17: Aaron

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Zoe è in pericolo.
È l'unica cosa a cui riesco a pensare dalla scorsa notte e non so come, o perché, ma il bisogno di rubare l'anima a qualsiasi essere vivente mi rivolga la parola diventa irrefrenabile.
La mia mente viaggia verso le cose che le ho detto, verso il modo in cui mi sono comportato con lei quella sera in giardino, ma avevo una buona ragione; era la cosa giusta da fare.
Ed ecco che i ricordi riaffiorano;
"Devi stare lontano da mia figlia; lei non fa per te, non sarete mai amici e non voglio che continui a manipolare la sua mente per i tuoi sporchi giochetti" ha detto Henry.
Mi aveva colto alla sprovvista mentre lei non era a casa, perché sapeva che solo così mi avrebbe portato ad avere dubbi sulla nostra amicizia.
E poi, perché non dovrei averli? Sono una persona orribile, immagino di uccidere la gente e godo quando lo faccio; nessuno dovrebbe essermi amico, nessuno dotato di un minimo di sanità mentale.
Ma a Zoe non importa di come sono, a lei piaccio anche così; aveva paura, all'inizio, ma poi tutto è cambiato da quando ha scoperto di essere proprio come me.
Il pensiero che possa rimanere bloccata nel limbo costringe il mio corpo a innescare uno strano meccanismo di difesa:
mi fa ribollire il sangue nelle vene e la testa mi esplode.
Esplode dal bisogno di aumentare il mio potere.
Ed è proprio quello che faccio.
Esco di casa e cerco qualcuno a cui rubare l'anima.
Uccido la prima persona che mi passa davanti; è una donna abbastanza giovane, ha un collo profumato e i suoi capelli sono morbidi, proprio come le sue forme, che tocco con un amaro desiderio. Più la guardo, più la mia umanità sembra svanire e pongo fine alla sua misera vita.
Mi sveglio di soprassalto nel letto; si trattava solo di un sogno, uno talmente bello che ora vorrei fosse stato reale. Sarebbe azzardato, il re della morte è ancora sulle mie tracce.
Respiro profondamente e stringo le lenzuola con forza.
Sono arrabbiato e frustrato, tutto per colpa di quella novellina.
Deve tornare, lei deve tornare da me prima che perda la testa; in questa città di merda non conviene a nessuno.
Mi dirigo a scuola e, in classe, mi siedo accanto a Justin.
"Mentre noi siamo qui, Zoe è in quell'orribile posto, tutta sola; ma ci pensate?" chiede Sam mentre aspettiamo che inizi l'ora di scienze.
"Evita di ricordarmelo. Sto pensando da tutta la notte a un modo per riportarla da noi ma non so nemmeno se sia possibile" risponde Justin sconfortato.
Anche lui continua a tormentarsi ma non vedo quella scintilla di fuoco nei suoi occhi, quella che dovrebbe nascere dall'amore che sente per Zoe.
"Certo che lo è, e, se non lo fosse, io non lo potrei accettare; ho già perso tutti i miei amici, non perderò anche lei" interviene Alec; quando incontra il mio sguardo macabro si innervosisce.
"Avrei tanto preferito ci fossi stato tu al suo posto" dice rivolgendosi a me con rabbia.
"Se ci fossi stato io ne sarei venuto fuori in due secondi; non sono un novellino" ribatto acidamente.
Justin mi colpisce sul braccio.
"Che c'è? Lo sapete anche voi che Zoe ha perso tutta la forza che possedeva, non ha alcuna speranza di uscire dal limbo" affermo e, per un secondo, mi fa male parlare così.
So perché lo faccio, so che, in realtà, a lei ci tengo, eppure non riesco a zittire il mio lato più cattivo.
"Sei un pezzo di merda, ti odio!" risponde Alec stringendo un pugno.
"Sai chi non mi odiava? Jasmine; lei era pazza di me."
Non appena lo dico, lui si alza dalla sedia, pronto a colpirmi; prima che possa farlo, una ragazza gli si piazza davanti.
"Scusa, è occupato quel posto?" gli chiede mentre lui ha ancora un pugno serrato verso l'alto.
Alec si irrigidisce, diventando una statua di ghiaccio; non fatico a capirne il motivo:
è una bellissima ragazza dai capelli biondi e gli occhi chiari, sembra una bambola di porcellana, la sua pelle è candida come la neve.
"Tu...tu...vuoi..."
Alec balbetta e noi lo guardiamo con perplessità.
"Sedermi? Sì, è proprio ciò che vorrei" risponde la ragazza ridacchiando.
Alec abbassa piano il pugno.
Posso vedere le goccioline di sudore formatesi sulla sua fronte; è davvero patetico.
"Allora?" continua lei.
"Cosa?"
"Il posto è libero?" ripete la domanda.
"Oh, sì sì, liberissimo, è il posto più libero della classe, e anche il migliore, e non lo dico perché ci sono io accanto ma perché è vicino alla finestra e fa fresco e puoi vedere il paesaggio se ti va" Alec parla così velocemente che perfino io fatico a seguirlo.
"Tu stai bene?" domanda lei preoccupata.
"Magnificamente."
Sam ride di fronte a una risposta tanto stupida, detta con un sorrisino da ebete stampato in faccia.
"Ok...allora mi siedo."
La ragazza prende posto e ci guarda stranita, soffermandosi per più tempo su di me, che la sto fissando con interesse.
Qualcosa non mi convince in lei; non arrivano mai nuovi studenti a New Hope ed è sospetto che, dal nulla, sia spuntata fuori questa magnifica ragazza.
"Credete che abbia fatto colpo?" chiede Alec tornando al suo posto e parlando a bassa voce.
Sam lo guarda ancora e scoppia a ridere più forte di prima, portandosi una mano sulla bocca pur di fermarsi.
"Sfigato" sussurra Justin che scuote la testa.
Terminata la lezione, fermo la nuova ragazza fuori dalla classe, prima che vada via.
La guardo negli occhi.
"Ciao, non ci siamo ancora presentati" dico sorridendo in modo provocante.
Lei ricambia il mio sguardo nervosamente.
"Ciao, io..."
Non la lascio finire.
"Mi chiamo Aaron e, da ora in poi, considerami il tuo angelo custode; se hai bisogno di una mano con qualche bullo o con qualche stronzetta chiamami pure" dichiaro.
"Ah, in realtà non credo di averne bisogno, ma grazie lo stesso."
Sorride imbarazzata.
"Mi chiamo Emily, comunque" aggiunge cordialmente.
"Emily, è un nome incantevole. E dimmi, come mai tra tutte le città del mondo hai scelto proprio questa? Non le hai sentite le voci?" domando mettendola alla prova.
Il mio sesto senso da morto non sbaglia mai e questa ragazza è circondata da un'energia fin troppo ambigua per poterla ignorare.
"I miei volevano cambiare aria e...e non credo di doverne parlare con te, nemmeno ti conosco" replica agitata.
"Ci stiamo conoscendo."
"No, non credo proprio. Scusami ma devo andare."
Prova a scappare ma io la blocco afferrandola dal braccio.
"Non avresti dovuto venire qui" dico e ciò la smuove in qualche modo, dato che aggrotta la fronte.
Toccandola, un brivido percorrere il mio braccio; la guardo con ancora più sospetto.
"Lasciami!"
Mi spinge via e scappa in preda al terrore.
Se solo fossimo in circostanze diverse mi sarei divertito a spaventarla davvero, ma a scuola devo mantenere un profilo basso.
"Aaron, che le hai detto?" chiede Alec, che mi dà subito una spinta.
Ovviamente, non provo alcun dolore e sbuffo.
"Sai, Alec, se fossi in te non lo rifarei" rispondo con un mezzo sorriso.
"Lasciala in pace; hai già giocato con Jasmine, non ti permetterò di farlo con altre ragazze" dice furente.
Lo guardo dalla testa ai piedi, notando il suo nuovo look da motociclista, questo suo pessimo tentativo di sembrare meno sfigato.
"Vedo che hai imparato dove fare shopping" lo prendo in giro.
"E vedo che tu non hai imparato la lezione dall'ultima volta; ti ho quasi ucciso, non obbligarmi a farlo di nuovo."
Il suo tono è minaccioso.
"Credi che adesso che ti vesti con la giacca di pelle e vai in giro in moto mi farai paura? Alec, sei adorabile e mi fai anche un po' tenerezza, a volte, ma io posso farti fuori solo guardandoti; quindi sta al tuo posto, perché incomincio a stancarmi di te."
Muovo qualche passo verso di lui mentre lo dico e Alec indietreggia spaventato.
Sta per aprire bocca, quando Justin ci interrompe, posando una mano sulla mia spalla.
"Ci sono novità" asserisce.
"Come?" chiedo.
Alec continua a prendere respiri profondi, ancora terrorizzato da me.
"Vieni" mi ordina Justin, poi ci guarda entrambi, lanciando ad Alec un'occhiata di sdegno.
Justin mi trascina in palestra, dove c'è anche Sam.
La stanza è deserta ma, presto, la squadra di basket verrà qui ad allenarsi.
"Zoe non potrà mai tornare indietro se non verrà guidata verso la nostra dimensione, ecco perché dovremmo mandarle un segnale, farle capire che ci siamo e che la stiamo aspettando" dice Justin; deve essersi sforzato molto per compiere questo ragionamento complesso e fuori dalla sua portata.
"Già, ma come pensi di fare?" domanda Sam.
"Utilizzando qualcosa che le appartiene, come quando cerchi di contattare uno spirito o un fantasma; Claire ci aiuterà con la sua magia" risponde.
"Non funzionerà mai" annuncio seccato.
"Lo dici perché non sei determinato, non te ne importa nulla di Zoe" ribatte Justin.
"O, magari, siete voi a tenerci troppo, ci avete mai pensato?" chiedo accennando un sorriso volto ad irritarli.
Ci tengo troppo, in realtà, ma nessuno di loro lo deve sapere, non ancora.
"Meglio tenerci a una persona piuttosto che abbandonarla, quindi io ci sto. Chiederò ad Henry di darmi qualcosa che appartiene a Zoe" dice Sam.
"E io parlerò con Claire; sono l'unico a cui da retta" risponde Justin.
"Formate una bella squadra voi due, i più noiosi che collaborano per salvare la più arrogante e stronza, ci potrebbero fare un film" scherzo.
"Perché non stai zitto e non te ne vai? Se non vuoi darci una mano sei praticamente inutile" protesta Sam stizzita.
"Con piacere, sorellina."
Mi dirigo verso l'uscita della palestra e vado a scontrarmi con qualcuno.
Si tratta di Aiden che mi guarda preoccupato, poi si allontana da me.
"Fantastico, il terzo noioso è arrivato" sussurro.
"Aiden..." parla invece Justin che, non appena lo vede, assume un'aria triste.
"Justin, ti stavo cercando" dice Aiden correndo nella sua direzione.
Resto fermo a guardare la scena con disgusto.
"Lo so, io...non so nemmeno che dire; non ti ho più chiamato e non ti ho dato spiegazioni, io..."
Aiden lo interrompe.
"Non giustificarti. Sono arrabbiato con te, davvero tanto, anzi, credo di odiarti, ma ho un problema e ho bisogno del vostro aiuto" afferma lui.
La sua preoccupazione invade l'intera palestra.
"Quale problema?" chiede Sam.
"Si tratta di Sarah; so che l'hai già controllata più volte ma...ma è diversa con me negli ultimi giorni."
"Diversa nel senso che è diventata normale?" domando; tutti e tre mi fulminano con lo sguardo.
"No; diversa nel senso che non mi sta più scrivendo, non mi cerca più a scuola e sta sempre da sola durante l'ora di pranzo."
"Quindi è diventata normale, perfetto."
Sorrido.
"Aaron, basta!"
Justin fa volare un pallone da basket verso di me e mi colpisce allo stomaco.
"Ehi!" esclamo; nessuno mi presta attenzione.
"Forse sarà strana ma non credo c'entrino i fantasmi o l'avrebbero già uccisa" dice Sam.
"Non lo so di cosa si tratti ma so che non è più in sé e sono preoccupato" risponde Aiden abbassando la testa.
Ero convinto volesse liberarsi di lei ma, a volte, anche i più noiosi riservano delle sorprese.
"Molto preoccupato" continua riportando i suoi occhi su di loro, che non dicono una parola.
Suona la campanella dell'ultima ora e io mi teletrasporto in camera di Zoe.
Ho detto ai ragazzi di non volerli aiutare ma non è affatto vero, credo solo che loro due non siano abbastanza forti, non quanto me, almeno, e che io sia l'unico a poter riportare Zoe indietro.
Cerco nei vari cassetti qualcosa che mi possa collegare a lei, finché non trovo una spazzola nel mobile in bagno.
Un sorriso si forma sulle mie labbra.
Quale oggetto migliore se non uno che contiene il suo DNA?
"Preparati Zoe, sto venendo a prenderti" dico sorridendo con fare compiaciuto.

Spazio autrice:
Ed ecco che Aaron si rende utile più di tutti, ve lo aspettavate?

Undead 2 (Il Libro Degli Spettri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora