48 Veleno

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Mi guardo attorno, alla ricerca di un punto fermo su cui concentrare tutti i miei pensieri.
Sono seduta su un grande letto nella camera degli ospiti di Tyler. Riconosco i suoi gusti in ogni angolo dello stanza, eppure mi sembra tutto così estraneo.
Le pareti sono bianche, quella ai piedi del letto però è in pietra, al centro della quale è incastonato un enorme specchio.
Alla mia destra c'è un grande armadio in legno chiaro, abbinato ai comodini ai lati del letto.
Le lenzuola con le quali mi copro il corpo, nudo senza Stephen, sono beige e i cuscini bianchi.
Tutto trasmette freddezza ed eleganza. Tutto mi ricorda Tyler.
Mi manca il comodo letto di Stephen. Potevo odorare il suo profumo in ogni centimetro delle lenzuola, dei copricuscini.
Mi manca il profumo dolce delle sue candele preferite. Cocco e vaniglia.
Mi manca osservare i suoi tatuaggi illuminati dal plenilunio.
Mi manca il suo copro vicino al mio. Senza di lui non posso dormire.

<<Tyler?>> Domando cercando di non fare troppo rumore.

Sono arrivata fino alla sua stanza nella speranza di potermi consolare tra le sue braccia. Un gesto egoista e codardo, ma ne ho bisogno.

Mi guarda stropicciandosi gli occhi.

<<Maddi? Sei ancora sveglia?>> Mi domanda facendomi posto accanto a lui.

Solleva le calde coperte scure ed io io ci sgattaiolo sotto.

<<Non riesco ad addormentarmi.>> Confesso osservando il soffitto.

<<Vieni qui.>> Mi consola tirandomi verso di lui.

La mia schiena è contro il suo addome, mentre con un braccio mi cinge il fianco.
Il suo respiro rimbalza sul mio collo, dandomi un leggero sollievo.
Avevo bisogno di sentirmi protetta di nuovo.
Stephen ha distrutto la corazza che mi ero costruita. Ero finalmente riuscita ad edificare delle mura per proteggermi da ciò che incombeva nella mia vita.
Avevo superato l'abbandono di mio padre, che da sempre ha costituito un grande vuoto in me.
Mi ha portata a d'avere problemi di fiducia, non riuscivo ad avere amici a causa delle paranoie. Dopo tutti quegli anni ero finalmente riuscita a diventare forte, facendo ricorso solo a me stessa, ma da quando lui si è insinuato nella mia vita e nella mia quotidianità tutto si è distrutto.
Avevo abbattuto le mura per ricostruire dandomi forza con lui.
La mia ancora.
Ho messo tutto nelle sue mani.
La mia vita, le mie emozioni, le mie paure, tutto.
Gli ho dato in mano il potere di rendermi felice e allo stesso tempo quello di distruggermi.

-

Mi risveglio a fatica grazie alla luce del sole che entra sfuggente dalla piccola finestra al lato del letto.
Noto che Tyler non sta più dormendo, ma non so che ore siano.
Devo aver lasciato il telefono nell'altra stanza.
Mi alzo controvoglia. Non posso restare tutto il giorno stesa sul letto di Tyler.
Devo cercare la forza di restare in piedi.
Mi affaccio alla finestra spalancata, dalla quale entra un freddo vento.
Indosso una giacca di Tyler per chiudere la finestra, attenta a non combinare qualche guaio.
Osservo qualche secondo il panorama di fronte a me.
Le strade sono stranamente deserte, dev'essere ancora presto la vita di Los Angeles.
Noto un dettaglio che mi procura una profonda ferita al petto.
L'auto di Stephen è parcheggiata proprio di fronte al vialetto.
Corro verso il piano di sotto, credendo di trovarlo insieme a Tyler, ma mi sbaglio.

<<Buongiorno Maddison.>> Mi saluta Tyler mentre sorseggia un caffè con il telefono in mano.

<<C-ciao.>> Balbetto osservando il suo petto nudo.

Gli addominali s'intravvedono sotto alla pelle chiara, ma non in modo esagerato.

<<Ti sta bene quella giacca.>> Commenta poi indicandomi.

OCEANO NEI SUOI OCCHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora