45 Rimorso

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Mi risveglio guardardandomi attorno tutta attonita.
Dopo ciò che è successo con Tyler io e Stephen abbiamo deciso di ricominciare da capo.
Il nostro rapporto stava diventando tutto troppo tossico e da un certo lato, sembrava stessimo cercando di far funzionare le cose nonostante fossero destinate a finire.
Non è così che è stata scritta la nostra storia, me lo sento.
Lo so perché ogni volta che lo guardo provo le stesse emozioni della prima volta in cui l'ho incontrato.
Bello e scontroso. Attraente ma impenetrabile.
So che la nostra storia è vera perché quando facciamo l'amore, la passione che c'è tra di noi non si affievolisce mai. Ogni volta è migliore della precedente.

Osservo la mano del mio ragazzo posarsi sulla mia coscia dopo aver cambiato la marcia.
Mi sta accompagnando all'ospedale un'ultima volta, per farmi togliere i punti e riportare Mitch a casa.
Non sappiamo ancora cosa fare con lui.
Vorrei dargli una mano, ma allo stesso tempo so che se dovessi abbassare la guarda lui ne approfitterebe per colpirmi.
È sempre stato il migliore a ferirmi.

<<Forse dovrei chiedere un consiglio a mia madre...>> Penso ad alta voce accarezzando la rosa tatuata sulla mano di Stephen.

<<Le daresti preoccupazioni in più inutili. Te l'ho detto, lo mandiamo in un centro di disintossicazione.>> Esordisce lui, chiaro come l'acqua.

Non capisce, mi padre non vuole esser e curato dalle sue dipendenze.
Lui ha scelto di morire per esse.

<<Non funzionerebbe.>> Borbotto brusca accendendo la radio.

<<Lo risolveremo insieme. Prima però preferisco pensare a te.>> Mormora portandosi la mia mano sulla labbra e lasciarci un bacio svelto sopra.

Sorrido istintivamente senza nascondermi.
Ora sta finalmente tornando tutto come all'inizio tra me e lui.
La chiave era tagliare i ponti con Tyler.
Non lo sento da ben otto giorni dopo l'accaduto.
Ogni volta che ripenso a quel bacio mi torna il mente il suo profumo e la sua barba corta.
Quel ricordo, per,  fa sfociare in me un senso di nausea. Odio me stessa per averlo fatto e non me lo perdonerò mai.

<<Eccoci arrivati.>> Esordisce Stephen piombando fuori dall'auto.

Sembra sia entusiasta di me all'idea di togliermi finalmente questi punti.
Arriviamo dalla dottoressa e nel giro di pochi minuti inizia a togliermi i punti.

<<Mitch Harris, è felice di tornare a casa?>> Gli domanda un infemriere.

Mi padre lo guarda storto ed inizia a zoppicare verso di noi.

<<Mi serve una birra.>> Borbotta appoggiandosi alla spalla di Stephen, che non sembra affatto intenzionato a dargli una mano.

<<Mitch se continua così morirà nel giro di qualche anno. La cirrosi epatica le sta distruggendo il fegato. Deve eliminare l'alcol una volta per tutte.>> Gli raccomanda l'infermiere, porgendomi il suo fascicolo medico.

Cirrosi epatica? Da quanto? Guardo mio padre, che abbassa lo sguardo per sviare il discorso.
Sapevo che sarebbe stata la sua fine, ma sentirmelo dire ha tutt'altro effetto.
Mio padre sta morendo ed io non posso fare niente per salvarlo.

Mi incammino verso l'auto di Stephen a passo deciso.
Mitch non può uccidersi in questo modo.
Sono sua figlia e abbiamo lo stesso sangue. Noi non molliamo.

<<No Mitch. Tu non vieni con noi.>> Gli sbatto il fascicolo sul petto, lasciando tutti sorpresi.

Stephen mi guarda interrogativo, mentre Mitch spalanca la bocca.

<<Non vuoi il nostro aiuto. Vai, cerca qualche pub dove affogare i tuoi dispiaceri.>> Esclamo con totale indifferenza aprendo lo sportello dell'auto.

<<Non puoi abbandonarmi. Sono tuo padre!>> Urla lui facendo caderebil fascicolo a terra.

<<Tu l'hai abbandonata quando era una bambina!>> Mi difende Stephen alzando a sua volta il tono della voce.

Mi avvicino a lui per calmarlo. Non devo far sentire in colpa Mitch, o finirà per lasciarsi abbindolare dal piacere delle droghe e dell'alcol di nuovo.
Il mio obiettivo è quello di spronarlo a rigare dritto utilizzando la psicologia inversa.
Ho perso ogni battaglia contro di lui, questa è la mia ultima idea.

<<Fai ciò che credi migliore Mitch. Ricordati che fino alla fine del mese quell'appartamento è ancora tuo se scegli di fare la cosa giusta.>> Esordisco entrando in auto.

Stephen mi segue, mentre Mitch rimane lì, impalato, a fissare l'auto che fugge via.
Mi si spezza il cuore ad abbandonarlo.

<<Hai visto il suo sguardo? Era ferito.>> Mormoro guardandolo dallo specchietto del retro visore.

Stephen mi lancia un'occhiata veloce.

<<La psicologia inversa non funziona con gli uomini. Noi non capiamo questi giochi.>> Mi informa sbuffando.

<<Tu però l'hai capito.>> Mormoro io intrecciando le dita alle sue.

<<Perchè io ti conosco Maddy.>> Mi canzona baciandomi di nuovo la mano.

La tiene sulle sue labbra per qualche secondo, prima di lasciarla cadere sulle mie cosce, senza staccare le dita dalle mie.
Forse dovrei tornare indietro prima che sia troppo tardi.

<<Stephen torniamo indietro e trasciniamolo in una centro di riabilitazione.>> Esordisco.

Senza obiettare Steohen gira l'auto per tornare all'ospedale.
Quando arriviamo troviamo Mitch seduto a terra, nel freddo dell'inverno, mentre tiene tra le mani il suo fascicolo.

<<Sali Mitch!>> Esclamo abbassando il finestrino.

Lui non se lo fa ripetere e sale in fretta e furia.

<<Siete tornati...>> Mormora tremando a causa del freddo.

<<Ti portiamo in un centro di riabilitazione. Non vogli sentire obbiezioni o altro->>

<<Va bene.>> Mi interrompe lui in completa calma.

Mi volto per guardarlo negli occhi, credendo di aver capito male.
Sta accettando il mio aiuto?

<<Ma solo se mi lasciano fumare.>> Ironizza lui accennando una risata.

Guardo Stephen senza trattenere un sorriso.
Non credevo che sarebbe mai arrivato questo giorno.
Mio padre che accetta il mio aiuto e che si impegna a guarire dalla sua malattia delle dipendenze.
Non so se sia un sogno, potrei svegliarmi a momenti e comprendere che è stato solo frutto della mia immaginazione, oppure potrebbe essere vero ma durare solo qualche ora.
L'unica cosa a cui voglio pensare ora è il presente. Ora lui ha scelto di cambiare. Molto probabilmente è solo per la paura di morire, ma una parte di me, sepolta nella profondità della mia anima, spera che sia anche per me.

Arriviamo al centro di riabilitazione per compilare una decina di moduli e, grazie al contributo economico di Stephen, riusciamo ad inserire immediatamente mio padre nell'istituto.

<<Stephen, giuro che prima o poi ti restituirò tutti i soldi spesi per mio padre. A te e a Tyler.>>

Mi zittisco appena mi rendo conto di cui che ho detto. Ho nominato di nuovo Tyler.

<<Puoi dirlo il suo nome. Non è un peccato.>> Mi tranquillizza posandomi un bacio attorno alle spalle.

<<Non devi restituirci niente.>> Esclama poi, notando che non ho aperto bocca.

Dire il suo nome mi mette in soggezione. Mi riporta alla mente quell'istante e mi ha provare vergogna e rimorso.
Vorrei che non fosse mai successo. Vorrei che Tyler si fosse comportato sempre da stronzo narcisista.
Vorrei non aver mai conosciuto il suo lato più umano.
Sarebbe stato tutto più facile se dopo quella sera in discoteca non ci fossimo più rivisti.
Anzi, non sarei dovuta andare a casa sua quella sera in cui mi ha parlato di lui e della sua storia.
Se solo non avessi permesso all'empatia di impadronirsi di me, non mi sarei mai posta così vicina a lui. Non avrei cercato di nè comprenderlo nè di consolarlo.
Se potessi tornare indietro, giuro che cancellerei ogni istante passato con Tyler. Non mi importa dei momenti belli se per quelli brutti ho rischiato di perdere Stephen.

OCEANO NEI SUOI OCCHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora