28: Zoe

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Avviso:
Questo capitolo potrebbe essere leggermente disturbante per chi è sensibile quindi vi consiglio di provare a saltare alcune scene se vi danno fastidio, ah e se studiate latino aiutatemi a trovare la giusta traduzione per una frase, sono stata ore a cercare una traduzione ma non credo sia corretta, quindi ditemi se ha un senso haha (capirete quando arriverà la frase).

Tempo fa non credevo che mi sarei ritrovata faccia a faccia con il male e che avrei provato ad affrontarlo.
Ero una ragazzina sola, impaurita dal mondo intero, incapace di stringere legami umani; goffa, molte volte, e con un padre iper protettivo.
Ora è tutto diverso: da quando ho conosciuto Justin, la mia vita si è trasformata in un incubo e io, spesso, ne sono solo la spettatrice, proprio come in questo momento.
Padre Peres sta bagnando un panno nell'acqua santa e continua a giocare con il ciondolo a forma di croce che ha appeso al collo.
Intanto, Sarah è legata ancora a quella sedia che ormai sembra essere diventata casa sua.
Non ho idea di come faremo a dirle che sua madre non c'è più; reagirà male, piangerà, sicuramente, e noi dovremo rimetterla in sesto.
"Sarah, come ti senti?" le chiedo guardandola con apprensione.
Lei non mi considera; è persa nel suo mondo, che adesso deve essere ricolmo di dolore.
"Vedrai che andrà bene" continuo mostrando sicurezza.
"Non so nemmeno che stia succedendo" risponde con fare distrutto.
La sua voce non sembra neppure appartenerle: è più cupa rispetto al solito. Qualsiasi spirito ci sia dentro di lei, ormai ne sta prendendo il pieno possesso.
"Succede che stai per soffrire molto, non sarà affatto piacevole; so che padre Peres è abbastanza aggressivo durante i suoi esorcismi" commenta Aaron in malafede.
"Aaron, per favore" lo zittisco.
"Cosa? Tu, prima di uccidere un agnellino, per caso gli dai una carezza sulla schiena e gli dici che starà bene?" mi domanda acidamente.
"Io non uccido gli agnellini" ribatto.
"Nemmeno io, ma lo faccio con le persone, e credimi...non serve a niente dare false speranze."
Di fronte alla sua risposta, resto in silenzio e guardo verso padre Peres; sembra molto preoccupato.
Mi avvicino a lui; ho bisogno di sapere che andrà tutto bene, che Sarah non morirà.
"Padre, quanto tempo ci vorrà ancora? Incomincia a non piacermi questa situazione" dico.
Lui non risponde subito; continua a pregare sottovoce.
"Dico sul serio, io non..."
Mi interrompe.
"Tutto questo non è un gioco, signorina Evans. Ho bisogno di tempo per prepararmi" dichiara.
"Certo, lo so, ma Sarah sta soffrendo molto."
"Tu non sembri il tipo di persona che si preoccupa per chi soffre."
Mi lascia confusa e assumo una smorfia.
"Dipende dalla persona che ho davanti" ammetto.
"Come immaginavo."
Sospira e bacia il suo ciondolo.
"Senta...so quello che faceva Padre Ernest con i corpi delle vittime in città; so quello che facevano anche gli altri sacerdoti. Perché dovrei credere che lei sia diverso?" domando sussurrando.
Padre Peres storce il naso e si tocca una tempia con aria sofferente.
"Hai ragione, la tua amica sta soffrendo molto, e posso sentire il gelo in questa stanza; era da tempo che non provavo queste cose" dice parlando con tono basso e pacato.
"Io non le ho mai provate, non così, almeno" asserisco.
"C'è una prima volta per tutto, anche per le cose peggiori."
Porta il suo sguardo stanco su di me.
Sembra agitato, anche spaventato, ma Aaron mi ha detto che non si tirerà indietro e mi fido di lui.
"Zia Claire è andata al mercato, così sarà al sicuro" annuncia Aaron, interrompendo la conversazione tra me e Padre Peres.
"Mio padre è con lei?" chiedo prontamente.
"Tuo padre? Pensi che me ne freghi qualcosa?"
Aaron ridacchia.
"È con lei o no?" ripeto la domanda con irritazione.
"Sì, Zoe, sono insieme" dice e mi guarda spazientito.
Papà e Aaron non potranno mai andare d'accordo, per ovvi motivi, direi; ma sento che c'è anche qualcosa di più, qualcosa che non so ma che dovrò farmi dire una volta terminato questo esorcismo.
Padre Peres si avvicina a Sarah, che si agita all'istante.
"Che vuole farmi?" gli chiede.
"È solo acqua santa, non preoccuparti"
Le posa il panno bagnato sulla fronte e lei freme.
"Fa male, basta!" si lamenta scuotendo la testa.
"Ovviamente..."
Padre Peres la guarda con attenzione e allontana il panno dalla sua fronte, come se avesse appena realizzato qualcosa.
"Ragazzi, sono arrivato" esordisce Aiden tutto d'un tratto.
Ci voltiamo verso di lui, interrogandoci sul motivo della sua presenza.
"E tu che cazzo ci fai qui?" chiede Aaron con disprezzo.
"Aiden" dice invece Sarah, sorridendo non appena lo vede.
È chiaro che proverà sempre qualcosa per lui; deve trattarsi del suo primo amore e quello non si scorda mai, così dicono.
"Justin mi ha raccontato cosa volevate fare e sono venuto subito. Devo parlare con te."
Aiden prova a correre da Sarah ma Justin lo blocca.
"Sei completamente pazzo? Te l'ho detto per tenerti lontano da qui, non il contrario!" gli dice.
"Non posso, è la mia migliore amica." Aiden si dimena per raggiungerla mentre Justin continua a sbarrargli il passaggio.
"Ma adesso non è in sé, potrebbe farti del male" afferma Justin.
"Non mi importa, devo starle vicino!" Aiden spinge Justin; non oppone resistenza, sta volta.
Va da Sarah che lo guarda con occhi lucidi.
Si piega verso di lei.
"Quello è tutto matto" proferisce Aaron, permettendo solo a me di sentirlo.
"E potrebbe iniziare a piacermi." Sorride poi malizioso.
Rido sotto ai baffi e alzo gli occhi al cielo.
"Sarah, ma che ti è successo? Guarda il tuo volto" dice Aiden; le accarezza il viso sotto al suo sguardo smarrito.
"Io...non lo so, ho dei vuoti di memoria" risponde lei debole.
"Non ti preoccupare, presto sarà tutto finito, padre Peres ti salverà."
Aiden le sorride amorevolmente.
"Padre Peres doveva fare il panettiere, o il sindaco..." bisbiglia proprio Padre Peres con seccatura.
"Sono stato un vero stronzo ultimamente, anzi, lo sono sempre stato, ti accusavo di essere assillante e invasiva ma non ho mai provato a capirti, o ad ascoltarti; tu avevi bisogno di me."
Aiden porta avanti il suo discorso senza allontanare la sua mano dalla guancia di Sarah.
"Non devi scusarti, quello che ho fatto si chiama stalking ed è sbagliato" controbatte Sarah mostrano, per la prima volta, un reale dispiacere riguardo la faccenda.
"E ho capito che non è ciò di cui ho bisogno davvero. Ti ho amato per così tanto tempo che avevo dimenticato come amare me stessa, ecco perché ho smesso di cercarti; non sono diventata pazza, ho solo deciso di scegliere di amarmi" aggiunge lei. Aiden la guarda incredulo, all'inizio.
Poco dopo, si lascia andare a uno sguardo tenero.
"È giusto così" sussurra lui, quasi con le lacrime agli occhi, accarezzandole il viso.
Sono entrambi spaventati, hanno paura di non potersi più abbracciare, che non potranno mai più guardarsi negli occhi.
"Sono l'unico che pensa a quanto stia diventando deprimente? Dov'è l'azione?" domanda Aaron in preda alla noia.
"Hai ragione. Dovete iniziare; io mi levo di torno" risponde Aiden alzandosi in piedi.
Il gelo nella stanza diventa più intenso e un'improvvisa sensazione di angoscia mi colpisce al petto.
Mi irrigidisco, i miei sensi vanno in allerta e mi concentro sulle sensazioni che sto provando, su quanto siano forti e spaventose.
Sarah cambia espressione, assumendo una serietà disumana; afferra il braccio di Aiden prima che lui possa allontanarsi.
"Ehi, ma che fai?" le chiede disorientato.
"Devo prendere la tua anima!" risponde Sarah con voce profonda e a tratti roca.
"Merda, no!"
Justin corre verso di loro; viene lanciato in aria e non è più in grado di raggiungerli, finendo per colpire con la testa il lampadario sul soffitto.
"Padre Peres!" grido puntando i miei occhi terrorizzati su di lui, mentre tutti i mobili nella stanza tremano.
"È il momento" dice con determinazione.
Afferra la Bibbia e, dopo aver preso anche la sua croce, la mostra a Sarah.
Cita una preghiera, senza perdere nemmeno per un istante la grinta che ha mostrato poco fa, e poi ordina: "Nel nome di Dio, esci da questo corpo!" con una rabbia in volto che metterebbe in soggezione chiunque.
Il suo tentativo fallisce miseramente e si ritrova a venir spinto da una forza sovrumana, che lo fa cadere addosso a uno scaffale.
Sarah si dimena e stringe più forte il braccio di Aiden, che prova in ogni modo a liberarsi.
"Sarah, mi stai facendo male!" dichiara Aiden parlando con fatica.
Lei non gli presta attenzione; aumenta ancora la stretta e il suo sorriso si allarga.
"Adesso intervengo" dico allarmata. Aaron mi ferma immediatamente, impedendomi anche solo di muovere un passo.
"Noi non siamo addestrati per questo, abbi fiducia in Padre Peres."
"Ma Aiden sta morendo!" sbotto.
"E ti porterà dritta nel limbo con sé, se non starai ferma."
Aaron stringe il mio braccio e mi obbliga a restare ferma, nonostante io provi a liberarmi.
Padre Peres torna in piedi e bacia la sua croce, poi prende il crocifisso e lo punta verso Sarah.
"Essere demoniaco, noi non ti temiamo!" afferma con decisione; lo ripete almeno cinque volte, finché lei non lascia andare Aiden, che cade a terra.
"Esci da qui!" lo intima Justin.
Aiden non riesce ad alzarsi e guarda Sarah, strisciando all'indietro sul pavimento; è talmente sconvolto da non proferire alcuna parola, limitandosi a respirare velocemente.
Padre Peres cita un verso della Bibbia che non riesco a sentire bene a causa del forte rumore degli scaffali che tremano.
Il lampadario potrebbe cadere da un momento all'altro e prenderebbe Aiden dritto in testa, uccidendolo.
Quando sta per cadere, mi precipito verso Aiden e lo tiro via; lui non reprime un urlo di terrore.
"Devi andartene, ora!" gli grido contro.
"Ma Sarah..."
Prova a ribattere ma glielo impedisco.
"Ora!" ripeto e, a questo punto, lui non può opporsi.
Aiden corre fuori dalla stanza. Sono certa che non andrà via di casa; ha troppa voglia di sapere come andrà a finire e se Sarah starà di nuovo bene.
Lei non cede agli attacchi di Padre Peres, nonostante stia ordinando al demone dentro di uscire e la stia bagnando con l'acqua santa; il liquido brucia sulla sua pelle e Sarah strilla per il dolore.
"Tenetela ferma, sta per uscire!" dichiara Padre Peres, più che sicuro.
Tento di avvicinarmi ma uno degli scaffali cade; per poco non mi schiaccia.
Impreco e salto dall'altra parte; afferro Sarah dal braccio e la immobilzzo.
Justin si unisce a me e fa lo stesso anche Aaron che le blocca la testa.
"Prenderò le vostre anime, vi ucciderò tutti!" strepita Sarah con voce sempre più disumana.
"Sì, l'abbiamo capito" sbuffa Aaron ironico.
"Demone, noi non ti temiamo, esci dal corpo della ragazza, non ti appartiene!"
Padre Peres la bagna ancora con l'acqua santa e lei grida così forte da farmi tremare.
"Lascia in pace la ragazza, non ti appartiene, lei non ti appartiene." Alza il tono della voce e le punta il crocifisso sulla fronte.
L'oggetto gli viene strappato dalle mani e viene lanciato verso il muro.
Padre Peres, che guarda Sarah in preda alla confusione, scorge il sorriso malizioso adesso presente sulle sue labbra.
Non capisco cosa voglia dire, ma non credo di essere pronta a saperlo.
Prima che possa pormi altre domande, ci ritroviamo tutti quanti a saltare in aria; Sarah urla in modo straziante.
Le catene che la tenevano legata si spezzano e tutti gli oggetti presenti sugli scaffali cadono a terra.
Nessuno di noi riesce a muoversi, a parte Sarah, che adesso è libera e si sta avvicinando pericolosamente a Padre Peres.
Lui si trova a terra, schiacciato da uno degli scaffali; a stento respira mentre si lascia scappare dei colpi di tosse forzati.
Sarah lo raggiunge ed è pronta ad attaccarlo.
Voglio disperatamente alzarmi per andare in suo soccorso.
Allungo una mano verso di loro, tentando di utilizzare i miei poteri; ma tutti i ricordi dell'anno scorso, del lato oscuro di Justin, di mia madre, tornano a galla, e la debolezza mi blocca, insieme alla paura.
Sarah sta per colpire padre Peres; si diverte a gustarsi la paura dell'uomo steso a terra e sorride in modo ambiguo.
Lui è indifeso, incapace di respirare bene e sembra devastato; eppure, la paura abbandona presto il suo sguardo.
Quando Sarah sta per strangolarlo, Padre Peres prende il ciondolo a forma di croce e se lo strappa dal collo, mostrandoglielo meglio.
"Rex mortis vult te!" dice con un filo di voce, appoggiando la croce sulla fronte di Sarah che, qualche attimo dopo, urla sofferente.
Si contorce, grida, si dimena e, soprattutto, soffre, più di quanto io possa immaginare.
Un ombra si allontana da lei: apparteneva allo spirito che l'aveva posseduta. Piano se ne va, sparendo nel nulla.
Sarah cade a terra e perde i sensi. Quella sensazione di gelo svanisce, come se in realtà non fosse mai esistita.
Qualsiasi cosa Padre Peres abbia detto in latino, credo proprio che gli abbia salvato la vita.
Aaron si alza in piedi e mi aiuta a fare lo stesso, per poi andare da Justin.
"Ce l'ha fatta!" esclama Aaron sorridendo verso padre Peres.
Lui tossisce ancora.
"Già, ma sarebbe comodo un aiutino con questo."
Si riferisce allo scaffale sopra di lui.
Non esito un istante a spostarlo.
Afferro la mano di Padre Peres e lo tiro in piedi.
Si pulisce la tunica ricoperta di polvere.
"Che cosa ha detto per far uscire il demone? Non ho mai sentito nulla di simile" gli domando curiosa.
Padre Peres mi rivolge un'occhiataccia; successivamente, butta fuori un sospiro trascinato.
"Certe cose è meglio non saperle, credimi" risponde.
Si allontana. Non capisco, è tutto così misterioso; mi chiedo perché debba avere dei segreti di questo tipo dopo ciò che è appena accaduto.
"Aspetti, Padre, vuole che la portiamo in chiesa?" chiede Justin cordialmente.
"Ce la faccio da solo. Voi pensate alla ragazza; non ricorderà nulla ma non vuol dire che sarà facile per lei" replica padre Peres.
"Sicuro che non le serve una mano?" domanda Aaron sta volta.
"Me la caverò, come sempre."
Gli rivolge un breve sorriso, si gratta il capo ed esce dalla cantina con passo lento, di un uomo che ha bisogno di aiuto.
Guardo Sarah mentre il silenzio cala nella stanza. Presto arriverà la parte peggiore:
dirle che sua madre è morta e che ne stanno già parlando in televisione.
Adagio Sarah sul letto di Sam; la sua camera non è stata aperta per giorni, precisamente da quando ha deciso di scappare. Ciò mi rattrista e mi dirigo il prima possibile fuori da qui, raggiungendo il resto del gruppo in salotto.
"Come glielo diremo? Sarah odiava sua madre ma non voleva di certo vederla morta" dice Aiden, seduto a braccia incrociate sul divano.
"Dobbiamo andarci cauti, ha già subito troppi traumi" risponde Justin.
"E dobbiamo decidere chi lo dirà; è un bel casino e non sappiamo come potrebbe reagire" continua nervoso.
"Potrei farlo io, sono il suo più grande amico, l'unico che sa come calmarla" propone Aiden, seppure l'idea non lo entusiasmi parecchio.
"Oppure lo faccio io; sono bravo a dare le cattive notizie" interviene Aaron sarcasticamente.
Joanne è morta tra le sue braccia mentre cercava di salvarla; sarà anche il più cattivo a New Hope, ma ha tentato di proteggere quella donna e ha fallito. Gli dispiace e finirà per perdere la testa.
"Tu è meglio che te ne vai" ribatte Aiden stizzito.
"Vuoi che me ne vada? Allora fammi uscire."
Aaron lo provoca con un sorrisino sghembo.
"Come vuoi."
Aiden sta per saltargli addosso ma lo fermo con le mie parole: "Lo faccio io"
Tutti e tre mi guardano sconvolti.
"Cosa?" chiede Justin.
"Lo faccio io, voglio farlo" affermo. Aaron non pare sorpreso, a differenza degli altri.
"Zoe, non credo sia il caso..."
Zittisco Justin repentinamente.
"È ok, tanto non può andare peggio di così."
Rido e loro abbassano il capo, devastati.
"Ragazzi, siete lì fuori?" chiede Sarah all'improvviso; suppongo si sia appena svegliata.
Cerco di trovare un po' di coraggio e, una volta fatto, anche se non mi spiego in quale modo, rispondo: "Sì, siamo qui."
Mi avvio alla porta, venendo interrotta da Aaron, che mi sbarra la strada.
"Aaron" pronuncio il suo nome flebilmente, confusa da questo gesto.
Mi guarda per alcuni istanti in preda al panico, come se avesse ansia a comunicarmi ciò che voglia dire davvero.
"Falle sapere che Joanne le voleva bene" asserisce poi, mascherando con poco successo la sua frustrazione.
Annuisco perplessa; voglio fidarmi di lui e dire a Sarah questa cosa.
"E buona fortuna" aggiunge in un sussurro.
Justin ci scruta con fastidio ma non dice nulla.
Accenno un sorriso amichevole.
"Grazie" dico ad Aaron ed entro nella stanza, fermandomi davanti alla porta.
È il momento:
sto per dare a una ragazza la notizia peggiore della sua vita; è una sensazione a dir poco distruttiva.
Prendo un respiro profondo e chiudo piano la porta, pronta a ciò che sto per fare e con il cuore - quello che ne resta - in gola.
Sarah piange, piange così tanto quando le dico quella frase, quella che cambierà la sua vita, completamente.
Stringe la coperta mentre tira indietro le lacrime.
"No...non può essere, lei non..." parla come se stesse per perdere di nuovo conoscenza, si porta una mano al petto e poi, incapace di resistere ancora, crolla su di me, che l'abbraccio istintivamente.
Non ho mai stretto qualcuno in lacrime prima; ho paura di rimanere bloccata nel ricordo di questo abbraccio tanto straziante per sempre.
Joanne era un'alcolizzata, non c'è mai stata per Sarah, so che spesso si dimenticava anche della sua esistenza, ma era comunque sua madre, e adesso si sentirà persa senza di lei.
Torno a casa e vado da mio padre che, non appena mi vede, sorride sollevato.
"Piccola, grazie al cielo stai bene. Com'è andata a finire?" chiede.
Non riesco a rispondere, sono ancora troppo triste.
"Ehi, che ti prende?"
Si alza da tavola e si avvicina a me.
Non apro bocca e aspetto che sia papà a fare una prima mossa verso di me, a rendersi conto di cosa abbia realmente bisogno.
"Amore, vieni qui."
Mi abbraccia; lo stringo forte mentre combatto le lacrime, cercando dentro di me un briciolo di forza.
Non sono più in grado di utilizzare i miei poteri, o di aiutare le persone; sono diventata davvero una seconda chance sprecata.
"Mi puoi rimboccare le coperte stasera?" gli chiedo soffocando un singhiozzo.
"Certo, certo che posso farlo" risponde senza chiedermi perché.
Lo faceva sempre quando ero piccola e mi sono quasi dimenticata come ci si sente a venire coccolata.
Mi porta al piano di sopra e mi fa stendere a letto; mi mette le coperte e mi dà un dolce bacio sulla fronte.
Dovrei essere grata di avere ancora lui e che mi ha sempre protetta dai segreti oscuri della mamma; ne sarei venuta fuori distrutta, un tempo, adesso posso sopportare molto più di quanto credessi.
"Buonanotte piccola" mi saluta sorridendo.
"Notte papà" rispondo ricambiando il suo affettuoso gesto, mentre i miei occhi si chiudono da soli.

Undead 2 (Il Libro Degli Spettri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora