Chapter 10

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Mentre gli altri si dirigevano al faro, io ero arrivata al cancello della grande Villa Cameron. Non esitai un secondo ad entrarci, visto che esso era aperto e mi incamminai per il cortile per raggiungere Sarah, che molto probabilmente si sarebbe trovata in camera.

Arrivai fino alla porta di ingresso e ad accogliermi ci fu Rose con il suo solito sorriso. "Buongiorno Rose sa dov'è Sarah?" chiesi cercando di essere più cordiale possibile dopo che mi aveva ospitato in casa "tornerà a breve, intanto se vuoi puoi aspettarla in stanza" mi invitò a salire le scale e non mi feci ripetere due volte quello che mi disse.

Quella casa era così bella e lussuosa, avrei voluto abitarcisi e vivere la vita serena dei Kooks, ma non per altro potevo invidiarli. Noi Pogues eravamo sicuramente meglio, però non potevo negare che avere un tetto sotto la testa e cibo a sufficienza per sfamarci ogni giorno senza dover lavorare forse sarebbe stato bello.
Camminavo per il corridoio, fino a quando non vidi Rafe, lo ignorai e rimasi concentrata su quello che dovevo fare: raggiungere camera di Sarah.

"Prima ti trovo sul pontile di casa mia e ora anche qua!" urlò dandomi una feroce spinta che mi fece sbattere contro il muro, aveva voglia di litigare a quanto pare. "Rafe vaffanculo" sbottai mettendomi di fronte a lui, anche se con il mio minuto corpo non gli facevo paura, ma a mia grande sorpresa rimase in silenzio, un silenzio agitato, dove il suo cuore batteva all'impazzata, solo lì capì il tutto.

Gli sferrai una sberla sul viso e poi con un gesto veloce glielo alzai, per vedere il suo naso tirare dentro e fuori il respiro faticosamente. "Ti sei fatto non è vero?" sbottai guardandolo disgustata e puntualmente mi chiuse la bocca con la sua mano "zitta" mi ordinò afferrandomi i capelli e me li tirò fino a farmi mancare l'aria. "Lo faccio per il tuo bene!" esclamai chinandomi a terra per il dolore dovuto, visto che non sembrava intenzionato a mollare la presa, e lui scese insieme a me "stupida Pogues" con la mano libera mi strinse il collo "tu non sai niente!"

"Rafe" sussurrai ormai senza respiro "non è nei miei piani ucciderti!" gridò lasciandomi ricadere violentemente a terra e subito dopo presi io in mano la situazione, cercando di scappare dalle sue prese, ma come se non ne avesse già abbastanza mi afferrò la caviglia facendomi precipitare di faccia sul pavimento. "No ti prego" urlai mentre si poggiò a cavalcioni su di me e cautamente mi levò i capelli dal viso, dolcemente mi accarezzò le guance e rimase per qualche secondo a guardarmi.
Sembrava sentirsi in colpa per l'atteggiamento avuto un minuto prima e notai i suoi pugni irrigidirsi, non mi avrebbe colpito, ne ero sicura.

"Rafe" poggiai una mia mano sulla sua, dove stava rigorosamente appoggiata sulla mia guancia "perché fai così?" chiesi nel notarlo ogni giorno più strano, con più problemi, sempre se potevo attribuirgli quella parola. "Io non sto bene, non ce la faccio più" gridò appoggiando le sue mani ai lati della mia testa e io chiusi gli occhi, spaventata dai suoi gesti.
"Tutto bene?" sentimmo dal piano di sotto la voce di Rose domandarsi cosa stesse succedendo, però venni preceduta da Rafe: "si tutto apposto" rispose come schifato, ma quando i passi della madre dei Cameron si avvicinarono a noi, il biondo non esitò un secondo a tapparmi la bocca e mi trasportò di peso in camera sua.

"Lasciami" sbraitai una volta dentro e violentemente mi poggiò sul suo letto; il primo impatto che ebbi fu quello di correre verso la porta per scappare, mi bastò un suo sguardo per capire che non dovevo farlo, ma poco mi importava: corsi verso la maniglia e quando la afferrai, due mani violentemente mi girarono con le spalle al muro "ascoltami bene" il suo corpo faceva pressione contro il mio "esci da questa cazzo di stanza e giuro che ti ammazzo" sapevo di cosa era capace e non mi sarei stupita se lo avesse fatto, pur sempre era un Cameron.

"Non ne hai il coraggio" avvicinai le mie labbra alle sue e scandì quelle sue parole in modo che le vedesse bene "ne sei sicura?" mi riportò con la testa alla parete ed io rimasi per qualche secondo a riflettere alle sue parole, per quanto odio ci fosse tra di noi, in fondo un po' di affetto c'era. "Si Rafe ne sono certa, per quanto io non sopporti te e tu me, non mi faresti del male tanto quanto uccidermi" silenzio, notai la sua lingua roteare all'interno della sua bocca e i suoi occhi cercavano di ignorare i miei. "Allora?" dolcemente afferrai la sua guancia, facendo riportare il suo viso di fronte al mio, con un gesto rapido prese la mia mano e fece per scansarla, ma poi se ne appropriò facendola unire alla sua.

"Tu non mi conosci!" sussurrò quasi convinto, ma entrambi sapevamo che lo conoscevo molto bene e anche lui mi conosceva da sempre. "Rafe ti conosco fin troppo bene e tu conosci me come le tue tasche, ti ricordi la prima volta che si ci siamo visti?" chiesi con un sorriso stampato in viso e poi subito dopo ricordai cosa mi aveva fatto, pur sempre era un Cameron. "Io avevo quattro anni e tu ne avevi sette, eravamo..." non terminai la frase che si intromise lui "eravamo alla festa in spiaggia, tu avevi due trecce bionde e un vestito rosa" allora si ricordava, decisi di continuare io "tu invece indossavi solo il costume, azzurro, perché si abbinava ai tuoi occhi mi dissi" accennai un sorriso e sotto sotto notai anche quello di Rafe comparire "e poi per dimostrare chi eri mi hai messo un granchio nei sandali, anche se sapevi che io ne avevo terribilmente paura" gli puntai un dito sul petto e lo guardai male, alzò lo sguardo verso il mio e notavo la tristezza che lo incombeva.

"Smettila" ordinai e lui mi guardò confuso "di fare?" mi domandò infastidito dal mio cambio d'umore "di pensare, smettila di pensare e sorridi Rafe, ti farà bene" guardai in basso e notai che lui teneva ancora ben salda la mia mano, forse dopotutto Rafe Cameron mi faceva un po' di pena, ma leggermente.
"Sei solo una Pogues, non puoi dirmi che cosa fare" quella sua affermazione mi fece venire il voltastomaco, quel maledetto bastardo, avevo provato ad essere gentile e lui mi ripagava in questo modo.
Cercai di levarmi da quella posizione, ma mi appoggiò al muro nuovamente e con la mano libera afferrò la mia mascella, avvicinandosi così al mio orecchio. "Non ne sono capace" si confidò, come se sorridere fosse poi tanto difficoltoso.

scelta difficile || rafe cameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora