è che zia Claire sia riuscita a compiere l'incantesimo senza perdere la testa.
Guardo la professoressa.
"Notevole" rispondo sorridendo furbamente.
"Che cosa?" chiede Alec.
"Che voi due, lo sfigato sollevatore di piume e la fantasmina buona come il pane, abbiate davvero catturato tutti i fantasmi in città; sono impressionato" dico ed Emily mi guarda di traverso, seguita da Alec.
"Come avete fatto? Se sono tutti agguerriti come la Blanchard fatico a crederci."
Zoe, che la pensa chiaramente come me, commenta la situazione con un pizzico di sconvolgimento.
"Io li immobilizzavo e Alec li colpiva, è stato un gioco di squadra" replica Emily compiaciuta.
"Strano, perché quando vi abbiamo lasciato lui ti odiava" ribatto, sempre meno convinto di questa versione.
"Ora non più; Emily mi piace."
Alec le sorride ed Emily si imbarazza.
Devono essersi avvicinati durante la nostra assenza e ora sembrano proprio due bambini che si approcciano al sesso apposto per la prima volta.
Direi che è adorabile.
"Bene, ora che facciamo? La vecchia sta per esplodere dalla rabbia" dico e lancio un'occhiata divertita alla Blanchard.
Non è mai stata uno zuccherino e devo ammettere che non mi dispiace vederla in queste condizioni.
In realtà mi chiedo, ho mai provato compassione per qualcuno? Forse sì, una volta, ma non basta a cancellare tutto il dolore che ho provocato negli ultimi anni.
"Professoressa, come si sente?" le domanda Zoe.
In risposta ottiene un urlo rabbioso.
"Devo prendere le vostre anime!" sbraita la Blanchard che tira le catene con forza.
"Non credevo potesse urlare più forte del solito" commento e mi scappa una risata.
"È ridotta malissimo" risponde Zoe allontanandosi da lei.
Mi chiedo se abbia paura o se piuttosto provi rabbia in questo momento.
"Potremmo chiamare di nuovo Padre Peres" suggerisce Alec.
"Non può esorcizzare tutte le persone possedute, si farebbe male e questa gente ormai è arrivata al limite; i  fantasmi hanno preso completamente il sopravvento su di loro."
Zoe parla con esasperazione.
So per certo che, nel momento in cui si arrenderà, vorrà dire che non ci sarà più nulla da fare; questo, con mia grande sorpresa, mi terrorizza.
"Allora come ci comportiamo?" torno sulla mia domanda iniziale, spazientito.
"Non lo so, credi che dovremmo davvero ucciderla?" mi chiede Zoe l'attimo prima che il sangue della professoressa ci schizzi addosso.
Zoe strilla inorridita mentre io resto immobile.
È accaduto tutto troppo velocemente e non ho ancora recuperato le capacità per parlare.
"Io credo di sì" afferma Bloody rispondendo al quesito di Zoe, guardandoci con un sorriso sadico stampato sulla bocca.
Noi quattro lo fissiamo sconvolti o, per meglio dire, loro tre lo fanno, io non ho mai avuto dubbi riguardo la sua follia.
In fondo sono stato il suo maestro.
"Che cosa cazzo hai fatto? Dovevamo ancora decidere come muoverci!" urla Zoe in preda alla rabbia, pulendosi del sangue dal volto.
"Lo so ma è stato fighissimo! Hai visto Aaron? Il sangue è esploso ovunque!" risponde lui guardandomi eccitato.
Ascolto le sue parole avvertendo un certo disagio.
Amo chi si comporta male ma non se lo fa per appagarmi; mi fa sentire responsabile e lo sono già abbastanza. "Divertente" dico a denti stretti.
"Divertente? Ha ucciso la nostra professoressa con un machete!" strepita Alec incollerito.
"Lo so, Alec, non infierire" sussurro  mentre la consapevolezza che Bloody causerà molti più problemi del previsto si insinua in me.
"Bloody, perché sei qui?" domando  dopo essermi schiarito la gola.
"Io e Joy abbiamo pensato che avessi ancora bisogno di noi e, a quanto pare, era vero" risponde Bloody.
"C'è anche Joy?" chiedo allarmato.
Le urla provenienti dal piano di sopra mi conferiscono la risposta che stavo aspettando.
Rivolgo un'occhiata di rimprovero a Bloody che sorride nuovamente, forse perché sa cosa stia capitando.
Corriamo tutti in salone e ci fermiamo vedendo Joy; mantiene fermo Justin e gli punta la sua spada contro il collo.
"Ti ho preso, stronzo" dice lei  entusiasta.
"Brava, ottimo colpo!" esulta Bloody.
E ora che hanno in mente questi due psicopatici?
"Che cosa vuoi da me?" chiede Justin.
Non può utilizzare i suoi poteri dato che la spada di Joy è uno degli oggetti più caldi che avrà mai il dispiacere di incontrare.
"Ucciderti, non è ovvio?"
Ride compiaciuta Joy.
"Oh, adoro tutto questo!"
Bloody saltella verso di loro e gioca con il suo machete.
Ne ho ancora una volta la conferma: sono completamente pazzi.
"Ehi psicopatica, lascialo andare."
Zoe attira l'attenzione di Joy con arroganza.
"Come mi hai chiamata?" chiede lei innervosendosi.
"Psicopatica, ho detto" risponde Zoe che non si lascia intimidire.
"Bloody, pensaci tu!"
Joy gli rivolge uno sguardo d'intesa e Bloody non se lo fa ripetere due volte.
Si avvicina a Zoe minacciosamente  ma, prima che possa toccarla, io gli blocco la strada.
"Lei non si tocca, mi dispiace" dico  guardandolo dritto negli occhi, sorridendo con fare provocante.
"E nemmeno Justin. Non potete venire qui a minacciare la mia famiglia!" aggiungo con disappunto.
Voglio diventare il re della morte e non ho bisogno di uccidere i miei amici per raggiungere questo obiettivo.
"Ora sarebbero la tua famiglia? Questo figlio di puttana ti ha abbandonato!" controbatte Joy aumentando la stretta su Justin.
Alcuni lamenti strazianti abbandonano la bocca di Justin e in volto ha dipinta un'espressione terrorizzata; come al solito quando qualcuno lo minaccia.
"Ci siamo abbandonati a vicenda" ammetto.
Guardo Justin annuendo serio e lui fa lo stesso.
"Ma non vi dà il diritto di attaccarlo.  Sù, lascialo andare" ordino ma Joy non demorde. 
"Dammi una sola buona ragione per non staccargli la testa con questa spada" dice leccandosi le labbra in modo sensuale, mantenendo i suoi occhi neri e inquietanti su di me.
"Questa ragazza mette i brividi..." commenta Alec; il suo intento è di sussurrare questa frase, ma viene colpito dal solito tono acuto e nervoso.
"È un demone, ti consiglio di stare zitto" risponde Emily che prende la sua mano in segno di protezione.
"Se lo ucciderai, io dovrò uccidere te e sappiamo entrambi chi vincerebbe" dico e Bloody assume un'espressione contrariata.
"Sul serio? Ora non esagerare" risponde lui ridacchiando.
"Non lo fa, è serio" dichiara Zoe convinta, sorridendo scaltra.
Vederla sorridere mi fa venire voglia di distruggere quel poco che resta del mio cuore; odio provare qualcosa di talmente intenso per qualcuno che non potrò mai amare.
"Già, sono stato il suo migliore amico per anni, so che non scherza mai" dice Justin che, pur essendo ancora dolorante, tenta di aiutarmi.
"Noi siamo suoi amici, non tu!"
Joy alza il tono.
"Ora dovremmo essere tutti amici.  Avete detto di volermi aiutare con i fantasmi, bene, questa è la vostra occasione, ma lascia andare Justin."
Mi rivolgo a lei in modo pacato.
Joy non risponde; mi guarda indispettita mentre Bloody contiene  con scarsi risultati la rabbia.
"Come desideri, Aaron."
Joy spinge Justin a terra e Zoe corre subito da lui, venendo però interrotta da Bloody. 
"No tesoro, noi due dobbiamo ancora presentarci bene" le dice sorridendo ambiguo.
Zoe lo scruta per un po', finché non perde la pazienza e non lo fa volare in aria con i suoi poteri.
Bloody cade sul divano e, in preda allo sconvolgimento, manda un urletto eccitato.
"Ma come..." dice toccandosi la nuca.
"Te l'ho detto, è morta anche lei" gli ricordo sorridendo orgoglioso.
Zoe potrebbe diventare l'essere sovrannaturale più forte al mondo se solo lo volesse davvero; questo mi spinge ad ammirarla e a volerla conoscere sempre più a fondo.
Sorrido e cerco di non guardare Zoe e Justin.
Lei gli accarezza il volto delicatamente.
"Stai bene?" gli chiede.
"Diciamo che sono stato meglio, ma passerà" risponde Justin con stanchezza.
Forse Zoe lo ama, anche se non lo dà a vedere. Questo pensiero mi lacera il petto come mai nulla prima d'ora.
È tutta colpa mia, se non avessi provocato le persone sbagliate, ora lei sarebbe al mio fianco.
"Dunque...che cosa dicevi sui fantasmi?" domanda Joy che si avvicina a me e posa una mano sulla mia spalla.
La guardo irritato, poi sospiro, sicuro di essermi cacciato in un bel guaio.
Una volta che ci ritroviamo da soli e che Bloody e Joy escono a tormentare qualche bambino innocente e spaventato, mi decido a parlare con i ragazzi.
"Non mi avevi mai raccontato di quei due, come li hai conosciuti?" chiede Sam che piano si sta riprendendo.
"È una storia lunga e anche molto sanguinosa" rispondo annoiato.
Bloody e Joy sono due anime tormentate, demoni tornati indietro dalla morte e assetati di sangue e vendetta.
"Chissà perché non avevo dubbi" dice Justin.
Alec ed Emily sono andati a controllare i fantasmi, quindi in casa ci siamo solo io, Sam, Justin e Zoe che pare essere la più arrabbiata.
"Chi sono quei due allora?" domanda lei impaziente di sapere.
"Due demoni che ho conosciuto quando sono scappato da New Hope;  avevo quattordici anni ma ero già indipendente grazie ai miei poteri" spiego.
"E fammi indovinare, uccidevi già le persone?" domanda Justin.
Lo guardo sbilenco.
"Ogni tanto" rispondo, sorridendo poi.
"Ma non è così che li ho conosciuti. Loro hanno una storia, anzi, due storie, e credetemi quando vi dico che la loro cattiveria è nata per un motivo" continuo, prima di iniziare a raccontare:
"Bloody Hole era un ragazzino solo, ha sempre vissuto con suo padre, un uomo violento che, fin da quando era piccolo, non l'ha mai considerato, se non per chiedergli di andare a comprargli le sigarette.
Il primo giorno che l'ho visto mi ero infiltrato nel suo liceo; cercavo un posto dove rubare delle anime per diventare più forte e lì c'era proprio lui, il ragazzino più timido di tutti.
Mi colpì così tanto che decisi di continuare a osservarlo, volevo capire perché fosse così solo, cosa non andasse in lui.
Ricordo che a scuola lo prendevano in giro, che quando camminava per i corridoi, quando i suoi occhi incontravano quelli dei suoi compagni, tutto ciò a cui riusciva a pensare era che nessuno l'avrebbe mai davvero amato.
Non è sempre stato cattivo, almeno non fino al giorno più brutto della sua vita.
Era il ballo scolastico e, per la prima volta, era riuscito a invitare la ragazza più carina di tutto il quartiere; ma non era la persona che lui credeva, lei voleva solo una cosa: umiliare chi la desiderava.
È così che è iniziato tutto, quella notte piovosa a New York, quando è entrato in palestra con uno smoking bucato e con i capelli in disordine, seguito dalla ragazza che gli piaceva e che odiava stargli accanto, ma, per quella notte,  doveva fare uno sforzo.
Non ci volle molto prima che tutti iniziarono a ridere di lui e a lanciargli addosso delle uova.
Bloody aiutava suo padre in fattoria e la loro scelta non fu di certo casuale.
La ragazza lo stava usando per aumentare la sua popolarità, tutti lo sapevano, tutti tranne lui che, per un solo giorno, credeva di poter essere diverso, magari normale.
Bloody tornò a casa, si guardò allo specchio, tirò un pugno a quest'ultimo e si sporcò le mani di sangue. 
Fu in quel momento che arrivò suo padre e, nel vederlo ridotto così, gli disse che lo immaginava, immaginava che quella ragazza non potesse volerlo davvero e che, se avesse continuato a essere così strano,  nessuno l'avrebbe mai amato.
Credo che fu quella frase a cambiare tutto, a far scattare qualcosa in lui.
Bloody afferrò il machete che suo padre utilizzava per tagliare le erbacce e lo uccise a sangue freddo, poi andò a casa della ragazza, si chiamava Mandy, e uccise anche lei.
Poi, uno a uno, uccise tutti quelli che l'avevano preso in giro, che lo avevano umiliato mettendo il video dello scherzo su internet, finché non uccise i professori che non lo avevano mai difeso.
Quando la polizia lo trovò, era troppo tardi, si era già sparato in testa ed era morto, andato via per sempre.
Ma la sua cattiveria, la sua rabbia, quella non è mai andata via, ecco perché è tornato indietro sotto forma di un demone.
Da quel momento in poi mi sono preso cura di lui, gli ho insegnato a uccidere con intelligenza, a fare del male per il puro gusto di sentirsi appagati, finché la sua rabbia si è trasformata in devozione verso di me, verso il suo maestro, e poi in una vera e propria ossessione.
Joy, invece, era diversa: lei amava la vita, adorava uscire con le sue amiche, fare shopping, mangiare gelato davanti a un film strappalacrime. 
L'ho incontrata quando era già diventata il mostro che è oggi, in un vicolo, mentre vagava in cerca di vendetta.
Lei non ha mai voluto essere così, ma arrivò ad odiare sé stessa e anche tutti quelli che le avevano fatto del male.
I suoi genitori erano partiti per un viaggio di lavoro, erano molto ricchi e spesso dovevano lasciarla da sola, ma suo zio andava a trovarla per assicurarsi che stesse bene.
Nutriva rispetto verso di lui, mentre lui notava il suo cambiamento, come stesse diventando più femminile, come le sue forme stessero cambiando.
A Joy è stata tolta l'innocenza troppo presto e non ha mai saputo accettarlo.
Il suo cuore era così in frantumi che, tutto ciò che avrebbe voluto fare era uccidere l'uomo che glielo aveva distrutto.
Nessuno le credette, nessuno pensava che il capo di un'azienda famosa, che l'uomo che faceva beneficenza e aiutava i senzatetto potesse violentare una ragazzina.
La gente incominciò a darle della bugiarda, della puttana, finché lei non perse la testa e decise di compiere il gesto più folle della sua vita.
Andò ad affrontare suo zio, pronta a dirgli che voleva denunciarlo e, in quel momento, vide nei suoi occhi il male, lo stesso male che poi le tolse la vita.
Tornò indietro poco dopo, come un demone, e anche lei si vendicò di tutta quella gente e di suo zio che finì con la testa mozzata in un cassonetto dell'immondizia. 
Decisi di aiutarla e, proprio come per Bloody, lei iniziò a vedermi come qualcosa di più di un mentore, ovvero: come il suo unico vero amico."
"Porca puttana..." sussurra Justin con aria sconvolta dopo aver ascoltato attentamente le due storie.
"Bloody è sempre stato instabile, questo lo rende impulsivo, un vero matto; Joy è vendicativa ma posso farla ragionare quando è di buon umore, anche se non ho idea di quanto la mia assenza possa averli cambiati" dico.
"Stai scherzando? Quei due sono dei pazzi omicidi! E non come te, loro hanno così tanta cattiveria dentro che sono diventati dei demoni. Cosa potrebbero fare a New Hope? Non ci servono altri cattivi qui" risponde Zoe infuriata.
"Non sono cattivi, sono instabili, feriti e ossessionati da me; sono un punto di riferimento per loro" dichiaro.
"Tra psicopatici ci si intende" commenta Sam con presunzione.
Credo che questo risponda alla mia domanda: lei pensa davvero le cose scritte nella lettera, anche se non è stata lei a realizzarla.
"Li manderò via ma per ora ci saranno utili; sono forti e non hanno scrupoli, perfetti per combattere i fantasmi" dico e sorrido sicuro.
"Lo spero, non voglio che facciano del male a qualcuno, per quello ci basti tu" risponde Justin; non utilizza lo stesso tono di Sam, il suo è stanco ed esasperato.
"E io voglio restare l'unico folle omicida, non preoccuparti" replico lanciandogli un'occhiata amichevole.
Justin non dice nulla e si dirige in cucina mentre Zoe lo segue con lo sguardo.
"È una mia impressione o Justin è più nervoso del solito?" chiede Sam.
"Credo stia dando di matto per tutta questa storia; odia non essere in grado di proteggere le persone" risponde Zoe.
"Ecco perché è un eroe fallito" ironizzo.
"Non lo è, mi ha salvata prima" dice Sam emozionata, sorridendo gioiosa.
"Ti abbiamo salvata" puntualizza Zoe.
Capisco perché sia infastidita: abbiamo combattuto insieme contro le guardie del re della morte solo per liberarla; dovrebbe essere riconoscente verso tutti e tre, non solo verso Justin.
"Lo so, tranquilla."
Sam si fa nervosa e abbassa lo sguardo timidamente.
Se solo la mia sorellina fosse più coraggiosa, avrebbe già rivelato i suoi veri sentimenti.
"Vado a chiedergli come sta" continua Sam dirigendosi anche lei in cucina.
Io e Zoe ci guardiamo negli occhi e scorgo il fastidio presente nei suoi.
"È un bel casino, eh?" domanda.
"Che cosa?" rispondo, ma so bene a cosa si riferisce.
"La faccenda di Joy e Bloody; sono stati feriti a tal punto da diventare cattivi e ciò li rende davvero pericolosi" dice.
"Non ti faranno niente, tu hai la mia protezione" dichiaro con fermezza.
Sorride leggermente, poi si avvicina a me.
Il suo passo è lento ma deciso.
"Qual è la tua?" chiede e io assumo un'espressione perplessa.
"La mia?" domando.
"La tua storia, quella che ti ha reso così cattivo" risponde e vengo invaso da una profonda tristezza.
Non mi sarei mai aspettato che chiedesse una cosa simile e mi fa arrabbiare; perché dovrebbe interessarle sapere cosa mi ha reso il mostro che sono oggi?
"Non c'è nessuna storia" dico evitando il suo sguardo.
Si avvicina ancora a me di qualche passo.
"Tutti abbiamo una storia, Aaron" afferma, prendendo poi una breve pausa.
In questo arco di tempo ci guardiamo intensamente, affascinati l'uno dall'altra.
"E so che un giorno me la racconterai" continua.
Il suo tono è flebile ma allo stesso tempo sensuale.
Se potessi le salterei addosso in questo momento, ma vorrebbe dire liberare i miei sentimenti e questo non può succedere.
Se ne va poco dopo e io mi mordo il labbro in preda alla mia stessa confusione.

Spazio autrice:
Quale sarà mai la storia di Aaron?

Undead 2 (Il Libro Degli Spettri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora