Le mani mi tremano e le gambe sembrano non riuscire a reggere il peso del mio corpo.
L'ospedale di Los Angeles mi ha appena chiamata, comunicandomi la morte di mia nonna.
Tutto attorno a me è gelido, opaco e grigio.
Mi gira la testa e non riesco a respirare. Sto per annegare nelle mie stesse lacrime.Oggi è il tre di settembre e sono le cinque e ventidue del mattino.
Mia nonna è morta ed io non le ho detto addio.
Non l'ho abbracciata, non l'ho rassicurata.
Non so nemmeno cosa le sia successo, ma è accaduto tutto troppo in fretta.
La voce della signora dall'altro campo del telefono sembrava compassionevole, pareva volesse empatizzare con me.Ma come può provare empatia per me, se nemmeno io conosco il caos di terribili emozioni che sto provando?
Sono sola, nell'appartamento che ha ancora il suo profumo.
Odora del dolce aroma di gelsomini e miele.
Vorrei solo abbracciarla un altra volta, sentire se lui morbide braccia stringermi e farmi sentire a casa.
Vorrei guardarla negli occhi un'ultima volta.
Sentire la voce o la sua risata.
Sono un altro momento.Devo andare all'ospedale, organizzare il funerale, capire cosa è successo... Devo fare tutto così tremendamente da sola.
Ho appena compito diciotto anni e l'unica donna che sia mai stata la mia famiglia è morta. Non posso sopportare tutto questo. Non da sola.Mi avvicino alla porta d'ingresso di Stephen e suono in campanello.
Premo il piccolo tasto con delicatezza, intimorita da ciò che dovrò dire senza crollare e allo stesso tempo dispiaciuta per essere di nuovo qui a disturbarlo con i miei problemi.<<Ma che diavolo?>> Borbotta venendo ad aprirmi.
Faccio per aprire bocca, ma non succede nulla.
Non riesco a pronunciare quelle parole, forse perché nella mia mente fino a che non avrò detto quella frase tutto ciò non sarà mai successo.<<Ei, ei piccola vieni qui.>> Sussurra trascinandomi a sé.
<<Lei è morta.>> Sussurro quasi a non voler che quelle parole si trasformo in realtà.
Non voglio crederci.
<<Cosa? Chi?>> Domanda lui stringendomi le spalle con le mani.
Mi guarda negli occhi, in attesa di una risposta.
<<Devo andare all'ospedale ora.>> Continuo senza fare il suo nome.
È solo un incubo, un terribile incubo.
Lui sembra per un'istante capirmi al volo. Sa che parlo di lei.
<<Ti porto io. Maddi ti porto io.>> Mi rassicura entrando in casa sua per infilarsi i primi vestiti che trova.
Io resto immobile a guardare il suo appartamento dall'esterno.
Non riesco a muovere alcun muscolo. Tutto in me è diventato di pietra.
Stephen mi prende per mano fino a quando arriviamo alla sua auto.
Non appena ci sediamo sui comodi sedili in pelle non esita un secondo a posare di nuovo la sua grande mano colorata d'inchiostro nero sulla mia.
La stringe come se cercasse di assorbire il mio dolore e la mia parte egoista spero davvero possa funzionare. Questo dolore non smette di bruciarmi dentro.<<Andiamo, coraggio.>> Propone aiutandomi a scendere.
Lo seguo tra i bianchi e tristi corridoi dell'ospedale.
Ci sono medici ovunque che corrono avanti indietro.Tutto attorno a me continua a scorrere quando io vorrei solo fermarmi e spegnere tutto.
Le luci, i colori, i rumori.
Vorrei spegnerli e basta.Arriviamo da un'infermiera che resta impassibile seduta dietro alla sua scrivania.
<<Vorremo sapere cosa è successo a Emery Clarke.>> Esordisce educatamente Stephen.
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OCEANO NEI SUOI OCCHI
RomanceLa storia di un amore proibito, passionale e travolgente. Due anime simili in lotta contro loro stesse. Due menti che si attraggono. Due corpi che si appartengono. Questa è la storia tra l'affascinante e temerario ventisettenne Stephen e la coraggi...