23 Fragole con la panna

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Arrivo alla porta di casa sua ed inizio a bussare senza dargli tregua.

<<Ei, non buttarmi giù la porta.>> Esclama il moro venendo ad aprirmi.

Lo guardo negli occhi.
Quei magnifici occhi celesti che mi penetrano l'anima tutte le volte che mi guardano.
Quegli occhi che hanno visto tanta oscurità.

<<Non puoi odiarti per quello che Violet ti ha fatto e che ti ha portato a fare.>> Esclamo con il fiatone per la corsa.

Non mi importa se ho i capelli spettinati o il trucco colato.
Devo sapere che Stephen non si odia più.

<<Josh vero? Cosa ti ha detto?>> Domanda stringendo un pugno.

Gli afferro il volto tra le mani, facendolo indietreggiare per richiudere la porta alle mie spalle.

<<Avevi paura ti giudicassi?>> Domando portandolo verso il suo divano, per sederci e parlare con più tranquillità.
Non voglio litigare con lui e non voglio che si allontani.
Voglio che il nostro rapporto si fortifichi.

<<Maddison ho fatto delle cose brutte che nemmeno io mi perdonerò mai.>> Sussurra senza incrociare il mio sguardo.

Mi stupisco di vedere quanta insicurezza e quanto ego possano convivere in un'unica persona.
Ma d'altronde questo è il ragazzo che amo.

<<Parlamene. Ti prego ho bisogno di sapere.>> Lo supplico continuando a tenergli il volto tra le mani per incrociare il suo sguardo. Devo sapere cosa prova.

<<Perchè? Perché Maddison? Il mio passato non c'entra niente con te. È una parte della mia vita che ho sepolto.>> Sbotta alzandosi in piedi nervosamente.

<<Perchè devi farti continuamente gli affari miei?>> Urla chinandosi verso di me.

Mi alzo in piedi, ferita dalla sua reazione.
Sono venuta qui solo per aiutarlo, per dargli sicurezze e certezze.

<<Perchè io ti amo Stephen!>> Urlo a mia volta.

<<Allora lasciami in pace.>> Sibila facendo un passo nella mia direzione.

Sta cercando di intimorimi per confermare a sè stesso di essere un mostro.
Ma io non gli credo. Lui non è questo.

<<Non mi farai del male. Smetti di torturarti.
Dimmi cosa è successo quel giorno.>> Ordino incrociando le braccia al petto senza abbassare lo sguardo per un solo secondo.

Stephen sembra arrendersi, sedendosi sul suo divano in pelle.
Mi siedo accanto a lui, posando un braccio sulle sue spalle.
Voglio che mi senta vicina, che capisca che non sono una sua nemica.

<<Avevo picchiato uno dei suoi ragazzi. Un modello per una stupida linea di costumi orrendi.>> Sibila con disgusto, facendomi ridere.

<<Lei era venuta a saperlo e mi stava aspettando a casa mia.
L'aveva ridotta a pezzi.
Aveva rotto tutti i miei piatti, i bicchieri, c'erano centinaia di cocci a terra.
Come se non bastasse aveva preso tutte le mie foto cartacee.
Quelle che custodivo con cura della mia infanzia, della mia adolescenza e le aveva ridotte in briciole. Quelle mie e di Scarlett le aveva addirittura bruciate.>> Abbassa la testa, quasi a nascondere i sentimenti, ma sono più svelta di lui e riporto il suo volto di fronte al mio, mentre con il pollice asciugo una piccola lacrima salata fuggita dal suo autocontrollo.

<<Sapeva quanto tenessi a quelle foto. Lo sapeva benissimo.
Odiava l'idea di avere dei confini. Io l'amavo e non accettavo il fatto che andasse a letto con altri, ma a lei non andava bene.
Voleva me, voleva loro e voleva tutto il resto. Lei doveva averlo a tutti i costi, anche a costo di rovinare la vita delle persone attorno a lei.>> Mormora passandosi distrattamemte l'indice su alcuni tatuaggi sopra alla sua mano sinistra.

OCEANO NEI SUOI OCCHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora