Approdammo a Charleston con la barca, rubata ai Cameron, visto che la nostra era stata distrutta dalla tempesta durante la fuga dalle Outer Banks; dopo aver viaggiato nel mare aperto per diversi giorni, avevamo terminato il carburante e le poche pietanze che ci erano rimaste, dovevamo ad ogni costo procurarci una sosta e rifornirci.
Erano passati tre giorni dall'ultima volta che avevo visto Rafe e d'allora non avevo più spiccicato parola a riguardo, mantenevo uno sguardo serio e costante, nell'impresa di non cedere alle mie emozioni, mentre John B soffriva, non lo avevo mai visto in questo stato ed io non ero di nessun prototipo di aiuto nei suoi confronti, aumentavo solo la malinconia nel nostro rapporto;
"Fa in fretta" incitai John B mentre riempiva le taniche rosse con la benzina dei distributori e mi lanciò un'occhiataccia, facendomi intuire che più veloce di così non era possibile, ma rimanere in bella vista dopo che avevamo rubato un portafoglio per poterci pagare il minimo indispensabile, ovvero cibo e gasolio, non era il meglio che potevamo fare.
Colpivo ripetutamente con il mio piede destro il freddo marciapiede in cui eravamo appostati, in maniera frustrata e agitata. "Smettila" sbottò alquanto infastidito mio fratello, facendomi innervosire a mia volta, "scusami se non mi sento tranquilla" sbuffai portandomi i capelli dietro le orecchie e girai lo sguardo a largo.
"Ei" sentì in lontananza "voi due" a quel appellativo voltai gli occhi in direzione della voce urlante, un brivido mi percorse lungo la schiena facendomi avvampare "venite qua" ci indicò minacciosamente "mi avete rubato i soldi" il mio viso divenne paonazzo e mi irrigidì vergognosa, non era nostra abitudine sottrarre cose altrui.
"John B" afferrai la spalla di mio fratello, scuotendolo e allarmandolo "dobbiamo andarcene" chiusi una tanica in preda al panico e cominciai a correre lungo le strade di Charleston, falcando grandi passi ed espirando profondi respiri.
Sgambettavo senza rendermene conto, la vista offuscata e le orecchie tappate, solo corsa, mai smettere di correre, se la polizia avrebbe scoperto in che pasticcio ci eravamo cacciati per noi sarebbe avvenuta la fine.
"Gaia" mi richiamò mio fratello impugnando il mio polso facendomi salire in questa bicicletta con un rimorchio posteriore, "vai!" gridai sedendomi e incoraggiandolo a pedalare, non avevamo tempo da perdere, l'uomo alto e vestito con uno smoking nero elegante ci era alle calcagna.
John B faceva scorrere le sue gambe lungo i pedali, con una velocità impressionante, entrando in piccole calli dove avremmo potuto seminare gli inseguitori; "attento" urlai vedendo delle figure di fronte a noi, avremmo potuto investirle e provocare altri danni.
Mio fratello frenò di colpo facendomi sobbalzare e mi portai una mano al cuore riprendendo fiato, ma quando alzai lo sguardo notai tre visi conosciuti, fin troppo conosciuti.
"Ragazzi" esclamai riconoscendo i loro volti perplessi quanto il mio, erano Jj, Kiara, Sarah e Pope. Un fascio di immensa e intensa felicità si dissolse nel mio petto, accennando un sorriso clamoroso, i miei amici, o meglio: la mia famiglia.
Mi gettai tra le braccia calorose del mio migliore amico Jj e lo strinsi a me, mentre mio fratello riprendeva a correre nella sua nuova bicicletta, cercando di portarci al salvo tutti e cinque, eravamo di nuovo assieme.
"Vai vai John B" gridò Kia battendogli sulla spalla e nonostante la tragica situazione sorridevo come una disgraziata ai loro volti angelici, avevo rinunciato ai miei amici, alla mia famiglia, ma dopo elevate difficoltà eravamo di nuovo uniti.
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Eravamo riusciti a scappare da Charleston imbarcandoci nella nostra barca e avevamo raggiunto un'isola consigliata dalla spregiudicata Cameron, dovevamo comunque mantenere un'identità nascosta, per quanto mio fratello potesse essere dato per disperso, il suo volto era conosciuto in tutto il mondo."Mi siete mancati" sussurrò Kia avvolgendosi a me e John B, dove poi venimmo accolti da altrettante numerose braccia che ci stringevano ai loro colpi sudati e stanchi, quel calore che non sentivo da troppo tempo, finalmente la felicità e la spensieratezza sarebbero potute tornare a gioire nelle nostre vite.
"Io non capisco" si toccò il petto nervosamente Jj "siete vivi...com'è possibile?" faceva dei profondi respiri, odiavo vederlo così: agitato e spaventato allo stesso tempo, lo conoscevo da così tanto tempo da poter dire che stava avendo un attacco di panico.
"Ei" afferrai il suo viso tra le mie mani "va tutto bene" lo rassicurai accarezzando la sua guancia arrossata "ora siamo qui" aveva subito così tanto Jj, non meritava di aver sopportato tutto questo ed ero estremamente mortificata per il dolore che gli avevamo provocato a lui, come a tutti i nostri amici.
"Siamo venuti ai vostri funerali" sussurrò Pope mentre una lacrima rigava la sua guancia e ci sedemmo attorno al falò, abbassai lo sguardo, sapevo con certezza che c'erano stati i funerali miei e di mio fratello, Rafe aveva sofferto infinitamente per la mia presunta perdita.
"Eravate morti per noi e per il mondo intero" esclamò con un nodo in gola Sarah "voi non c'eravate più" Kia aveva gli occhi lucidi, un senso di colpa pervase il mio petto e mi appoggiai alla spalla di Jj, ascoltando le loro voci tremolanti dal pianto raccontare la perdita che avevano subito, ovvero noi.
"Non meritavate tutto questo" sussurrai osservando la fiamma splendente del fuoco che ardeva "è colpa..." non terminai di parlare che venni bloccata immediatamente: "è colpa di Rafe" sbottò Jj non muovendo un arto "è tutta colpa sua, non vostra" sibilò "ha ucciso lui lo sceriffo" quelle parole mi trafissero il cuore, dopotutto era vero.
"Lo so" bisbigliai non contraddicendolo, la sua instabilità mentale lo aveva portato a questo e per quanto lo odiassi per tutto quello che ha fatto a me e ad i miei amici, le parole di Peterkin sono trafitte con un indelebile nella mia mente.
-Non è colpa sua, Rafe è un ragazzo così speciale- non avevo mai rimosso tutto ciò, anche se a volte non mi capacitavo a crederle, come aveva potuto difenderlo nonostante stesse per morire per merito suo, di Rafe.
I miei pensieri vagavano oltre, fino a quando delle urla mi riportarono alla realtà: "la polizia!" gridò.
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scelta difficile || rafe cameron
FanfictionDue opposti, Gaia Routledge una pogues e Rafe Cameron un Kooks. Fin dai primi anni della loro vita i due non si sopportano, mantenendo un odio costante da parte di entrambi, ma che sotto sotto sanno che nonostante quell'odio c'è qualcosa che li avv...