Chapter 11

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"Non ci riesco, non ci riesco" si levò di scatto da me e cominciò a tenersi la testa tra le mani "perché non ci riesco?" gridò coprendosi gli occhi e cominciò a respirare faticosamente, poi notai le sue mani posarsi sul petto e stringerlo.
In questo momento non sapevo di preciso cosa fare, mi sembrava un attacco di panico, visto che io ne soffrivo per la morte di mio padre e per altre cose che solo mio fratello conosceva. "Fa male, fa tutto male, va" urlava tirandosi i capelli "va sempre tutto male, non va mai niente bene" farneticava e le lacrime cominciarono a rigargli le guance.

"Rafe" mi avvinai a lui che si era seduto sul letto "stai calmo" gli presi il viso e i suoi occhi gonfi e rossi non stavano fermi, fino a che non arrivò al limite e lo bloccai con un abbraccio. Era la prima volta che gliene davo uno e forse anche la prima volta che sentivo di essere in dovere a stargli vicino, cautamente sentì il suo viso poggiarsi sulla mia pancia e le sue mani stringere i miei fianchi, dove ci piantava al suo interno le unghie, come per paura che me ne andassi.

Cominciai ad accarezzargli i capelli per tranquillizzarlo e sentì il suo fiato farsi più regolare, stabilizzarsi quasi. "Gaia" mi strinse la presa sul bacino e abbassai lo sguardo verso di lui "fai una parola di questa cosa e giuro che ti uccido!" mi ordinò come se io dovessi avere paura di lui. "Bla bla bla! Rafe sei così noioso" lo stuzzicai solo per ricordargli che alla fin fine il nostro odio non era del tutto sparito.

"Rafe" ci distrasse dai nostri pensieri Sarah, evidentemente era arrivata a casa e non mi aveva trovata. Lo guardai in cerca di qualche via di fuga, ma evidentemente non ce n'erano, visto che ci trovavamo ai piani superiori e sicuramente non sarei potuta uscire dalla finestra "sotto il letto!" sussurrò velocemente e mi aiutò a nascondermi.
"Hai visto Gaia?" chiese spalancando la porta sua sorella. "No! Cosa dovrebbe importarmene di una come lei?!" sbraitò sembrando lo stesso Rafe di sempre, se un minuto prima provavo pena per lui ora avrei voluto uscire allo scoperto e andarmene.
"Trattala meglio quella ragazza, è veramente fantastica!" sentì dire Sarah prima di uscire definitivamente dalla sua stanza.

"Me ne vado anche io" bisbigliai mentre mi alzavo in piedi e sentì una mano porgersi per aiutarmi "mi spiace che tu soffra in questo modo" mi confidai prima di uscire e fermandomi di fronte alla porta, a riflettere, su tutto quello che era accaduto. "Te ne vuoi uscire?" sbottò dandomi una spinta e mi voltai di scatto, facendo comunque qualche passo all'indietro "rimani lo stesso stronzo di sempre, vaffanculo" richiusi la porta e mi portai da Sarah.

"Dov'è la mia kook preferita?" esclamai facendo irruzione nella sua stanza e si precipitò ad abbracciarmi, doveva ancora vedermi dall'estate scorsa, o meglio: dovevamo ancora riuscir a parlarci, visto che nessuno dei Pogues sapeva della nostra segreta amicizia, non lo avrebbero accettato.
"Allora che mi racconti?" chiesi distendendomi nel suo letto "per cominciare tu sei invitata ad una festa che si terrà qua fra due giorni!" quella frase mi fece venire qualche dubbio, visto che a quella festa ci saranno stati tutti i ricchi, feci per controbattere, ma venni zittita da lei stessa "tu ci verrai senza scuse" rimase in silenzio per qualche secondo e poi riprese a parlare "comunque sai mio fratello..." io annuì così che continuasse con il suo discorso "sta diventando sempre più strano, non so se ti è capitato di vederlo in questi giorni da quando sei tornata"

"Si" mi schiarì la gola perché ero stata troppo frenetica nel rispondere "ci siamo incontrati e come sempre abbiamo litigato, ma non ho notato un suo comportamento diverso, che cosa intendevi con il fatto che po vedi strano?" sicuramente non potevo raccontargli di quello che ci era successo in camera, dove stranamente di fronte a me aveva avuto un attacco di panico. "Ha tratti da psicopatico non vedi come guarda le persone? Come si comporta? Ha molti scleri dove urla addosso a chiunque e non ha paura di usare la forza!" pronunciò tutto di un fiato come se gli dispiacesse, ma in realtà loro due non si erano mai sopportati e lo diceva solo perché era spaventata da quello che gli avrebbe potuto fare.
"Sarah stai tranquilla è pur sempre Rafe" accennai un sorriso e poi provai a cambiare discorso "comunque...dimmi un po' di te e Topper!" la incitai a raccontarmi di loro due.

"Ci stiamo frequentando e le cose sembrano andar bene, è un po' particolare come ragazzo, soprattutto perché è amico di Rafe, quindi non so come dirlo, ma chi è amico suo deve essere molto particolare" si confidò come dispiaciuta del fatto che fossero amici, ma sinceramente non ero del tutto d'accordo della sua affermazione, alla fin fine Topper era come Rafe, due coglioni che si erano sempre presi gioco di noi Pogues, che mi avevano presa in giro fin da piccola, facendomi passare ogni istante della mia vita un inferno.

"A parer mio non sono poi tanto di..." non terminai di parlare che mi squillò il telefono, era Jj.
"Gaia dove cazzo sei?" mi chiese appena risposi, senza neanche darmi il tempo di capire. "Sono fuori" non avrei potuto dirgli che mi trovavo dai Cameron.
"Vieni a casa mia subito!" mi ordinò, ma nell'ascoltare la sua voce avevo capito che non era tutto apposto "Jj ma cosa sta succedendo?" domandai un po' spiazzata dal suo comportamento così agitato.

Dovetti salutare Sarah per tornare dai miei amici, ma la rassicurai che alla festa a casa sua non sarei mancata.
Percorsi la scalinata e arrivai al cortile dove fortunatamente non trovai nessun Kook, se non quello della famiglia seduto in veranda sulle sedie che continuava a scuotere la testa avanti e indietro. Riuscì a scorgere la polvere bianca deposta sul tavolino, non gli era ancora chiaro che farsi di cocaina non lo aiutava.

"Si può sapere che problemi hai?!" sbattei violentemente una mano sul tavolo e con l'altra gli tirai violentemente la testa verso l'altro "cosa vuoi?" mi rispose strafottente.
Rimasi in silenzio e con un rapido gesto buttai a terra tutta la droga, in modo che quella non potesse sniffarla. "Prima ho visto come stavi e non mi stupirei se stai così anche per colpa di questa merda" la indicai e poi ripresi a parlare con tono più severo "ora capisco perché tua sorella ha appena detto che sembri uno psicopatico" mi voltai e feci per andarmene, se non fosse stato per la forte tirata di capelli che mi diede, non riuscì nemmeno a chiamare aiuto perché mi tappo la bocca e mi fece girare verso di lui e mi sferrò una sberla in viso.

In quel momento mi chiesi se me la sarei dovuta meritare...

scelta difficile || rafe cameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora