13 Ti porto fuori a cena

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<<Ciao, Stephen, che piacere vederti. Accomodati.>>

Sento la voce di mia nonna dal soggiorno, così mi catapulto lì in un batter d'occhio.

<<Stephen?>> Domando vedendolo vestito di tutto punto.

<<Non sei ancora pronta?>> Domanda infilando una mano nella tasca dei pantaloni.

Indossa un completo elegante scuro, con una camicia bianca e delle sneakers.
È l'unico uomo al mondo in grado di abbinare sneakers e smoking, ma tutto gli sta divinamente.
Cazzo, sembra proprio un dio greco.
La mandibola pronunciata, le spalle grosse e i muscoli scolpiti in grado di conquistare anche la più temeraria delle ragazze.
E il suo profumo.
Così intenso, così eccitante. Così Stephen...

<<Non ci credo che te ne sei scordata, avevo detto che ti volevo portare fuori a cena questa sera.>> Esclama sfoggiando un sorriso perfetto.

Questo ragazzo mi farà uscire di testa.
Il suo bipolarismo mi manda in crisi.

<<Cosa? Maddison, coraggio fai in fretta. Nel frattempo caro, vieni, ho trovato delle vecchie foto di Maddison!>> Esordisce mia nonna trascinandolo in cucina.

Li guardo attonita.

<<Nonna, no!>> Sbotto cercando di raggiungerli, ma lei mi posa le mani sulle spalle, spingendomi nella direzione opposta.

Inizio a correre. Cosa devo mettere?
Lui è vestito elegante, ma è sempre vestito così.
In che posto dobbiamo andare e per quale motivo è piombato qui dicendo di volermi portare fuori a cena?

Tra crisi isteriche e imprecazioni, scelgo finalmente un abito.

È un vestito corto in raso, color albicocca, con la scollatura incrociata sul davanti e che mi lascia completamente scoperta la schiena.
È elegante, ma non eccessivo.
Abbinato ad un paio di tacchi a spillo fatti a sandalo eleganti, dello stesso colore del vestito.
Mi avvicino allo specchio per truccarmi.
Decido di optare per un trucco veloce, sono già in ritardo.
Traccio due linee di eyeliner fine, con il mascara per intensificare lo sguardo.
Un rossetto nude e un po' di illuminante.
Mi sciolgo la coda, lasciando scorrere i miei lunghi capelli mossi lungo alla schiena.

<<Come sto? È troppo? Vado a cambiarmi.>> Esclamo tutto d'un fiato. Cerco di fare retro marcia ma Stephen mi ferma.

<<Stai benissimo. Sei perfetta.>> Sussurra.

Sorrido, immaginando che mia nonna non sia accanto a lui con in mano una foto del mio primo bagnetto.

<<Cari, potete raccontarmi da Paul? Non abita lontano da qui.>> Ci domanda mia nonna.

<<Certamente Emery, è un piacere.>> Acconsente Stephen sorridendole.

<<Grazie, domani è il suo compleanno e voglio preparargli un buon pranzo con i fiocchi. Vado a prendere la giacca.>> Afferma allontanandosi.

<<Cosa ci fai qui?>> Domando approfittando dell'attimo di pace.

<<Che avevi fatto in questa foto?>>Domanda mostrandomi una foto di quando avevo all'incirca sette o otto anni.

Ero in lacrime, bagnata fradicia.

<<Mio padre si era dimenticato di venirmi a prendere e mi sono fatta la strada da scuola a casa a piedi sotto la pioggia. Ora rispondi alla mia domanda.>> Sbotto prendendogli il pezzo di carta dalle mani.

<<Non voglio lasciarti andare. Ricominciamo da capo. Io non sono solo un ventisette con problemi di rabbia e tu non sei solo un diciasette con problemi con la figura paterna. Diamoci una possibilità.>> Propone porgendomi il gomito.

OCEANO NEI SUOI OCCHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora