59 Cos'è l'amore?

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<<Ti ha baciata, lui ti ha baciata!>> Urla Stephen sbattendo la porta alle sue spalle.

Per tutto il tragitto non ha fatto altro che ripeterlo.
Ad ogni respiro la sua voce si trasformava di più in qualcosa di pericoloso.
Mi spaventa da morire.
Lui nella sua grande e potente figura, nasconde un mostro difficile da domare.
Nasconde un mostro imprevedibile, irascibile.
Stephen lotta ogni giorno contro quel mostro, ma le catene che lo tengono in gabbia sembrano non essere abbastanza resistenti.

<<E tu l'hai lasciato fare?>> Mi domanda afferrandomi il polso.

Mi divincolo dalla sua presa correndo verso il bagno.
Mi chiudo a chiave e cado a terra, in preda ad un uragano di emozioni.
Ho paura di perdere tutto.
Ho la consapevolezza di non avere niente.
Le urla di Stephen aumentano come aumentano i pugni contro la porta.
Mi copro gli occhi con le mani per cercare di scappare dalla realtà.

<<Basta!>> Urlo a squarciagola.

Cala il silenzio e nella quiete aria di tempesta, si può sentire solo il mio pianto esasperato.
Ora i vicini sapranno cosa si cela dietro a queste mura.
Amore. Rabbia. Odio e passione.
Tutto in una sola coppia, tutto racchiuso in quattro mura.

<<Maddison aprimi.>> Mi prega dall'altra parte della porta, ma io scuoto la testa, come se potesse vedermi.

Sono immersa nelle mie lacrime, tanto da sentire le guance bruciare.

<<Vattene, ti prego...>> Mormoro sperando che ascolti le mie preghiere.

<<Ti aspetto qui.>> Risponde posandosi dall'altra parte del muro.

Avverto il rumore del suo corpo scontrarsi con il cartongesso.
Chiudo gli occhi, scavando nei ricordi per trovare un solo momento felice insieme a mio padre.

Era il primo giorno delle elementare. Indossavo un grembiulino blu e delle eleganti ballerine bianche.
Mia madre mi aveva fatto due lunghe trecce per raccogliermi i capelli sbarazzini.
Ricordo il profumo dell'aria, il calore del sole.
Ero elettrizzata all'idea di farmi nuovi amici, iniziare la scuola e crescere.
Era il momento della ricreazione.
Quella mattina mia madre era in ritardo, così me la preparò mio padre.
Mi mise nello zaino un pezzo di pane vecchio e una lattina di birra.
Avevo sei anni.
I miei compagni usarono quella lattina per lanciarmela addosso, procurandomi un grosso bernoccolo.
Al mio ritorno a casa mio padre mi costrinse a dirgli i nomi di chi mi aveva fatto ciò.
La sera stesse andò a casa di ognuno di loro e insieme ad alcuni amici, picchiarono i loro padri.

Non si può definire un ricordo felice, ma è il primo ricordo che mi sale alla mente che non coinvolga insulti, sberle o vomito.
Mitch non è un padre presente, non lo è mai stato.
Non è un uomo affidabile nè tantomento responsabile.
Non credo nemmeno possa definirsi un padre, ma so che ha sempre cercato di difendermi.
Alle elementari, quando quegli spacciatori mi avevano puntato un coltello alla gola e anche quando Jenna voleva ucciderci.
Mitch non mi ha mai dimostrato il suo amore, ma nonostante ciò ho sempre creduto che una piccola parte di lui tenesse a me.
È stata proprio questa consapevolezza ad uccidermi. Ho passato anni nella speranza che quella piccola parte potesse crescere, invece è stata sepolta più profondamente.

Chiudo gli occhi e tra le lacrime mi addormento posandomi al bordo della vasca.

<<L'hai fatto per Mitch?>> Mi domanda Daniel disinfettandomi le nocche della mano.

Annuisco senza emettere un suono.
Mitch è tornato dopo mesi, prendendo i miei risparmi e i gioielli della mamma.
Quando l'ho visto uscire mi sono fiondata su di lui e ci siamo picchiati.
Lui mi tirava i capelli e mi tirava calci allo stomaco, mentre io cercavo in tutti i modi di colpirgli il volto con un pugno.

<<Ci trasferiremo insieme in Finlandia. Quello è il Paese più felice al mondo.>> Mi promette Daniel baciandomi la fronte.

Non esiste un posto felice se il dolore è dentro di noi. Lui ci seguirà sempre.

Mi sveglio confusa.
Era un ricordo, non un sogno. Avevo quattordic'anni all'epoca. Mio padre era scappato di casa per poi tornare a rubare e spendere tutto in droga e alcool.
È stato il momento in cui ho realizzato che non esiste l'amore.
Credevo che se un padre non riusciva ad amare la propria figlia, come poteva una persona amare qualcuno che non aveva nemmeno il suo stesso sangue?
Solo dopo anni ho trovato la risposta alla mia domanda e lo devo alla persona dietro a questa parete.
Guardo la porta ai miei piedi e mi alzo, intenta a raggiungere Stephen.
Lo trovo seduto a terra, con le braccia conserte, la schiena e la testa posate al muro.

<<Sono stato cattivo con te.>> Mormora sentendomi uscire dal bagno.

Mi siedo accocolandomi a lui.

<<Non è il sangue a definire l'amore, ma i sentimenti che scorrono dentro di esso.>> Sussurro guardandolo negli occhi.

Mi osserva visibilmente confuso. Non può capire di cosa sto parlando, ma non ce n'è bisogno.
Mi basta averlo qui, di fronte a me, con i suoi occhi dolci e profondi. I suoi divini lineamenti pronunciati e i suoi tatuaggi, che raccontano la sua storia.

-

<<Credo che i vicini ci denunceranno dopo ieri sera.>> Afferma Stephen preparando la colazione.

Mi affianco a lui, aiutandolo ai fornelli.

<<Andiamocene via. Io e te, visitiamo il mondo.>> Propongo versandomi del succo.

Stephen mi guarda dubbioso.

<<Vuoi lasciare tutto?>> Mi domanda spegnendo i fornelli e avvicinandosi a me.

Mi posa le mani sui fianchi, facendomi avvicinare lui.

<<Io non ho nient'altro.>> Spiego posando le mani dietro al suo collo.

Mi prende in braccio con falicità e si avvia verso la camera da letto.
Ogni nostro discorso si conclude sempre nello stesso modo.
Io e lui nudi, spogli dalle nostre paure e dai nostri mostri.

<<Partiamo domani. Io scelgo la prima tappa.>> Esclama sbottonandomi la camicia.

Osservo i suoi occhi posarsi sulle sui miei.
È pronto ad abbandonare tutto per il nostro amore.
Per me.

<<Lasceresti tutto?>> Domando lasciando cadere la camicia che mi separava dalla completa nudità.

Ci stendiamo sul grande materasso soffice.

<<Io ho tutto ciò che una persona potrebbe mai sognare. Soldi, fascino, buone conoscenze, un lavoro in cui posso fare ciò che mi pare! Ma ciò che più ha importanza per me sei tu, Maddison.
Mi sei entrata dentro. Sei nella mia mente, nell'anima, nelle mie ossa.
Sei ovunque.>> Confessa spogliandosi da ogni barriera.

Ogni muro imponente e a prova di chiunque, è crollato.
Mi sta dando il permesso di leggergli il cuore, lo spirito, e credo non esista amore più vero.

Spazio d'autrice:
Eccoci al penultimo capitolo!

Chissà se nell'ultimo riusciranno a trovare la pace o se qualcosa (o qualcuno) si metterà tra di loro rovinando una volta per tutte la loro storia.

💘 Grazie mille a tutte/i per il supporto💘

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