55 Minacce

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Un profumo dolce di pancake appena fatti mi regala il buongiorno.
Osservo l'ora dallo schermo del mio cellulare. Sono le otto e mezza.
Mi stropiccio gli occhi e scendo dal letto.
Voglio correre da Stephen per urlargli contro che non può sparire nel nulla.
Non può lasciarmi così.

<<Era difficile mandarmi un messaggio?>> Domando incrociando le braccia al petto.

Osservo la schiena muscolosa di Stephen, i tatuaggi traspaiono dal tessuto bianco della maglia.
Appena avverte la mia voce si gira nella mia direzione.

<<Mi dispiace Maddison. Ero arrabbiato con te e allo stesso tempo ero preoccupato per Scarlett.>> Mi spiega spegnendo i fornelli.

Rimango immobile, posata con la spalla allo stipite della porta.
Non ribatto e mi limito a osservarlo.
Ha uno sguardo strano. Mi nasconde qualcosa.
I suoi occhi tentennano quando mi guardano. Si sente tremendamente in colpa.

<<Avrei dovuto darti ascolto comunque.>> Esordisco ammettendo le mie colpe.

Volevo solo infastidirlo e comportarmi da ragazzina. Ho ricevuto ciò che meritavo. Sapevo che Arthur non era un vero uomo.

Stephen aggrotta la fronte alzando le sopracciglia.

<<Arthur.>> Spiego avvicinandomi a lui.

Mi basterebbero cinque secondi tra le sue braccia per scordare quella sensazione di inferiorità e debolezza che mi ha tormentata tutta la notte.

<<Che cosa ha fatto?>> Domanda Stephen prendendomi il mento con la mano.

Non voglio dirgli che mi ha minacciata mettendo in mezzo lui. Sono certa che lo ucciderebbe.
Mi limito a scuotere la testa e posare la testa sul suo petto mentre gli cingo la vita con le braccia.

<<Scarlett sta bene?>> Domando cercando di sviare il discorso.

<<Si sta meglio>> Esclama sciogliendosi dall'abbraccio.

<<Ti ho fatto i pancake.>> Cambia discorso mostrandomi la colazione.

<<Cosa devi farti perdonare?>> Domando io appoggiandomi al tavolo con le mani.

<<Niente. Volevo solo prepararti la colazione.>> Esordisce dandomi un bacio svelto sulla punta del naso.

Vengo distratta da delle voci provenienti dal corridoio.
Alzo la testa e come una saetta schizzo fuori dall'appartamento.
Il proprietario sta mostrando l'appartamento di Emery a una coppia, entrambi sulla quarantina d'anni.

<<Maddison, che fai?>> Sbotta Stephen guardando le mie gambe nude.

<<È mio quel appartamento. Tra pochi giorni avrò il mio stipendio e potrò permettermi l'affitto.>> Sbotto avvicinandomi alla porta in legno dell'appartamento.

Poso la mano sulla maniglia fredda e degli strani brividi mi percorrono la schiena.
Mi torna alla mente la risata di mia nonna. Il suo profumo dolce.
Ma i ricordi felici sono annebbiati da quelli tristi. Posso vedere il sangue di mio padre scorrermi tra le dita.

<<Stephen...>> Lo chiamo immobile.

Lui si avvicina a me e mi abbraccia, facendomi allontanare.

<<Va tutto bene Maddi.>> mi tranquillizza baciandomi la fronte.

L'ultimo ricordo che ho lì dentro è il corpo di mio padre immerso nel sangue e quella pazza che tenta di uccidermi.

Il proprietario del palazzo esce insieme ai possibili acquirenti.

<<Posso pagare l'affitto. Rivoglio l'appartamento.>> Esordisco guardando l'uomo dritto negli occhi.

OCEANO NEI SUOI OCCHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora